Gilda - Centro
di Coordinamento degli Studi 

 

“L’unione” fa la scuola.

Ricostruzione sintetica del programma dell’Unione per la scuola *.

 di Serafina Gnech, dal Centro di Coordinamento degli Studi della Gilda, 19/1/2006

 

Con gli atti dei primi mesi di Governo, in radicale discontinuità con gli indirizzi e le scelte del governo di centro-destra, abrogheremo i punti della legislazione vigente in contrasto con il nostro programma. Raccogliamo la sfida presente nel Paese di suscitare una grande partecipazione alla nuova stagione della scuola italiana: dei protagonisti della scuola, delle famiglie italiane, dell’intera società.

Un patto dell’Italia con la scuola per il futuro dell’Italia 

A quattro mesi dalle elezioni politiche, è pronto il programma dell’Unione per la Scuola, l’Università e la Ricerca. Frutto del Gruppo di lavoro coordinato da Franca Bimbi, il programma reca il titolo Saperi, tecnologie, riflessività. Le persone nella società della conoscenza  e si sviluppa in 35 pagine fitte, di cui quindici circa dedicate alla scuola. Dopo la premessa, che riprende il titolo generale, il progetto scuola si sviluppa in 3 schede, dal titolo: La scuola al centro del sistema formativo (scheda A); Governare il sistema formativo sviluppando la sua autonomia (scheda 1); Apprendimento e istruzione. I diritti  di ogni persona al life-long learning (scheda 2); I soggetti protagonisti della crescita culturale del paese (scheda 3).

Cercheremo di darne qui una sintesi  riconducendo l’enunciazione dei singoli punti del programma:

a)     alla presa di distanza dalle “politiche sciagurate del centro destra”;

b)     alle enunciazioni  generali di principio che costituiscono lo zoccolo del programma stesso;

c)     alle scelte di progettazione-ingegneria scolastica che ne derivano;

d)     agli obiettivi generali educativi;

e)     alle scelte  e alle ipotesi  di governo e gestione della scuola;

f)       al profilo professionale docente che si delinea;

g)     alle modalità con cui “L’Unione” intende rapportarsi ai docenti.

 

In appendice:  la politica dell’Unione in relazione alla riforma  del titolo V della Costituzione approvata nel mese di ottobre 2001, alla fine della legislatura del centro-sinistra.

 

La presa di distanza dalle “sciagurate” politiche del centro destra avviene su due piani: il piano degli investimenti in “sapere” - del tutto trascurati -  e quello della chiusura alle intelligenze ed alle risorse generali del paese, che ha di fatto perpetrato una logica di tipo centralistico-burocratica:

         investire in sapere conta rispetto alla qualità della vita di ognuno di noi ben più che ridurre le tasse in maniera indiscriminata: anzi gli investimenti in sapere delle persone e delle imprese possono essere il fondamentale punto di riferimento per una politica di detrazioni fiscali finalizzate all’innovazione e alla sostenibilità sociale.  Le parole che scegliamo sono tre: saperi, tecnologie, riflessività (segue il dettaglio degli obiettivi concreti: ad es. piano nazionale asili nido, rilancio dell’Unversità e della ricerca pubblica, ecc., n.d.r.)…  Nessuna di queste scelte è perseguibile in una logica centralistica, statalista e burocratica; nessuna ha senso se non costituisce anche uno spazio pubblico accogliente che dia voce alle donne e agli uomini come soggetti delle politiche” (premessa);

         il sapere e la conoscenza – secondo la strategia di Lisbona – sono diritto fondamentale di ogni persona e insieme investimento strategico per lo sviluppo economico, sociale e culturale del paese (scheda 2). Poiché l’investimento in sapere è motore di sviluppo economico, sociale e culturale, esso deve avvenire con politiche integrate, l’intero paese . . .  dall’economia al lavoro, dal welfare alla cultura . . . dovrà, cioè, investire nell’istruzione . . .   (scheda A).

 

Le enunciazioni generali di principio – zoccolo del programma – possono essere ricondotte ai seguenti enunciati: 

         la scuola pubblica (statale, non statale e paritaria) deve porsi  al centro del sistema formativo, che è e resta un sistema articolato, e al centro dello apprendimento lungo tutto il corso della vita, che è diritto inalienabile di ogni persona (scheda A e scheda 2);

         la scuola è istituzione e comunità. La scuola è un’istituzione che si fa comunità con i soggetti protagonisti: studenti, insegnanti, dirigenti, famiglie, personale amministrativo e ausiliario… La scuola è  il cantiere della piena cittadinanza… garanzia per la democrazia, ha nella Costituzione la sua via maestra, e perciò è il luogo dove si costruiscono le fondamenta di un’etica pubblica laica e condivisa, rispettosa delle scelte, delle fedi, delle convinzioni di ognuna e di ognuno (scheda A);

