COMUNICATO STAMPA

DELLA GILDA DEGLI INSEGNANTI.

 

  dal Coordinatore regionale della Gilda del Veneto, Francesco Bortolotto,

Vicenza, 25 febbraio 2005.

 

 

Sul Giornale di Vicenza del 21 febbraio l’assessore regionale Raffaele Grazia ha parlato di scuola. Ha tra l’altro dichiarato pomposamente che "da noi, il 90% delle risorse è assorbito dagli stipendi all’esercito di un milione e 120mila insegnanti, oltre a 250mila precari. Negli altri paesi, la spesa per il personale è del 50,6%, il che permette investimenti molto maggiori per innovare. Anche da noi - ha auspicato - si dovrà arrivare a questa percentuale, lasciando che i pensionamenti riducano naturalmente il numero dei docenti."

A parte gli errori nei dati (il milione e 120 mila non sono solo gli insegnanti, ma tutto il personale della scuola) va detto che la verità è completamente diversa. In Italia i soldi si trovano per finanziare imprese militari all’estero o agevolazioni per i grandi capitali, ma le risorse per la scuola negli ultimi anni sono già gravemente diminuite e gli insegnanti anche; nell’ultima finanziaria c’è stato un taglio di 7100 insegnanti nella scuola primaria, coperto eliminando –a partire dall’anno prossimo- i docenti di lingua straniera, ed un altro taglio di ben 201 milioni di Euro delle spese per le supplenze.

Oramai si sta raschiando il fondo del barile E’ evidente a chiunque che questi finanziamenti, ridotti all’osso, permettono a malapena di pagare il personale e che per innovare, come chiede l’assessore, bisognerebbe spendere di più, non meno.

Se le scuole venete, nonostante tutte le difficoltà, stanno comunque mantenendo un ottimo livello, è soprattutto grazie alla passione ed all’impegno degli insegnanti. Tra questi però c’è chi vede con preoccupazione il progressivo passaggio di competenze dallo Stato alla Regione e c’è chi, al contrario, si augura che la Regione sappia amministrare meglio la scuola, cogliendo l’importanza della sua funzione ed impegnandosi più di quanto facesse il Ministero per risolverne i problemi.

Interventi come quello dell’assessore chiariscono che, purtroppo, hanno ragione i primi. Dove sta il cambiamento rispetto alla vecchia politica di tagli portata avanti dal Governo?

La Regione dovrebbe sapere che nel Veneto il numero di alunni è aumentato quest’anno di 9719 unità (nella sola provincia di Vicenza abbiamo 2311 allievi più dell’anno scorso).

Chiunque è in grado di capire che, se aumentano gli studenti, sarebbe necessario aumentare anche i fondi per le strutture e gli insegnanti.

Quanto all’idea di abolire il valore legale del titolo di studio, che secondo l’assessore Grazia "non ha più alcun senso storico", sarebbe bene chiarire a tutti che ciò significa far scomparire geometri, periti industriali, ragionieri, periti agrari e tutta una serie di figure professionali largamente ricercate –in particolare nel nostro territorio- dalle piccole e medie imprese, ma anche nel settore primario e nel terziario, che trovano nei diplomati dei nostri istituti tecnici e professionali giovani ben preparati per le loro esigenze.

Anche l’Associazione Industriali ha già messo in chiaro che sull’impoverimento dell’istruzione tecnica non è affatto d’accordo. Abolire il valore legale del titolo di studio vorrebbe dire fare la fortuna di una miriade di enti di certificazione privati che, dopo corsi magari di 6 mesi, o sei giorni, consegnano a caro prezzo un patentino per questa o quella attività. E’ a questi patentini che l’assessore vuol dare valore legale?

Dobbiamo constatare che su tutto quanto riguarda la scuola esiste una scarsa informazione. Ciascuno (Ministri ed assessori in particolare) ritiene che la scuola sia più o meno come quella che ricorda di aver frequentato in gioventù, ma questo non è vero. Ci sono stati danni gravi causati dai tagli delle risorse e dai maldestri tentativi di riforma, tutti più o meno falliti. Una delle poche innovazioni realmente introdotte era l’insegnante di inglese alle elementari, che ora è stato tagliato.

Esiste una giustificazione per la scarsa conoscenza della situazione reale nelle scuole. Ovunque, se ne parla in assenza dei principali protagonisti: studenti e insegnanti.

Anche alla tavola rotonda organizzata dalla Compagnia delle Opere cui ha partecipato l’assessore Grazia, gli altri invitati erano il responsabile dei vescovi italiani per l’istruzione, mons. Nosiglia, la Segretaria provinciale della CISL Franca Porto e il dirigente del CSA Palumbo.

La Ministra Moratti fa lo stesso: per preparare il testo della riforma della scuola superiore (attualmente in discussione) ha dapprima nominato una serie di commissioni costituite da attori, musicisti, docenti universitari, giornalisti, sindacalisti, ma quasi del tutto priva di insegnanti delle superiori. Risultato: nel settembre scorso la proposta di riforma prodotta da queste commissioni è stata cestinata (dalla stessa Ministra) perchè impraticabile.

Anche dopo questo fallimento però, anzichè chiedere collaborazione agli insegnanti, l’incarico è stato affidato ad alcuni funzionari ed ispettori del Ministero, che hanno prodotto un testo già bocciato dagli studenti, dai sindacati, dai partiti del centro-sinistra e di recente anche da Forza Italia, dal CDU e dalla regione Veneto.

Un disastro totale. Certo, non è facile riformare la scuola, ma se almeno il Governo e la Regione ascoltassero la voce di chi ci vive, lavora e vuole migliorarla (gli insegnanti e gli studenti) forse le cose andrebbero un po’ meglio.

La Gilda ha proposto, già da anni, la costituzione di un organismo di rappresentanza professionale degli insegnanti, il Consiglio Superiore della Docenza, che potrebbe costruire proposte efficaci.

Siamo pronti a lavorare insieme ed a discutere i problemi. Invitiamo tutti a cogliere questa disponibilità prima di fare altri danni alla scuola.

 

Francesco Bortolotto

Coordinatore regionale Gilda degli Insegnanti