La buccia e la polpa. di Mario Menziani da Fuoriregistro dell'8/1/2007
E' un fatto sicuro: per l'esame di terza media non ci sarà un ritorno all'esame pre-Moratti, come invece accade per l'esame di maturità. Pur nell'incertezza da anno ponte in cui ci troviamo, questo è un fatto sicuro. E lo è per la semplice ragione che il governo di centro destra, dopo la riforma dei cicli, prese tempo, rimandò ogni decisioni in materia, avendo di fatto almeno due anni a disposizione, e iniziò a parlarne solo qualche mese prima delle elezioni a proposito di un non ben precisato ruolo dell'Invalsi. Insomma, non presentò mai un suo progetto, un'idea precisa, tanto meno un decreto legge.
Per cui niente esame pre-Moratti e attesa fino
al 28 febbraio (o giù di lì) per saperne di più (si veda la
nota ministeriale del 10 novembre 2006 Prot. n. 10434). Sarà un esame nuovo a tutti gli effetti. Sarà, anzi, una prima volta: il primo esame di fine primo ciclo.
Tuttavia, diciamocelo chiaramente, si tratta una
novità che pochi riescono ad immaginare tale. Come mai? Probabilmente,
perchè nessuno si aspetta che cambi granché: l'esame resterà lì, a
fine terza media, dove è sempre stato; d'accordo, sarà il primo esame
per l'alunno, dal momento che si conferma l'abolizione dell'esame di
quinta elementare. Ma anche questa è una di quelle novità di poco
conto: "che cosa era mai l'esame di quinta elementare?". E' vero: tutti e due gli schieramenti l'hanno cercata a lungo, ognuno a suo modo. Il centro sinistra si era impegnato in una riforma dei cicli, alquanto tormentata in verità, che si poneva il non facile obiettivo di portare alla maturità un anno prima l'italico discente, riducendo a complessivi 12 anni l'iter scolastico. Come si sa l'impresa non riuscì se non parzialmente, e il centro destra ne cassò ogni accenno. Seguì l'uovo di Colombo morattiano: ai genitori la possibilità di chiedere l'anticipo, cosicché il nostro sempre italico discente pur affrontando un iter di 13 anni, potesse pur sempre competere col coetaneo europeo. I cinque anni delle elementari divennero cinque anni di scuola primaria, i tre anni di medie divennero tre anni di secondaria di primo grado e il tutto, racchiuso in una grande parentesi quadra, si nominò (e si continuerà a chiamare) "primo ciclo". Ciò che non riuscì al centro destra fu una completa riforma del secondo ciclo, ed ora il centro sinistra ne ha cassato ogni accenno.
Ma questi sono tutti elementi di contenuto e di indirizzo fin troppo presenti nella nostra memoria, non è certo necessario richiamarli nel dettaglio per ricordare il forte impatto che hanno avuto sulla scuola tutta. Il destino di tutta questa "polpa" lo conosceremo, probabilmente, alla fine di questo anno ponte. Non ci resta pertanto che attendere notizie dal centro sinistra, così come ci ha abituati a fare il centro destra. Nell'attesa ci si può chiedere "come" e "se" la buccia del centro destra sia funzionale anche alla polpa del centro sinistra, che ha fatto dell'innalzamento dell'obbligo a sedici anni uno dei suoi obiettivi principali, in contrapposizione al "diritto soggettivo all'istruzione" del centro destra.
Tuttavia, sono convinto che la necessità di accompagnare con tempi, ritmi, attenzioni e presenze il passaggio dall'infanzia all'adolescenza mal si accompagni con disattenzione e occhio al risparmio, accelerazioni e richieste non modulate. Per vincere la scommessa di un reale innalzamento dell'obbligo a 16 anni nell'istruzione (non parlo di un parcheggio più lungo di quello attuale presso un qualsiasi istituto superiore, o a forme di mal celata formazione o, addirittura, apprendistato), non sono concessi sconti, né tanto meno disattenzione (o ignoranza) nei confronti delle specificità di un'età particolarmente difficile e, forse per questo, troppo a lungo ignorata, né tanto meno sono concessi sconti e disattenzioni nei confronti delle specifiche esigenze dei ragazzi disabili e del crescente numero di immigrati.
Questa sensibilità mi attendo dal centro
sinistra. E una sua adeguata traduzione sia nella buccia che nella
polpa. A partire da quel, in apparenza, così poco significativo esame
di terza media (di fine primo ciclo), che sarebbe davvero un errore
riproporre nelle sue forme attuali semplicemente adeguate alla nuova
polpa, dal momento che la stessa si presenta sicuramente mal modulata
e, francamente, per la cronica incapacità di scegliere dei
riformatori, eccessiva. |