         la scuola è il luogo dell’educazione affidata ai docenti, alle famiglie, ai ragazzi stessi: ai docenti, alle famiglie, ai ragazzi stessi è affidato di nuovo l’obiettivo dell’educazione. Al Governo è affidata la responsabilità di assicurare le condizioni migliori per lo svolgimento di questo compito (scheda A);

         la scuola è per gli studenti. In un duplice senso: essa dà fiducia alle diverse capacità e modalità di crescita delle persone, quindi, non lascia indietro nessuno; la scuola è degli studenti . Ragazze e ragazzi, nativi, nuovi cittadini e giovani migranti (sui quali, si dice altrove nella stessa scheda, si deve investire curando che non si perdano le lingue e le culture originarie, n.d.r.) devono poter trovare nella scuola il luogo dell’accoglienza e della valorizzazione delle differenze, del rifiuto delle discriminazioni e dei pregiudizi, nel quadro del patto costituzionale  che promuove le pari opportunità per ogni persona. La scuola va pensata come luogo dove anche gli adulti imparano dai loro allievi, aperto al territorio, consapevole del valore delle sue radici, del paesaggio culturale e dell’ecosistema in cui si colloca (scheda A); scuola come luogo da abitare (scheda 3); al concetto di centralità della persona che apprende si ritorna anche nella scheda 1;  nella scheda 3 si riprende lo stesso concetto parlando di scuola dell’inclusione… scuola aperta dialogante contro l’attuale  deriva verso una concezione della scuola sempre più autoritaria ( e perciò meno autorevole).  Deriva dimostrata – si sostiene -  dall’attacco costante allo Statuto delle studentesse e degli studenti, all’idea di pari dignità dello studente rispetto al docente sancita nello stesso statuto;

         La forza della scuola è nella sua autonomia(…articolazione del sistema unitario nazionale…)… la forza della scuola è nel suo territorio… la governance del sistema  è affidata alla rete costituita  dalle istituzioni scolastiche dell’autonomia, dallo Stato, dalle regioni, dai Comini e dalle Province secondo il Titolo V della Costituzione (scheda A). L’autonomia, riconosciuta dalla Costituzione, e che è autonomia didattica, organizzativa, amministrativa, di ricerca e di sviluppo corre il rischio di involuzioni. E’ necessario dunque (e questa viene posta come priorità politica, n.d.r.) determinare le condizioni culturali e materiali affinché le prerogative delle scuole autonome…possano essere praticate, consolidate e sviluppate, garantendo, fra l’altro, gli organici funzionali e le risorse indispensabili all’esercizio dell’autonomia ( scheda 1 e scheda 3); torna ad essere appassionante una scuola centro di ricerca, che valorizza ed espande le competenze dei professionisti che vi operano; centro di incontro e di elaborazione comune, nella quale lo studente, il genitore, il dirigente, l’insegnante  sperimentano, oltre la definizione dei loro ruoli sociali, la bellezza della realizzazione comune di qualcosa di grande e significativo (scheda 3);

         La scuola abbisogna di una verifica seria dei risultati, interna ed esterna al sistema (scheda A). Altrove (scheda 1)  si parla di un servizio nazionale di valutazione indipendente in grado di supportare gli istituti scolastici nel loro processo di autovalutazione e di individuare le aree in difficoltà che necessitano di interventi di tipo perequativo.

 

Le scelte di progettazione-ingegneria scolastica che ne derivano sono essenzialmente le seguenti: 

         Il mantenimento dell’articolazione del primo ciclo in scuola elementare e media, di durata di otto anni (scheda 2). Si intendono potenziare gli elementi di continuità didattica e di percorso diffondendo gli istituti comprensivi;

         l’elevamento dell’obbligo dell’istruzione gratuita fino a 16 anni, al primo biennio della scuola superiore; un biennio innovato rispetto alla situazione attuale, con strette interrelazioni con la scuola media da un lato e con valenza orientativa rispetto ai percorsi successivi (scheda 2);

         il mantenimento di un sistema scolastico unitario e nazionale comprensivo dell’istruzione professionale (scheda 2);

         una formazione professionale distinta dall’istruzione, ma con la quale si possano creare relazioni e progetti integrati (scheda 2);

          . . .  l’obbligo formativo dai 16 fino ai 18 anni… nei sistemi dell’istruzione, della formazione professionale, anche in integrazione fra loro, nell’apprendistato… Prima dei 18 anni è escluso qualsiasi rapporto di lavoro che non abbia una prevalente ,certificabile (e sanzionabile in caso di inadempienza) valenza formativa (scheda 2);

        una commissione prevalentemente esterna per l’Esame di Stato conclusivo del 2° ciclo (scheda 2). 

