Possibile stabilizzare 230mila precari
di cui 130mila nella scuola

di P.A. La Tecnica della Scuola 7.1.2014

La Corte Ue censura le norme italiane sui precari della pubblica amministrazione. Lo scrive Il Sole 24 ore. Due delibere che mettono in discussione la pratica dei contratti flessibili


La Corte di Giustizia europea mette sotto accusa la legislazione italiana sui contratti flessibili della Pa, deliberando, nel mese di dicembre, due provvedimenti (una ordinanza ed una sentenza) che potrebbero mettere in discussione tre lustri di provvedimenti tampone per risparmiare sulle spese del personale pubblico.

L’Italia quindi, tuonano i sindacati, deve rivedere la normativa interna sui precari pubblici, ma soprattutto deve aprire la strada all'assunzione a tempo indeterminato di oltre 230mila stabilizzazioni tra scuola (oltre 130mila unità), Sanità (30mila) ed Autonomie (80mila).

Per i sindacati infatti i precari sono assunti in violazione della Direttiva 1999/70/CE sui paletti al lavoro determinato nel pubblico impiego, mentre alcune ordinanze e sentenze dell’Ue su casi specifici si riflettono però sui casi simili, anche in termini di applicazione da parte dello Stato e della giustizia italiana.

Nel merito di uno di questi casi, la Corte di Giustizia Ue ha dichiarato “l'illegittimità della legislazione italiana in materia di precariato pubblico, accertando che l'Italia e la normativa interna non riconoscono e non garantiscono ai lavoratori pubblici precari le tutele e le garanzie previste dal legislatore europeo”.

Sotto accusa, in particolare, la norma italiana che - nel caso di utilizzo abusivo da parte del datore di lavoro pubblico di una serie di contratti a tempo determinato - preveda per il lavoratore danneggiato solo il diritto di chiedere un risarcimento del danno subito previa la (difficilissima) dimostrazione di aver dovuto rinunciare a migliori opportunità di lavoro, e senza possibilità di trasformazione del lavoro precario in lavoro stabile.

Secondo la Cgil, che sottolinea la rilevanza dei risvolti della sentenza, “sia nei confronti della tutela dei lavoratori a tempo determinato, sia nei confronti della giurisprudenza resa sul punto dalla Corte di Cassazione”, un'indicazione netta all'Italia per “una revisione epocale” della normativa di riferimento.

Tuttavia il ministro per la Pubblica amministrazione, Gianpiero D'Alia, specifica: “La sentenza della Corte di Giustizia Europea non giunge certo come una novità, visto che il governo nel frattempo è già intervenuto con il decreto 101, convertito in legge, che ha come obiettivo proprio il superamento definitivo del fenomeno del precariato. Il Governo è già intervenuto per superare il precariato, impossibili stabilizzazioni di massa”.