legambiente scuola news
N. 50, GIUGNO 2006
Notizie e commenti sul mondo della scuola

 

Indice

1.     Referendum: Legambiente Scuola e Formazione invita a votare no

2.     Secondo ciclo: stop alla sperimentazione e non solo

3.     Portfolio delle competenze. Precisazioni

4.     Mosca: il G8 dell’istruzione

5.     Agenda

 

1. Referendum: Legambiente Scuola e Formazione invita a votare no

Via la devolution. Il Paese ha bisogno di coesione sociale e di un progetto culturale nazionale

Legambiente Scuola e Formazione invita a votare no nel referendum del prossimo 25 e 26 giugno. E’ un appuntamento importante con il quale gli italiani decideranno se confermare o bocciare la cosiddetta “devolution” voluta dal governo Berlusconi. Mai come in questo caso le ragioni della scuola, della cultura e dell’ambiente si incontrano in un’unica chiara affermazione: il Paese ha bisogno di coesione sociale e di un progetto culturale unitario.

Siamo perfettamente consapevoli che nel mondo della globalizzazione la dimensione locale, la costruzione di identità e di appartenenza, sono processi importanti e sono la premessa per costruire una società partecipata, capace di criticare l’omologazione degli stili di vita e di consumo. Ma la devolution proposta dal Governo Berlusconi si muove nella direzione opposta. Se vincono i SI ci troveremo di fronte ad un nuovo centralismo regionalistico che danneggerà l’autonomia e la capacità di ricerca delle istituzioni scolastiche, che confonderà la ricchezza della dimensione locale con una improbabile cultura regionalistica. Le scuole autonome, in particolare, finiranno per rimanere schiacciate da un potere troppo “vicino”, esposte ai meccanismi dello spoil system. Rischiamo seriamente di avere le scuole dell’Assessore.

Il nostro allarmismo deriva anche da quanto già oggi le Regioni stanno facendo, in assenza della devolution e per effetto della riforma del titolo V varata dal centrosinistra, configurando un sistema di istruzione profondamente squilibrato e finendo per cedere agli interessi locali del mondo della formazione, che non necessariamente coincidono con gli interessi delle persone e del Paese.

Il sistema di educazione e istruzione è un patrimonio pubblico nazionale, che non può essere sbriciolato, la coesione sociale e l’unità nazionale, che sono il faticoso risultato di 60 anni di scuola della Repubblica, sono risorse preziose anche per la difesa dell’ambiente, per far sentire il paesaggio, i beni ambientali e culturali, la biodiversità un patrimonio di tutti gli italiani. Il federalismo è una cosa seria e utile, ma solo se valorizza quel tessuto di mille identità locali che caratterizza il nostro Paese e se avvicina il governo ai cittadini, ai loro bisogni e problemi, senza intaccare il disegno organico nazionale.

La devolution servirebbe solo ad approfondire il divario tra le diverse aree del Paese e incoraggerebbe ogni forma di egoismo e particolarismo. Questo ulteriore stravolgimento della carta costituzionale recherebbe danni irreparabili alla qualità della scuola pubblica. Perciò ci auguriamo che vincano i no, e che dopo si possano definire in un clima davvero costituente i miglioramenti costituzionali utili a costruire per l’Italia un futuro solidale e sostenibile.

 

2. Secondo ciclo: stop alla sperimentazione e non solo

“E’ stata talmente forte la sollecitazione arrivata da parte delle singole scuole che era impossibile fermare il processo”. Questa la motivazione data dal Ministro Moratti per giustificare la firma del decreto n. 775 del 31 gennaio scorso che serviva ad introdurre la sperimentazione dei nuovi Licei già dall’anno scolastico 2006/07, contravvenendo al patto sottoscritto con le regioni.

Ma il nuovo Ministro dell’Istruzione (ritornata finalmente “Pubblica”) prende atto che su 1750 licei aventi “diritto alla sperimentazione” solo 54 hanno chiesto di introdurre i percorsi innovativi. Nei tempi utili infatti “è pervenuto un esiguo numero di adesioni da parte di istituzioni scolastiche aventi sede nelle regioni di Veneto, Umbria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia oltre che in Emilia Romagna e Molise”: poche scuole di poche regioni!