Gli obiettivi generali  educativi che l’unione si pone nel corso della legislatura (vedi scheda 2) sono coerenti con la strategia europea e consistono nel: 

     portare l’85% della popolazione ventiduenne al diploma o alla qualifica professionale e ridurre la dispersione riducendola alla soglia massima del 10%;

   aumentare di un 15% minimo il numero dei laureati in discipline matematiche, scientifiche, tecnologiche, incentivando i relativi percorsi di studio;

         raddoppiare il livello di partecipazione degli adulti ai percorsi di educazione permanente per raggiungere il 12,5% previsto dalla UE; vanno potenziati i centri territoriali per l’educazione permanente ed è inoltre intento dell’Unione portare avanti un progetto del tipo “150 ore per la società della conoscenza”: questo progetto dovrebbe avere valenza nazionale ed una relativa legge nazionale finalizzata a dare impulso all’educazione permanente;

      rafforzare i percorsi di formazione terziaria e di istruzione e formazione tecnica superiore  ai quali si possa accedere da tutti i percorsi precedenti;

      avviare e rafforzare le correlazioni fra istruzione, formazione professionale e Università;

         potenziare l’offerta educativa per gli anni 0-6;

  potenziare in modo generalizzato il tempo scuola (tempo pieno e prolungato). 

Le scelte e le ipotesi di gestione e di governo della scuola prevedono:  

      la definizione generale (l’attuazione concreta dovrebbe essere delegata alle scuole) delle norme relative  ai nuovi organi collegiali di’Istituto rappresentativi della comunità scolastica (docenti, genitori, studenti) semplici ed in grado di interloquire con le altre autonomie e con il territorio (scheda 1). Essi dovrebbero operare  una chiara distinzione fra le funzioni di indirizzo (il Consiglio di Scuola), le competenze tecnico professionali con le conseguenti potestà decisionali e le responsabilità organizzative e gestionali (scheda 1).

         la creazione di  nuovi organi che rendano possibili le relazioni tra le Istituzioni scolastiche autonome, le Autonomie locali e le realtà sociali economiche e culturali territoriali: le Conferenze territoriali  (livello provinciale e/o sub-provinciale; soggetti: famiglie, studenti, rappresentanze delle realtà locali, vanno costruite delle rappresentanze delle scuole autonome…), le Conferenze di scuola (soggetti: personale della scuola, genitori, studenti, tutti i soggetti aventi titolo a esprimere esigenze e domande). Esse possono rappresentare occasioni importanti per l’acquisizione degli elementi utili a definire l’offerta formativa, per presentare il Piano dell’offerta formativa, motivando le scelte effettuate e il conseguente accoglimento o non accoglimento delle richieste, per rendere conto delle attività svolte e dei risultati ottenuti (scheda 1); nella scheda 3, oltre a riprendere quanto sopra, si ravvisa la necessità di ripensare luogo e funzione delle consulte provinciali;

      la creazione, a livello regionale e nazionale, di nuovi organi di rappresentanza e garanzia della libertà di insegnamento. Organi (di rappresentanza professionale? n.d.r.) che garantiscano l’autonomia professionale nello svolgimento delle attività didattica, scientifica e di ricerca, delle attività collegiali connesse con la funzione docente e nell’esercizio delle attività di coordinamento didattico connesse con la funzione del dirigente scolastico. Occorre infatti ribadire la libertà di insegnamento e la sua natura pubblica come garanzia del diritto di tutti gli studenti ad apprendere in condizioni di libertà, pluralismo e laicità (scheda 3);

     il “ripensamento” del ruolo del dirigente scolastico: l’autonomia delle istituzioni scolastiche deve avere nel dirigente scolastico e nella sua professionalità, un solido punto di riferimento. Esso non può essere concepito come un terminale burocratico dell’Amministrazione; va pensato come funzionario della repubblica che, esercitando la sua responsabilità di direzione, deve essere messo nelle condizioni di assicurare i diritti costituzionalmente tutelati, quali il diritto all’apprendimento e la libertà di insegnamento (scheda 3). 

 

Il profilo professionale docente che emerge si caratterizza per i seguenti aspetti: 

a)     la ripresa – riconferma – di un profilo professionale di operatore, mediatore, promotore del processo di apprendimento;

b)     il rafforzamento della dimensione collegiale e cooperativa;

c)     il ritorno del tema dello sviluppo professionale (carriera? n.d.r.) da collocarsi all’interno dell’unicità della funzione;

d)     l’enfasi sulle finalità educative della scuola piuttosto che su quelle di istruzione;

e)     l’assunzione della ricerca e della formazione (anche dei futuri docenti – formazione iniziale) come tratto saliente del profilo e del ruolo professionale. 

