Docenti e autonomia:
analogie e differenze con la proposta Aprea del 2008

 TuttoscuolaNews, n. 680 16.3.2015

Abbiamo provato a mettere a confronto alcune voci chiave di quanto previsto dal Disegno di legge sulla Buona Scuola con la proposta di legge n. 953 presentata il 12 maggio 2008 dall’allora deputata (e poi presidente della VII Commissione Cultura e istruzione) Valentina Aprea.

La proposta suscitò fortissime resistenze e polemiche, e fu successivamente modificata e mediata dalla stessa Aprea fino ad essere approvata, verso la fine della legislatura, da una ampia maggioranza. Ma mantenendo solo in parte le caratteristiche discontinuiste, di vera rottura col passato, contenute nella versione originale.

Per questo preferiamo utilizzare il testo Aprea del 2008, anziché quello del 2012, come termine di confronto con un provvedimento altrettanto discontinuista come il Ddl della Buona Scuola.

Come si vede nella tabella comparativa, ci sono analogie e differenze. Tra le analogie ci sono la chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole (uno dei punti più contestati della proposta Aprea), e la laurea abilitante, con la soppressione del TFA.

Entrambe le proposte prevedono che gli abilitati vengano inseriti in albi: regionali per Aprea, territoriali (decidono gli USR) per il Ddl Buona Scuola (mentre i ruoli sono regionali). La principale differenza riguarda le figure professionali, che nel modello Aprea sono tre e stabili (docente iniziale, ordinario ed esperto più il vicedirigente), con procedure anche concorsuali per passare da un livello all’altro, mentre nella Buona Scuola la figura resta unica, con possibilità, per alcuni, di ricevere incarichi temporanei retribuiti da parte del dirigente scolastico.

L’autonomia delle scuole sembra più marcata nel modello Aprea, che prevede Consigli di amministrazione e possibilità per le scuole di costituirsi in Fondazioni, mentre il modello della Buona Scuola, nella versione uscita dal Consiglio dei ministri, punta tutto sui dirigenti scolastici, i cui autonomi poteri e responsabilità appaiono grandemente accresciuti, in molti casi ben al di là - riteniamo - delle aspettative degli interessati e delle organizzazioni che li rappresentano.