Guida ai permessi brevi per il personale della scuola: quante ore e come organizzare il recupero

 Orizzonte scuola, 10.2.2014

di Paolo Pizzo - La guida alla fruizione dei permessi brevi: quante ore di servizio e come organizzare il recupero. Differenze tra personale Ata e docente. 

L’art. 16 del CCNL dispone che compatibilmente con le esigenze di servizio, al dipendente con contratto a tempo indeterminato e al personale con contratto a tempo determinato, sono attribuiti, per esigenze personali e a domanda, brevi permessi di durata non superiore alla metà dell’orario giornaliero individuale di servizio e, comunque, per il personale docente fino ad un massimo di due ore. Per il personale docente i permessi brevi si riferiscono ad unità minime che siano orarie di lezione.

I permessi complessivamente fruiti non possono eccedere 36 ore nel corso dell’anno scolastico per il personale A.T.A.; per il personale docente il limite corrisponde al rispettivo orario settimanale di insegnamento.

Entro i due mesi lavorativi successivi a quello della fruizione del permesso, il dipendente è tenuto a recuperare le ore non lavorate in una o più soluzioni in relazione alle esigenze di servizio.

Il recupero da parte del personale docente avverrà prioritariamente con riferimento alle supplenze o allo svolgimento di interventi didattici integrativi, con precedenza nella classe dove avrebbe dovuto prestare servizio il docente in permesso.

Nei casi in cui non sia possibile il recupero per fatto imputabile al dipendente, l’Amministrazione provvede a trattenere una somma pari alla retribuzione spettante al dipendente stesso per il numero di ore non recuperate.
Per il personale docente l’attribuzione dei permessi è subordinata alla possibilità della sostituzione con personale in servizio.

 

DIFFERENZA TRA PERSONALE ATA E PERSONALE DOCENTE

  • Personale docente

Il limite annuale massimo dei permessi che possono essere richiesti e di conseguenza concessi, per anno scolastico, non può superare l’orario settimanale di insegnamento: il docente di scuola di I e II grado con orario completo non potrà superare le 18 ore di permesso in un anno scolastico; il docente di scuola primaria con orario completo non potrà superare le 24 ore di permesso in un anno scolastico; il docente di scuola dell’infanzia con orario completo non potrà superare le 25 ore di permesso in un anno scolastico.
I permessi si riferiscono ad unità minime che siano orarie di lezione, devono avere una durata non superiore alla metà dell’orario giornaliero e in ogni caso non possono superare le due ore (Es. se un docente il martedì ha 5 ore di lezione può al massimo richiedere 2 ore di permesso, mentre con una sola ora di lezione giornaliera non è possibile richiedere il permesso).
La concessione dei permessi è subordinata alle esigenze di servizio e alla possibilità della sostituzione con personale in servizio, anche dietro corresponsione di ore eccedenti.

  • Personale ATA

Il limite annuale massimo dei permessi che possono essere richiesti e di conseguenza concessi, per anno scolastico, non può superare le 36 ore. La durata del permesso non può superare la metà dell’orario giornaliero ovvero 3 ore.
La concessione dei permessi è subordinata soloalle esigenze di servizio.

 

MODALITÀ DI RECUPERO DELLE ORE NON LAVORATE

Entro i due mesi lavorativi successivi a quello della fruizione del permesso, il dipendente è tenuto a recuperare le ore non lavorate in una o più soluzioni in relazione alle esigenze di servizio.
Il recupero da parte del personale docente avverrà prioritariamente con riferimento alle supplenze o allo svolgimento di interventi didattici integrativi, con precedenza nella classe dove avrebbe dovuto prestare servizio il docente in permesso.
Nei casi in cui non sia possibile il recupero per fatto imputabile al dipendente, l’Amministrazione provvede a trattenere una somma pari alla retribuzione spettante al dipendente stesso per il numero di ore non recuperate.

 

Nota bene

Il recupero delle ore usufruite a titolo di permesso breve può avvenire anche in più soluzioni in relazione a quelle che sono le esigenze di servizio all’interno dell’istituzione scolastica.

Spetta al dirigente stabilire il recupero delle ore non lavorate in una o più soluzioni, con ordine di servizio scritto, entro i due mesi lavorativi successivi a quello della fruizione del permesso.

Per i docenti la fruizione del permesso potrà essere legittimamente rifiutatanel momento in cui il dirigente non potrà procedere con la copertura delle classi in cui l’insegnante dovrebbe essere in servizio con altri docenti della scuola (a tal proposito ricordiamo ancora una volta che è possibile attribuire ore eccedenti a un docente della scuola medesima dichiaratosi disponibile alla sostituzione).