Impietose le motivazioni che hanno portato il Ministro Fioroni a emanare il Decreto prot. n. 4018 del 31 maggio scorso.

Le innovazioni proposte “non contengono indicazioni di percorsi la cui valenza innovativa possa costituire un quadro di riferimento esaustivo e significativo” di sperimentazione della riforma; non c’è stata una preventiva e idonea informazione/formazione del personale scolastico coinvolto nell’innovazione; è mancato un esauriente coinvolgimento delle famiglie;  c’è una forte incertezza relativa alla definizione dei titoli di studio da rilasciare agli studenti al termine del percorsi; non ultimo il contenzioso promosso dalla maggioranza delle regioni.

“Considerato che sperimentazioni di questo tipo potrebbero comunque essere soddisfatte nell’ambito della quota oraria riservata all’autonomia delle singole istituzioni scolastiche … (il Ministro)… decreta: il DM 775 del 31. 1. 2006 è sospeso. Le istituzioni scolastiche continueranno ad adottare i piani di studio, gli orari, gli insegnamenti  e le attività proprie degli ordini di studio vigenti, con l’esercizio delle facoltà previste dall’ autonomia scolastica”.

Dato che la sperimentazione dei nuovi licei è stata sospesa, non ha più ragione d’essere neppure il decreto 28 dicembre 2005 sulle tabelle di confluenza dei percorsi del previdente ordinamento in quelli delle tipologie liceali previste dal decreto legislativo 17 ottobre 2005 n. 226 (n.d.r. decreto sul 2° ciclo) e di corrispondenza dei relativi titoli di studio in uscita. Il DM 46 del 13 giugno infatti decreta che il DM. 28. 12. 2005 “è da ritenersi non produttivo di effetti”. Poche righe che, nella sostanza, non danno gambe agli otto licei targati Moratti.

Lo stesso giorno il Ministro firma anche il DM 47 che rilancia l’autonomia delle scuole che possono così utilizzare fino al 20% del loro orario obbligatorio per introdurre nuove discipline, accorparne alcune e/o variare il monte ore di alcune a vantaggio di altre. L’autonomia scolastica quindi rimessa al centro dell’attività progettuale e della responsabilità delle singole istituzioni scolastiche per rispondere in modo flessibile alle esigenze di “individualizzazione dei percorsi di studio, anche alla luce delle opportunità espresse nei vari contesti territoriali”. E dal prossimo anno scolastico anche per la scuola del 1° ciclo la quota riservata alle istituzioni scolastiche passa dal 15 al 20%. Lo ha precisato il Ministro nella nota prot. n. 721/DIP/Segr del 22 giugno.

 

3. Portfolio delle competenze. Precisazioni

Sono quelle contenute nella nota prot. n. 690 del 9 giugno, poche righe, seppure tardive, che finalmente comunicano alle scuole di rispettare le due ordinanze del TAR del 1 febbraio, ordinanze disattese dalle ambiguità delle note ministeriali del 3 e 9 febbraio. Anche la successiva sospensione del 15 marzo è stata lasciata cadere nel silenzio assordante del Ministro Moratti. Se ne ricorda il Ministro Fioroni.

“Si comunica che, in esecuzione dell’ordinanza di sospensiva del TAR Lazio del 15 marzo 2006 le istituzioni scolastiche dovranno redigere, per gli alunni che si sono avvalsi dell’insegnamento della religione cattolica, la speciale nota prevista dall’art. 309 del T.U. di cui al D.L.vo n. 297/1994” ossia la valutazione della religione cattolica non va inserita tra le attività obbligatorie ma va formulata a parte.

La successiva nota prot. n. 5596 del 12 giugno va anche oltre: “Al fine  della valutazione individuale dell’alunno, le istituzioni scolastiche, nell’ambito della loro autonomia, all’insegna dei criteri di flessibilità e progressività, possono, per il corrente anno scolastico, utilizzare sia gli strumenti valutativi individuati nelle Linee guida sul portfolio (la certificazione delle competenze e la biografia con narrazione delle esperienze significative dell’alunno sono state sospese già dal Ministro Moratti con la nota prot. n. 1196 del 9 febbraio 2006)… sia gli strumenti valutativi di cui alla precedente modulistica”.

