Scuola: Italia fanalino di coda dell’Europa,
2 ragazzi su 10 abbandonano gli studi

Il programma di Weworld Intervita cerca
nuove strade per recuperare 6000 ragazzi a rischio

 La Stampa 15.10.2014

roma
Ogni anno in Italia circa 2 ragazzi su 10 (il 17%) non tornano sui banchi di scuola o lo fanno in modo tanto precario da abbandonare prematuramente ogni possibilitā di successo formativo.  

Per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, che ogni anno coinvolge oltre 600mila ragazzi tra i 10 e i 16 anni, la ong WeWorld Intervita ha dato vita a Frequenza200, network nazionale che opera sul territorio e online per fare rete contro questo fenomeno condividendo le buone pratiche e promuovendo il dialogo tra istituzioni, famiglie, ragazzi e territorio.

La dispersione scolastica in Italia ha dimensioni allarmanti: con il 17% di ragazzi che abbandona gli studi, l’Italia č in fondo alla classifica europea la cui media č pari al 11,9%, e continua a scontare un gap con Paesi come la Germania (9,9%), la Francia (9,7%) e il Regno Unito (12,4%).

Un divario che aumenta al Sud e sulle isole (Sardegna 25,5%, in aumento; Sicilia 24,8%, Campania 21,8%, Puglia 17,7% in aumento). Tra le regioni in cui i ragazzi completano gli studi troviamo il Molise (solo il 10% di abbandoni), tra quelle invece in cui il successo formativo rischia di divenire un miraggio la Valle d’Aosta (21,5%).  

L’Italia č tuttora lontana dagli obiettivi della strategia di Europa 2020 nel campo dell’istruzione che prevedono una riduzione del tasso di abbandono scolastico al di sotto del 10%.  

Da questi dati che nasce “LOST-Dispersione scolastica: il costo per la collettivitā e il ruolo di scuole e terzo settore”, ricerca nazionale realizzata su quattro cittā (Milano, Roma, Napoli e Palermo) per indagare quanto č grave e quanto costa questo fenomeno al nostro Paese. 

Ma quanto costa”perdere” ogni anno decine di migliaia di ragazzi? Il fenomeno dell’abbandono scolastico ha dimensioni allarmanti anche a livello economico e il suo costo per la collettivitā č stimato tra l’1,4% e il 6,8% del Pil, quindi da 21 a 106 miliardi, a seconda della crescita del Paese. La ricerca per la prima volta ha studiato modalitā, caratteristiche e valore economico degli interventi del Terzo settore per contrastare la dispersione.  

Pur con notevoli differenze da cittā a cittā, l’attivitā principale č l’aiuto nei compiti (46,5%), seguita a distanza dai centri di aggregazione giovanile (25,6%) e attivitā di socializzazione. Il terzo settore da solo investe ogni anno 60 milioni di euro per contrastare la dispersione scolastica. Uno sforzo comparabile a quello del ministero dell’Istruzione, che investe circa 55 milioni ogni anno in progetti attivati nelle scuole, principalmente con finalitā di recupero.