Ai chiostri di Santa Corona un incontro organizzato dalla Compagnia delle opere

per tratteggiare il futuro della scuola della Regione.

«Spendiamo troppi soldi per pagare gli insegnanti».

L’assessore Raffaele Grazia:

«Bisogna liberare più risorse per pensare all’innovazione scolastica».

 di Giovanni Salviati da Il Giornale di Vicenza del 21 febbraio 2005

 

Via il valore legale del titolo di studio, sì alla valutazione dei docenti per premiare chi s’impegna rispetto ai fannulloni, e sì alla riduzione (col tempo) degli insegnanti per liberare più risorse all’innovazione scolastica. L’assessore regionale alla formazione Raffaele Grazia disegna la scuola del futuro, con clamorose novità, dopo che il responsabile dei vescovi italiani per l’istruzione, mons. Nosiglia, ha criticato l’obiezione costituzionale sulla scuola privata. E intanto la segretaria provinciale della Cisl ha auspicato a sorpresa un’affermazione decisa della parità scolastica.

È successo a Vicenza in un incontro organizzato ai chiostri di Santa Corona dalla Compagnia delle opere e moderato da Lorenzo Rigon, all’interno della "Scuola di sussidiarietà". Oltre a Grazia, hanno partecipato appunto il vescovo Cesare Nosiglia, presidente della commissione scuola della Cei, e il dirigente dell’ex provveditorato vicentino Palumbo. "La scuola alle Regioni: quale percorso?", era la novità legislativa a tema.

Ma da qui il discorso si è soffermato su diversi temi scottanti, tutti in qualche modo legati fra loro.

Difendendo una parità scolastica che ora, ha ricordato, è ancora incompiuta, Nosiglia ha ricordato che l’educazione nel paese non è completa se questa non si avvale della grande ricchezza pluralista presente in Italia. Sul piano economico, ha ricordato che ogni studente costa in media il doppio ad una scuola statale rispetto ad una non statale. Il che spazza via la clausola costituzionale del "senza oneri per lo Stato": la scuola privata, insomma, anche se finanziata, allo Stato fa risparmiare, non certo spendere di più.

La questione economica è stata affrontata da Grazia a livello europeo: «L’Italia - ha sottolineato - spende per la scuola una quota parte di Pil analoga a quella di altri paesi europei, come Francia, Germania e Spagna. Ma da noi, il 90% delle risorse è assorbito dagli stipendi all’esercito di un milione e 120mila insegnanti, oltre a 250mila precari. Negli altri paesi, la spesa per il personale è del 50,6%, il che permette investimenti molto maggiori per innovare. Anche da noi - ha auspicato - si dovrà arrivare a questa percentuale, lasciando che i pensionamenti riducano naturalmente il numero dei docenti». Altra necessità urgente per svecchiare e rimotivare la scuola italiana, che oggi è percepita come estranea alla società dagli stessi studenti: «Valorizzare anche economicamente i docenti più meritevoli (tanti), che ora si trovano trattati come i colleghi (pure tanti) che lavorano il minimo indispensabile. Una scuola così - ha osservato - non può essere il volano della società».

Quanto al valore legale del titolo di studio, Grazia ha ricordato che l’Italia è uno dei pochissimi paesi al mondo a mantenere questa norma che non ha più alcun senso storico, e che occorre abolire per rilanciare una sana concorrenza fra le realtà scolastiche (cancellando fra l'altro i "diplomifici").

L’ultimo scossone alla serata è venuto dalla segretaria provinciale della Cisl di Vicenza, Franca Porto. Il suo auspicio di una completa affermazione della parità scolastica è stato motivato soprattutto dal lavoro visto in questi anni nei centri di formazione professionale vicentini, importanti nella costruzione della società e del boom economico.

«Un lavoro - ha concluso - che un’effettiva parità anche economica potrebbe sviluppare pienamente».