Il programma dell'UNione:
aria fritta?

Gianfranco Giovannone, da DocentINclasse, 20/8/2006

 

Nell’intervista al messaggero del 17 agosto 2006 il ministro Fioroni ha fatto il capo ufficio stampa di se stesso, rivendicando, con buone ragioni, i meriti dei pochi ma intensi mesi del suo dicastero, e dimostrando ancora una volta una discreta sensibilità nei confronti degli insegnanti, in particolare nei confronti del fenomeno del burn out, per il quale ha prospettato soluzioni concrete e interessanti.

Peccato che il 25 luglio fosse stata emanata una direttiva ministeriale che ribadiva il mantenimento del portfolio e delle contestatissime indicazioni nazionali per la scuola primaria, facendo facilmente prevedere un altro stupido ed estenuante contenzioso con le agguerritissime maestre elementari, che giustamente dei ferrivecchi della Moratti non vorrebbero più sentirne parlare.

 

(per un'analisi della direttiva del 25 luglio vedi qui: Comunicato del Forum Insegnanti sulla Direttiva Ministeriale per l'anno 2006).

 

Facendo passare in secondo piano questioni di ben altra rilevanza che pure erano state enfatizzate nel programma dell’Unione, sotto un titolo finalmente molto concreto: “Investire nella scuola”. Molto si ironizzò sul carattere enciclopedico del voluminoso programma, ma si è visto invece che le forze politiche dell’Unione vi si richiamano quasi quotidianamente. Infatti, più che all’opinione pubblica, il programma era rivolto alle eterogenee componenti della coalizione, era una sorta di patto politico molto più concreto e rigoroso di quanto potesse a prima vista apparire.

E quindi anche gli insegnanti dovrebbero prenderlo sul serio e pretenderne la realizzazione. Il punto di partenza era una sensibilità nuova nei confronti del malessere dei docenti:

“Lo stato di forte disagio in cui versa il mondo della Scuola deriva anche dal disconoscimento e dalla sottovalutazione della funzione e dell’autorevolezza sociale degli insegnanti…Bisogna riconquistare la fiducia degli insegnanti, riconsegnare loro le risorse e un ruolo centrale per la realizzazione dell’innovazione. Occorre attivare politiche per valorizzare il loro lavoro, il loro ruolo, la loro formazione scientifica nelle diverse declinazioni disciplinari, la loro funzione di intellettuali e di protagonisti di scelte chiave per la qualità del futuro del Paese”.

E ancora : “Un ruolo centrale avranno gli insegnanti, la cui professione riveste un ruolo strategico per il Paese. Vogliamo rendere l’insegnamento una scelta appetibile per i migliori talenti, uomini e donne, così che la qualità della scuola possa beneficiare della loro formazione e qualificazione”.

Si parlava esplicitamente di investimenti e di risorse, di soldi e, se non ci stavano prendendo in giro di risolvere finalmente il problema dello status sociale degli insegnanti, umiliati da uno stipendio medio di 1500 euro mensili. Perché, non ci stancheremo mai di ripeterlo, la società non ha altro modo di riconoscere il nostro ruolo e la nostra funzione sociale se non raddoppiandoci lo stipendio. Il resto sono chiacchiere. Come quelle, purtroppo molto deludenti, con le quali il ministro ha risposto all’inizio di agosto nell’intervista a Renza Bertuzzi della Gilda.

“I Docenti. Signor Ministro, quale idea si è fatta, in questi primi mesi, della condizione dei docenti, la cui funzione è stata ed è tuttora fondamentale per la formazione delle giovani generazioni?

Il lavoro di docente deve tornare ad essere attraente. Il loro ruolo è stato sminuito nel corso degli anni ed è mia ferma intenzione ridare dignità alla loro funzione sociale. Agli insegnati affidiamo ogni giorno i nostri figli, e dobbiamo metterli nelle condizioni di svolgere al meglio il loro prezioso lavoro. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha riassunto in modo inequivocabile il ruolo e la funzione degli insegnanti affermando che “sono una componente vitale della nostra società, sono un pilastro della nostra democrazia”.

I docenti svolgono una funzione fondamentale per il nostro Paese: educano le future generazioni e assicurano loro i saperi fondamentali. Sono l’anello di congiunzione tra il presente e il futuro della classe dirigente e lavorativa italiana.

Dobbiamo investire sulla loro formazione didattica, fornendo loro continui aggiornamenti che permettano di garantire un livello di insegnamento in linea con gli standard europei.”

Aria fritta, come ognuno può giudicare. Anzi, riconoscimenti tanto nobili e altisonanti, se non accompagnati da una proposta politica forte che parli di risorse, di stanziamenti in finanziaria, di un piano pluriennale per porre fine ad una situazione umiliante suonano un po’ beffardi e truffaldini.

E non ci si venga a parlare della situazione dei conti pubblici: i soldi quando si vogliono trovare si trovano sempre, dipende dalle priorità politiche che ogni governo mette in agenda.

Il problema naturalmente va al di là della buona o cattiva volontà del ministro Fioroni, ma anche di Padoa Schioppa, investe direttamente il presidente del consiglio. Anche se, bisogna dire, Tullio De Mauro ebbe il coraggio di porre seriamente la questione, ai tempi del governo Amato, attirandosi le ire di tutto l’establishment di centro-sinistra che, a detta dello stesso ministro, rivelò tutta la disistima e il disprezzo che aveva sempre nutrito per la nostra categoria.

Dobbiamo pensare che le cose siano cambiate? La scuola è davvero una priorità per il governo dell’Unione?Se dobbiamo giudicare dalle proposte emerse all’inizio dell’estate quando addirittura si parlò di uno slittamento del contratto di lavoro e del blocco degli scatti di anzianità vengono i brividi, altro che tutor e portfolio e amenità del genere. Dire che siamo scettici è un pietoso eufemismo, purtroppo.

E il nostro scetticismo non riguarda solo il governo, ma anche i sindacati confederali che, se fossero seri, dovrebbero chiedere conto all’Unione delle parole (a vanvera?) scritte nel suo programma: “investire nella scuola”, valorizzare gli insegnanti” , rendere l’insegnamento una scelta appetibile per i migliori talenti”.

Possiamo aspettarci almeno che lo faccia la Gilda, e il nuovo coordinatore Rino di Meglio, al quale facciamo i nostri migliori auguri di buon lavoro?