Il sei politico e la politica del sei.

di Stefano Borgarelli, 28.4.2008.

In una vecchia vignetta di Altan, un omino indolente guardava nel vuoto, mani nelle tasche e berretto calcato sulla testa: “Dicono che c’è il riflusso – diceva – devo essermi perso il flusso.” Dovesse un giorno arrivare, al momento del riflusso dell’Autonomia Scolastica non vorremmo finire in compagnia dell’omino nella vignetta. Per esserci persi il flusso (magari un po’ smorzato) dell’onda lunga post ‘68. Credevamo la cavalcassero in solitaria i docenti, che non smettono di farsi le canne. Macché. Ci sono saliti sopra anche i Dirigenti. Lo dimostra il professor Volpi del «Bernardino di Betto» a Perugia, che ha firmato una circolare in cui “esorta i docenti a ridurre le insufficienze degli studenti, a meno di non voler compromettere i rapporti con la presidenza” (la Stampa, 21/4/08).

Negli anni Settanta, il capitale post fordista mobilitò i lavoratori con i team e le strutture a rete. Fece sparire le catene di comando gerarchiche. Sembrò egualitario. Arrivò – secondo il filosofo Slavoj Zizek – “a usurpare il linguaggio dell'estrema Sinistra dell'autogestione dei lavoratori e da slogan anticapitalista che era ne fece uno slogan capitalista.” (la Repubblica, 17/4/08).

Che la catena di comando delle gerarchie scolastiche stia preparando il sei politico come slogan egualitario della scuola-azienda? Aspettando con fiducia un riflusso, vediamo di non perderci questo flusso sessantottesco cavalcato dai Dirigenti.