Una “rivoluzione culturale” nella scuola:
apprendistato a partire dai 15 anni

 Claudio Tucci,  Il Sole 24 Ore 17.3.2015

Maria Chiara Carrozza si era fermata a ipotizzare un “percorso sperimentale” e limitato al 2016 e agli studenti di quarta e quinta superiore degli istituti tecnici e professionali (cioè per i ragazzi a partire dai 17 anni). Ma un pò dopo le aperture del Jobs act che ha rivisto l’intero apprendistato di primo livello (in ossequio al modello duale tedesco), un pò le “nuove convinzioni” dei partiti di maggioranza, Pd in testa, sull’importanza del legame scuola-lavoro, nella bozza di ddl «Buona Scuola» entra, un pò a sorpresa, una norma “rivoluzionaria” per il mondo dell’istruzione. Almeno fino a qualche anno fa. La possibilità per tutti gli alunni «a partire dal secondo anno dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado» (vale a dire da 15 anni) di poter svolgere «periodi di formazione in azienda attraverso la stipulazione di contratti di apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale».

Legame scuola-lavoro più forte
Il ddl varato la scorsa settimana dal Governo manda in soffitta la sperimentazione Carrozza, sopprimendo l’articolo 8-bis del dl 104. A oggi, in base a questa norma, l’esperienza di apprendistato nei tecnici e professionali ha interessato solo Enel che a settembre 2014 ha assunto circa 150 studenti-apprendisti. Ma il Jobs act ha cambiato verso. Lo schema di Dlgs di riordino dei contratti ha rinnovato l’apprendistato di primo livello (collegando istruzione e formazione professionale) a partire dai 15 anni. E così il Miur sembra essersi adeguato: la bozza di articolo 4, comma 6, del ddl ammette per i 15enni la possibilità di sottoscrivere un contratto d’apprendistato per la qualifica o per il diploma. E non solo negli istituti tecnici e professionali. Ma in tutti gli indirizzi delle superiori (quindi anche nei licei). I programmi sperimentali avviati dal dl Carrozza sono fatti salvi, «fino alla loro conclusione».

Sacconi: si spezza ogni pregiudizio sul lavoro
La norma inserita nel ddl, a quanto si apprende, è stata fortemente voluta dall’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ed estensore del Tu sull’apprendistato del 2011. «La riforma spezza definitivamente ogni pregiudizio nei confronti della valenza educativa del lavoro - spiega a Scuola24, Maurizio Sacconi -. Più che di alternanza si deve parlare di integrazione tra sapere pratico ed apprendimento teorico. In particolare sarebbe utile a conclusione del ciclo di scuola media consentire tanto l’apprendistato, quando è antidoto all’abbandono scolastico, quanto l’integrazione con esperienze che non costituiscono rapporto di lavoro».