  •  La trattenuta

Il dipendente è tenuto al recupero, a meno ovviamente di assenze legittime che gli siano di impedimento a svolgere il recupero stesso una volta stabilito(malattia, congedi per maternità ecc.), pena la trattenuta della somma pari alla retribuzione spettantegli per il numero di ore non recuperate.
Il recupero per il personale ATA è bene che sia concordato con il Dsga.
La trattenuta non potrà essere disposta se entro i due mesi successivi dalla fruizione del permesso il mancato recupero delle ore non è imputabile al dipendente(es. non si verifica la necessità del recupero oppure si verifica ma il dipendente è impossibilitato a svolgerlo per legittimo impedimento).
L’eventuale trattenuta è oraria (non per frazioni inferiori).
È applicata sullo stipendio lordo prima di applicare le ritenute previdenziali, assistenziali ed erariali.
Per i docenti va identificata nell’ora di lezione, per il personale ATA se la frazione supera i 30 minuti si arrotonda per eccesso, mentre si arrotonda per difetto se è inferiore.

 

NON SI POSSONO RECUPERARE LE ORE DI ASSENZA AD UN’ATTIVITÀ COLLEGIALE CON ORE DI INSEGNAMENTO

L’art. 16 del CCNL/2007 che regola i permessi orari è chiaro: “Il recupero da parte del personale docente avverrà prioritariamente con riferimento alle supplenze o allo svolgimento di interventi didattici integrativi, con precedenza nella classe dove avrebbe dovuto prestare servizio il docente in permesso”.
Non è previsto che il recupero possa avvenire in attività di non insegnamento.

Dal dettato normativo è dunque esclusa la possibilità che anche solo un’ora di permesso di cui all’art. 16 possa essere usufruita per giustificare l’assenza ad un incontro collegiale per poi essere recuperata in attività di insegnamento:
le ore non di insegnamento sono infungibili con quelle di insegnamento, come vi è infungibilità fra le attività di cui alla lettera a) e quelle di cui alla lettera b) del secondo comma dell’art. 29 (le 40 ore per riunioni collegiali sono separate dalle 40 dei consigli di intersezione, interclasse e classe).

Pertanto, la richiesta di recuperare l’assenza ad un collegio dei docenti o a un consiglio di classe con una supplenza è illegittima.

 

I PERMESSI BREVI “NON DEVONO ESSERE RECUPERATI SE FRUITI PER UNA VISITA SPECIALISTICA”: QUANTO CONTENUTO IN ALCUNE CONTRATTAZIONI DI ISTITUTO CI LASCIA PERPLESSI

Molti docenti e dirigenti ci scrivono chiedendo se è legittimo inserire nella contrattazione di istituto una clausola che preveda la possibilità di non recuperare i permessi brevi di cui all’art. 16 quando sono utilizzati per visite mediche specialistiche.

A nostro parere tale clausola è illegittima perché contro il CCNL Scuola che in questo caso non può essere modificato. Giova ricordare che il CCNL in questione non regolamenta in maniera specifica le visite mediche specialistiche.

Il dipendente può effettuarle:

  • facendole rientrare nelle assenze per malattia (art. 17 e 19 del CCNL/2007): in tale caso l’assenza è per l’intera giornata;

  • chiedendo un permesso breve (da recuperare) se la visita può essere effettuata entro la durata del permesso stesso (art. 16);

  • chiedendo permesso retribuito per motivi personali (art. 15 e 19 del CCNL/2007);

  • chiedendo giornate di ferie (art. 13).

Nel momento in cui il dipendente chiede di fruire dei permessi brevi a recupero si attiva necessariamente quanto indicato dall’art. 16 del CCNL/2007 per cui la “visita specialistica” diventa ’esigenza personale a supporto della richiesta del permesso orario, così come può essere qualsiasi altra esigenza personale del dipendente.

Prevedere quindi che il permesso orario non deve essere soggetto a recupero quando è richiesto per una visita specialistica è illegittimo. Infatti, come da norma, l’unico caso del mancato recupero del permesso è quando tale mancanza non è imputabile al dipendente. La contrattazione di istituto non può quindi intervenire diversamente sulla materia.

 

Si possono recuperare le ore di assenza ad un’attività collegiale con ore di insegnamento?

Domanda – Sottopongo suddetto quesito che penso sia abbastanza nuovo per recente introduzione del c.d. “esame congiunto”: attesa l’obbligatorietà di partecipazione alle attività funzionali all’insegnamento (art. 29 CCNL Scuola vigente; es. consigli, collegi, ecc.), quali possibilità di recupero delle suddette ore non prestate? O meglio è legittima una richiesta del dirigente scolastico di recuperare suddette ore non prestate con attività di insegnamento per sostituzione di docenti assenti, facendo appello alla possibilità di concordare suddetta modalità con la RSU per mezzo dell’esame congiunto (ai sensi dell’art. 2 comma 17 Legge 135/2012). Grazie per l’attenzione.