Investire nelle professionalità operanti nella scuola, finalizzandole all’innovazione, rappresenta l’elemento centrale di discontinuità con il governo del centro-destra.

a)     La valorizzazione del lavoro docente dovrà passare attraverso scelte politiche che rafforzino l’idea di scuola come comunità di professionisti, di promotori di processi di apprendimento, che operano in una istituzione costituzionale finalizzata a realizzare un progetto educativo pubblico.

b)     Si deve operare sul come sviluppare la dimensione collegiale e cooperativa del lavoro degli insegnanti, valorizzando quella individuale. Va riconosciuto, senza introdurre inutili gerarchie, lo sviluppo delle competenze e responsabilità professionali legate al miglioramento dell’insegnare e dell’apprendere, e sostenere, all’interno dell’unicità della funzione, forme di articolazione delle attività (scheda 3).

 

L’Unione intende rapportarsi ai docenti con le seguenti modalità: 

         il coinvolgimento nella riforma del sistema educativo, poiché non c’è processo di riforma del sistema educativo se non c’è coinvolgimento degli insegnanti che ne condividano progetti e percorsi… E’ necessaria una forte discontinuità rispetto alla legislatura che sta finendo, che li ha visti marginalizzati, non coinvolti nel processo di riforma, non considerati per il percorso innovativo che hanno contribuito a realizzare. Non sono possibili riforme senza che i destinatari ne siano anche protagonisti (scheda 3);  grazie al coinvolgimento  dei docenti e ad una politica che ne valorizzi il lavoro, il ruolo, la formazione scientifica nelle diverse declinazioni disciplinari, la funzione di intellettuali l’Unione intende recuperare il potere di attrazione della professione, ora disdegnata dai talenti migliori (scheda 3);

         la formulazione di un patto: Un patto con gli insegnanti: Il futuro della scuola e dunque dell’Italia, è affidato in gran parte agli insegnanti. Siamo consapevoli che la professione dell’insegnante è per il Paese una tra le più strategiche. La formazione e qualificazione degli insegnanti sono fondamentali per la qualità della scuola. Vogliamo che i migliori talenti, donne e uomini, possano essere attratti dall’insegnamento, che il ruolo degli insegnanti sia riconosciuto socialmente, che le retribuzioni di tutto il personale siano a livello dei paesi europei. Esso si coniuga al patto con la scuola per una strategia nazionale nel contesto europeo che comprenderà poche essenziali linee guida con lo stanziamento di adeguate risorse da parte del Governo; intesa con le Regioni e le autonomie locali; libertà e responsabilità delle istituzioni scolastiche autonome; verifica dei risultati (scheda A). 

 

Appendice: L’Unione e la riforma costituzionale

Il programma dell’Unione entra nel merito della riforma del Titolo V della Costituzione per sottolineare l’importanza di quanto già previsto dalla Legge 3 Cost. 18/10/2001: la salvaguardia di elementi base di omogeneità del sistema grazie al rispetto/definizione dei principi fondamentali e alla definizione/rispetto delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni. Nella salvaguardia dell’omogeneità avrà un ruolo centrale e fondamentale il servizio di valutazione chiamato, per l’appunto,  a ridurre le disuguaglianze e gli squilibri di carattere territoriale, economico, etnico e culturale. Si ricordano nel programma i poteri detenuti dalle Regioni già sulla base del decreto legislativo 112/’98 (programmazione dell’offerta formativa integrata istruzione-formazione, programmazione-ubicazione delle scuole, distribuzione del personale, ecc.), rilevandone la funzione strategica soprattutto ai fini del raccordo e dell’interazione tra i sistemi. Si sottolinea inoltre l’importanza di salvaguardare gli spazi di autonomia delle scuole, ribadendo che   nell’esercizio dell’autonomia le istituzioni scolastiche, anche in rete tra loro e d’intesa con le Regioni e gli Enti locali, possono sperimentare forme di arricchimento dei percorsi scolastici avvalendosi delle risorse e delle opportunità formative presenti sul territorio. 

* Abbiamo optato per una ricostruzione sintetica anziché per una sintesi in quanto il programma - che s’intitola in realtà  “Per il programma dell’unione…”  quasi a porsi come contributo del gruppo coordinato da Franca Bimbi – si presenta come una raccolta di riflessioni non ancora pervenute ad una fase di sintesi.  Nell’operare questa ricostruzione sintetica, abbiamo cercato il maggior grado possibile di neutralità, ritenendo che un approccio corretto debba essere prima di tutto conoscitivo.

Sarà cura della nostra Associazione, ed in nome proprio di quel coinvolgimento degli Insegnanti che costituisce uno dei perni del programma di discontinuità dell’Unione, avviare una riflessione interna all’Associazione e con i colleghi nelle scuole sui punti salienti del progetto presentato.