Coordinamento Veneziano per la Difesa della
Scuola Pubblica
Comitato Per una Buona Scuola per la Repubblica - Venezia 1
Viceministro Bastico: che delusione!
Roberto Longo Comitato per una Buona Scuola
per la Repubblica Venezia1,
da
ReteScuole
del 9/7/2006
Ieri, 8 luglio,
abbiamo incontrato la vicemistro
della Pubblica Istruzione Mariangela Bastico ad un dibattito
organizzato alla festa dell’Unità di Dolo in provincia di Venezia.
Dolo è un centro della riviera del Brenta, area tradizionalmente di
sinistra, dove, come in quasi tutta la provincia il movimento contro
la riforma Moratti è stato forte, anche se non sempre organizzato e
continuativo. Una base elettorale in piena regola dunque.
La platea, sfidando la calura e l’orario del tardo pomeriggio, era
abbastanza nutrita, ma soprattutto composta quasi esclusivamente da
insegnanti e dirigenti scolastici. Vi erano cioè tutte le condizioni
per sviluppare una discussione approfondita e non solo propagandistica
da parte di un componente del “Governo amico”, amico almeno certamente
di chi ha ospitato e organizzato il dibattito.
Non è stato così
Già il primo intervento, il mio, che entrava nel merito dei primi
provvedimenti del governo e delle linee programmatiche del Ministro
Fioroni, veniva mal sopportato, ed interrotto dalla coordinatrice
regionale scuola DS in quanto i presenti potevano non conoscere i
documenti cui mi stavo riferendo, (sic!). Parliamo della comunicazione
del Ministro della Pubblica Istruzione fatta al Parlamento della
Repubblica nove giorni avanti! Si pretendevano le domandine al
Viceministro, che si era degnata, come poi è stato detto, di stare due
ore sotto ad uno squallido tendone da festa e al caldo.
Questo è già, mi pare, un primo esempio di un’idea di democrazia, così
come viene praticata e vissuta spesso anche a sinistra: bisogna
(quando è utile) rispettare l’ignoranza della gente. E rispettare
anche la gerarchia!
Le domandine comunque c’erano, e puntuali.
Su quale finalità possa avere prorogare decreti vincolati per delega
al quadro di riferimento costituito della legge 53.
Su cosa potrà fare l’Autonomia Scolastica per ripristinare il Tempo
Pieno e Prolungato, come modello didattico e non come POF di un
singolo Circolo o Istituto.
Sui danni gravi che le Indicazioni Nazionali hanno apportato, e
continuano ad apportare ai curricoli e alla didattica.
Sul problema dei libri di testo, riformati in base alle Indicazioni
Nazionali.
Sul mantenimento dell’anticipo nella scuola elementare
Sul mantenimento della filosofia del doppio e triplo (apprendistato)
canale dopo il sedicesimo anno.
Sul Tutor, sul Portfolio.
Domande a cui il Viceministro in maggioranza non ha risposto. Solo sul
Tutor ha giurato di puntare alla sua completa abolizione.
Dopo altri interventi incalzanti, ma proposti solo dal Comitato per
una Buona scuola per la Repubblica di Venezia, la Viceministro si è
espressa anche sulle Indicazioni Nazionali, e le sue affermazioni sono
a dir poco desolanti.
Se la formula usata dalla Bastico in risposta all’interpellanza
parlamentare affermava ambiguamente che le Indicazioni erano state
rese progressivamente prescrittive, riferendosi ad un tempo che poteva
riguardare il precedente ministero, adesso afferma senza ombra di
dubbio che le Indicazioni Nazionali sono prescrittive e che i
Programmi sono stati abrogati dal decreto 59. Punto.
Ma non se ne dà pena. Non vorremmo mica abrogare le I.N. per cuccarci
di nuovo i Programmi? Se li volete teneteveli, ha detto, ma noi
puntiamo più in avanti.
La formula di questo ministero è quella di alzare una gran cortina
fumogena, dilatare l’orizzonte degli obbiettivi cui tendere,
indeterminandone i contorni e riempiendo i discorsi e i testi di
grandissime e belle enunciazioni.
Dentro questa profusione di buone intenzioni emergono poi i veri punti
di scelta, come il ritenere conservativa l’idea di abrogazione, o
statalista e centralista quella di programmi nazionali, o superata
l’esigenza di un obbligo scolastico, o l’affidare tutto ciò che
risulta più spinoso all’Autonomia, o l’uso del cosiddetto
“apprendistato formativo” per combattere la dispersione scolastica.
Quindi no all’abrogazione perché è un percorso rischioso ma
soprattutto perché, ha affermato ancora la Bastico, noi dobbiamo
andare avanti, dobbiamo andare oltre. Dobbiamo parlare della scuola
che vogliamo. Sembra quasi una beffa. La platea però coralmente
annuisce. La Viceministro incalza: abbiamo consultato fior fiore di
esperti, il metodo scelto, (cacciavite e proroghe) è il migliore,
credetemi! La platea continua ad annuire: quanto è intelligente! E
poi, non ci prenderà mica in giro: se lo dicono loro….
Insistiamo sui libri di testo. Ormai per quest’anno sono scelti e
stampati è la risposta. Ma se si lasciano le cose così ce li dobbiamo
scegliere anche il prossimo-prossimo anno, ribattiamo.
E qui viene la genialità cui nessuno di noi aveva pensato:
Ormai la gente è in piedi soddisfatta, orgogliosa di avere cotanto
Viceministro: insomma è lei il vero Ministro.
Cosa ti dicono allora questi insegnanti militanti (militonti li chiama
irrispettosamente qualcuno), militanti di un partito di massa (dei
grandi numeri, non dei gruppetti del 3%), ti dicono che i libri non
servono, che io (lui, lei), fanno la biblioteca alternativa. Del 90%
che adotta i libri non gliene frega niente, sono avanzati loro! Uno ha
detto che sulla storia, lui i romani se li inventa! Dovremo tutti
farci una riflessione, dovremo.
Dovremo anche riflettere sull’effetto anestetico “governo amico”, che
mi pare stia dilagando.
Spero tanto di sbagliare, ma vi è, quanto meno, un gran bisogno di
puntuale controinformazione, come già altri hanno sollecitato, e di
far emergere le questioni concrete dalla melassa demagogica che ci sta
sommergendo.
A settembre si dovrà ripartire da capo, anche se la vedo davvero dura
davanti all’attendismo di molti.
Dopo anni di impegno e di lotte, sentirmi dire da parte di chi ho
votato e contribuito a sedere sugli scranni del potere che adesso non
dobbiamo disturbare, è veramente avvilente.
Anche la levatura personale dei governanti mi parrebbe alla fine una
qualche garanzia e questi invece, nel cercarsi solo il consenso
passivo, non mi paiono della maggior caratura.