Risposta -
Partiamo da un principio: le attività di non insegnamento al pari di quelle di insegnamento non vanno in alcun modo recuperate, se l’assenza a tali attività è giustificata dal docente con certificazione medica o con uno dei permessi previsti dalle legge o dal CCNL/2007.

A mo’ di esempio non è legittimo chiedere ad un docente il recupero di ore non prestate se questi è stato assente per malattia certificata o perché in quella giornata ha fruito di un permesso per motivi familiari, ferie ecc. (cioè assenze “tipiche”). Questo ovviamente vale anche per un’assenza ad un incontro collegiale.

Il problema a mio avviso si pone quando il docente è presente a scuola la mattina, svolgendo regolarmente la lezione, e per un qualsiasi motivo non potrà partecipare all’incontro collegiale previsto per il pomeriggio della stessa giornata (la stessa cosa può accadere quando il docente ha il “giorno libero”).

Ma se l’assenza non è giustificata, come potrà il docente recuperare le ore non prestate?

Detto con tutta chiarezza ci troviamo di fronte ad un vuoto normativo che in teoria nemmeno la contrattazione di istituto potrebbe colmare. O per meglio dire: l’assenza ad un’attività di non insegnamento o è giustificata o le ore non si possono recuperare.

Non è certo nuova l’idea che l’assenza non documentata ad un incontro collegiale debba essere recuperata in attività di insegnamento applicando l’art. 16 del CCNL/2007.

Sappiamo che questa prassi, e il tuo quesito ci dà ragione, è molto diffusa nelle scuole.

A mio avviso ciò non è legittimo e nemmeno la contrattazione di istituto potrebbe intervenire in tal senso.

Motivo quanto detto.

Il Piano delle attività deliberato dal collegio dei docenti è obbligatorio per tutti i docenti (art. 28/4 del CCNL/2007).

L’eventuale assenza ad un’attività collegiale deliberata e quindi prevista in un giorno definito va giustificata come se fosse un’assenza tipica attraverso permessi per motivi personali, ferie, certificato medico ecc..

Perché non è possibile che un’ora di non insegnamento possa essere recuperata con un’ora di attività d’insegnamento?

Perché l’art. 16 del CCNL/2007 che regola i permessi orari è chiaro: “Il recupero da parte del personale docente avverrà prioritariamente con riferimento alle supplenze o allo svolgimento di interventi didattici integrativi, con precedenza nella classe dove avrebbe dovuto prestare servizio il docente in permesso”.

Non è previsto che il recupero possa avvenire in attività di non insegnamento.

Dal dettato normativo è dunque esclusa la possibilità che anche solo un’ora di permesso di cui all’art. 16 possa essere usufruita per giustificare l’assenza ad un incontro collegiale:

le ore non di insegnamento sono infungibili con quelle di insegnamento, come vi è infungibilità fra le attività di cui alla lettera a) e quelle di cui alla lettera b) del secondo comma dell’art. 29 (le 40 ore per riunioni collegiali sono separate dalle 40 dei consigli di intersezione, interclasse e classe).

Quale quindi la soluzione?

L’unica è che il docente giustifichi sempre l’assenza, se non vuole che si operi una non corresponsione degli assegni di attività, indipendentemente da eventuali ulteriori provvedimenti disciplinari che tale assenza potrebbe comportare (soprattutto in caso di reiterazione di assenze ingiustificate).

Ricordiamo che la trattenuta da operare per ogni ora di assenza ingiustificata alle attività funzionali all’insegnamento è pari alla misura oraria del compenso base per ore aggiuntive non di insegnamento prevista dalla Tabella 5 allegata al contratto medesimo. Essa è pertanto di € 17,50.

Qualora quindi l’assenza non possa essere giustificata con un certificato medico o comunque con un permesso per motivi familiari o altro istituto, il docente dovrà comunque motivare per iscritto e documentare i motivi della sua assenza. Bisogna tenere presente che in questi casi anche un’autocertificazione potrebbe non bastare, se i motivi non sono appunti documentati.

Qualora quindi l’assenza non sia giustificata è possibile che il Dirigente applichi quanto detto sopra.

Pertanto, si esclude che le ore possano essere recuperate in qualche modo, tanto meno con attività di insegnamento. È altresì da escludere che la contrattazione possa intervenire in tal senso