Centro Studi  Gilda

 

L’emanazione del Dl n. 7 del 31 gennaio 2007, recante "Misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese", ha fornito un primo contenuto alle misure sulla Scuola che il Governo ha deliberato il 25 gennaio.
Alcune di queste decisioni sono apparentemente positive (il permanere dell’ Istruzione tecnico-professionale allo Stato), ma di fatto piuttosto incerte, perché sembrano creare un conflitto di competenze con le Regioni, titolari della potestà legislativa sull’ Istruzione e Formazione professionale, secondo la legge 3 Costituzionale del 2001 e comunque preliminari ad un riordino di tutta l’istruzione tecnico-professionale.
Altre, che riguardano la cosiddetta valorizzazione dell’Autonomia scolastica, riservano alcune inaspettate sorprese (vedi scheda).
Sul tema dell’ istruzione professionale e dell’ obbligo scolastico (su cui abbiamo intervistato Domenico Chiesa, consulente tecnico del viceministro e il Viceministro Bastico) comincia, con l’ intervista all’Assessore della Lombardia Gianni Rossoni, un’ inchiesta nelle Regioni, le quali saranno sempre più le interlocutrici dirette perché dotate di poteri decisionali sull’ Istruzione.

 

L’ Assessore all’ Istruzione e formazione della Lombardia, Gianni Rossoni, risponde ad un’intervista sui temi dell’ istruzione

“Il Disegno di legge del Governo
apre un conflitto di competenze con le Regioni”.

 a cura di Renza Bertuzzi, dal Centro Studi della Gilda del 14 febbraio 2007

 


La Costituzione e la legge 53 assegnano gli Istituti professionali alle Regioni, mentre il DDL del 31 gennaio duplicando i sistemi professionalizzanti crea un conflitto di competenze. Ci muoveremo verso la maggior valorizzazione del ruolo degli insegnanti, una più ampia libertà di scelta delle famiglie e – finalmente – una vera autonomia degli istituti: gestionale, finanziaria e – perché no? – di scelta diretta del personale docente. Obbligo? Anche nel canale dell’ istruzione e formazione professionale, ma è un passo indietro rispetto al Diritto- dovere.

 

1) Assessore Rossoni, istruzione obbligatoria impartita per almeno 10 anni. In questi giorni, si stanno completando le iscrizioni, ma l’impressione generale e le voci che arrivano dalle scuole sembrano dare l’idea di poca chiarezza. L’ obbligo si assolverà: nell’Istruzione o anche nella Formazione? E chi deciderà in merito, le Regioni o le scuole autonome?

Confermo la scarsa chiarezza della Finanziaria a riguardo del nuovo obbligo di istruzione fino a 16 anni. Voglio comunque tranquillizzare le famiglie: il biennio introdotto con la legge di Bilancio potrà essere svolto in entrambi i canali, quello dell’Istruzione e quello dell’Istruzione e Formazione professionale. Gli enti che potranno erogare un’offerta conforme all’assolvimento dell’obbligo saranno quelli accreditati dalle Regioni in base ai nuovi standard nazionali fissati dal Ministero. A mio avviso, la novità introdotta da Fioroni ci riporta indietro nel tempo: dal diritto-dovere si è tornati all’obbligo. Peccato.

 

2) Cosa sta predisponendo la Regione Lombardia, rispetto a questo grande obiettivo?

Per quanto riguarda l’elevazione delle competenze di base devo dire che siamo stati i primi a riconoscerne la necessità, iniziando a perseguire l’obiettivo già dal 2002 con i percorsi sperimentali che sono passati dai tradizionali due anni a tre anni.
E’ però importante che i curricola che verranno fissati dal Ministero siano definiti per obiettivi in termini di competenze e conoscenze, lasciando la necessaria libertà di declinazione e di strategie didattiche all’autonomia scolastica, nella specificità dell’indirizzo professionale e dell’impostazione metodologica propria dei diversi ordinamenti. Un biennio che si configurasse come unico, uguale per tutti, che non rispettasse la diversità degli stili cognitivi, avrebbe come conseguenza un aumento della dispersione scolastica.

Il grande successo della nostra sperimentazione, che oggi raccoglie più di 30.000 ragazzi, ha un tasso di dispersione del 4% e permette lo sviluppo di competenze di base di tutto rispetto, è dovuto proprio alla grande lavoro fatto sulle strategie didattiche e sullo stretto legame instaurato tra lo sviluppo di competenze di base e quelle professionali.

Per quanto riguarda i “grandi obiettivi”, questi non sono certo l’obbligo di istruzione; stiamo lavorando ad una riforma del sistema educativo di Istruzione e Formazione professionale, che potenzi e renda finalmente paritario il canale di Ifp a quello dell’Istruzione. Già dal 2002 la Lombardia tenta con successo di portare il proprio sistema educativo in linea con l’Europa. Ci muoveremo verso la maggior valorizzazione del ruolo degli insegnanti, una più ampia libertà di scelta delle famiglie e – finalmente – una vera autonomia degli istituti: gestionale, finanziaria e – perché no? – di scelta diretta del personale docente.

 

3) Riordino dell’ Istruzione tecnico- professionale : in alcune regioni sono già al lavoro le commissioni che dovranno studiare i nuovi Poli. La Sua Regione come si sta preparando?

Chiariamoci: parlare di Istruzione tecnico-professionale intendendone la competenza in capo allo Stato è errato, poiché gli Istituti professionali – come precisato nella Costituzione e nella tuttora vigente legge 53 del 2004 – sono di competenza regionale. Per quanto attiene ai Poli per la formazione superiore introdotti con Decreto legge nel Consiglio dei Ministri del 25 gennaio scorso, anche qui si prefigura una prospettiva che in Lombardia è già realtà da diverso tempo: i 31 Poli formativi attivati sul nostro territorio raccolgono in una sorta di consorzio realtà imprenditoriali, Centri di Formazione, scuole e Università per erogare la cosiddetta Istruzione e Formazione Tecnica Superiore. Qualora il Governo intendesse anche in questo caso avocare a sé le competenze di questo settore della Formazione diremo chiaro e tondo che sta invadendo un campo di chiara pertinenza regionale.

 

4) Istruzione professionale e Formazione professionale : il DDL n. 7 del 31 gennaio 07 delibera di accordarle nei nuovi Poli. Ma il settore dell’ istruzione professionale, dopo la Riforma del Titolo V , appartiene alla legislazione esclusiva delle Regioni. Non vi sarà un conflitto di competenze?

Il Disegno di Legge governativo tenta di raccordare malamente ciò che prima ha separato. Secondo la Costituzione infatti sia Istruzione professionale che Formazione professionale sono di competenza delle regioni, e noi lavoriamo proprio nella prospettiva di un unico sistema organico. Il Disegno di Legge, avocando a sé la prima e lasciando la seconda alle Regioni, crea una duplicazione di sistemi professionalizzanti che porta ad un conflitto di competenze. Abbiamo bisogno di un sistema di Istruzione e Formazione Professionale capace di rispondere ai bisogni dei ragazzi, delle famiglie e del tessuto produttivo; le regioni sono i soggetti che meglio possono raggiungere questo risultato, per le sinergie che possono favorire tra scuola e realtà produttive del territorio.
 

(A cura di Renza Bertuzzi)