Meglio tardi che mai: le “precisazioni” giungono con le scuole a scrutini già conclusi!

Resta comunque il messaggio politico: no al portfolio secondo Moratti: un pasticciato strumento tra valutazione, autovalutazione, orientamento, rifiutato dalla stragrande maggioranza delle scuole anche perché fortemente collegato alla figura del docente tutor che i docenti hanno dimostrato di non volere.

 

4. Mosca: il G8 dell’istruzione

E’ quello che si è svolto l’1 e 2 giugno scorsi tra i Ministri dell’istruzione degli 8 paesi più industrializzati dell’occidente (Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e Canada più la Russia) e a cui hanno partecipato anche i rappresentanti di Brasile, Cina, India, Kazakistan, Messico, Sud Africa, rappresentanti OCSE, UNESCO e banca Mondiale.

L’incontro di Mosca è servito a preparare l’agenda dei temi che saranno trattati dal summit dei capi di governo a San Pietroburgo il 15 – 16 – 17 luglio prossimi, il primo G8 in cui il tema  istruzione sarà protagonista.

I Ministri, convenuti a Mosca, “hanno messo in evidenza l’importanza di un accesso equo all’istruzione di qualità a tutti i livelli… hanno confermato il loro impegno ad aiutare a configurare società innovative… hanno convenuto che l’istruzione, lo sviluppo di conoscenza  e la generazione di idee nuove sono elementi chiave per lo sviluppo umano… hanno riconosciuto che l’istruzione è un bene pubblico”.

E ancora: è stato posto l’accento sull’importanza che l’istruzione sappia sviluppare competenze per la vita e l’occupazione mettendo a punto sistemi completi di educazione permanente, promuovendo una maggiore integrazione dei metodi di apprendimento non formali e non formalizzati. Un’attenzione particolare anche per gli insegnanti che debbono possedere un’elevata qualificazione e le cui competenze debbono soddisfare i requisiti posti da una società innovativa e aperta a tutti. “Rendere l’insegnamento una carriera attraente e aggiornare la formazione e le capacità degli insegnanti sono sfide che devono essere affrontate”.

Un documento quindi, quello sottoscritto a Mosca dai Ministri dell’istruzione del gruppo del G8 che rimette al centro delle sfide e delle opportunità per il XXI secolo la questione dell’educazione e dell’istruzione. Una sfida culturale che necessità di scelte politiche supportate da maggiori investimenti economici, un’inversione di tendenza rispetto agli anni morattiano appena conclusi.

 

5. Agenda 

3 luglio 2006

Idee per la scuola che verrà. Dalle attese alle proposte

Incontro seminariale per Dirigenti scolastici, Insegnanti, Studenti, Genitori, Amministratori

Hotel Calabresi – Sala Smeraldo

Via Milanesi, 1 – S. Benedetto del Tronto (AP)

Interventi di: Pietro Colonnella, Alba Sasso, Luciana Sbarbati

Relazioni di: Franco Frabboni, Domenico Chiesa, Sergio Auriemma, Claudio Gentili, Everardo Minardi

Conclusioni: Vice ministro dell’Istruzione Mariangela Bastico

 

28 agosto – 1 settembre 2006

Laboratorio Pracatinat, Loc. Prà Catinat, Fenestrelle (Torino)

Pensare, fare, educare.

Il Consorzio Pracatinat – Laboratorio Didattico sull’Ambiente e Laboratorio per una Società Sostenibile -  propone per il secondo anno consecutivo con Legambiente Scuola e Formazione un corso di formazione rivolto a tutti coloro che, in contesti organizzativi diversi (associazioni, cooperative, istituzioni, scuole, centri di educazione ambientale, laboratori territoriali, parchi), svolgono attività di educazione ambientale sia direttamente – educatori ambientali e insegnanti – sia in quanto formatori, coordinatori e responsabili di servizi e progetti.

Per informazioni:

Sara Bouchard, Segreteria organizzativa Area Culturale Consorzio Pracatinat, tel. 0121.884846, fax: 0121.83711, e-mail: s.bouchard@pracatinat.it , www.pracatinat.it

Maria Maranò, Legambiente scuola e formazione, tel. 06.86268415, fax 06.86268351, e-mail: m.marano@mail.legambiente.com

 

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