Scuola, la detrazione per le paritarie Una relazione del ministero calcola che la detrazione di 400 euro all’anno per chi iscrive i figli in una scuola privata vale 66,4 milioni: il doppio nel 2016. «Finalmente» dice il sottosegretario Toccafondi, alfaniano. Dubbi sulle coperture di Luca Supino, L'Espresso 23.3.2015 Costerà 66,4 milioni di euro l’anno, la detrazione che il governo vuole assicurare alle famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie. Lo mette nero su bianco una bozza della relazione tecnica firmata dai dirigenti del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, che accompagnerà il disegno di legge che il consiglio dei ministri farà arrivare in parlamento, probabilmente al Senato, una volta chiuso il cerchio. La relazione fa i conti in tasca alla riforma, calcolando soprattutto l’onere derivante dalle stabilizzazioni degli insegnanti precari. Il numero di docenti stabilizzati non è quello inizialmente promesso, come noto, ma per coprirlo serviranno comunque, a regime, oltre 2 miliardi di euro. Meno di quanto previsto dalla Flc Cgil, ma comunque molto a giudicare dalla difficoltà con cui palazzo Chigi sta chiudendo il fascicolo coperture. 50 mila assunzioni dovrebbero esser fatte per coprire i posti già esistenti e vacanti, coperti finora dai precari. Altri 50 mila dovrebbero servire per comporre il cosiddetto organico funzionale. Sono, o meglio sarebbero, 100 mila insegnanti in tutto che comportano un onere complessivo, anche considerando che la maggioranza sono già in forza alla scuola pubblica, di 544 milioni nel 2015, 1 miliardo e 853 milioni nel 2016, e su a crescere, fino ai 2 miliardi e 233 milioni nel 2025. È con questo punto, che Renzi mette il parlamento di fronte a un testo prendere o lasciare, e a un calendario che dovrà essere velocissimo, per arrivare in tempo rispetto al prossimo anno scolastico. Chissà quanto si potrà discutere, dunque, di uno dei punti dolenti della riforma, l’articolo 17 del testo, che si occupa delle «misure per la sostenibilità delle scuole paritarie». La norma, fortemente voluta dall’alleato di governo Ncd ma difesa anche da pezzi del Pd, tra cui l’ex ministro Luigi Berlinguer, prevede la detraibilità del 19 per cento delle spese sostenute per la frequenza di scuole dell’infanzia, delle elementari e delle medie. Rispetto alla prima bozza della legge (quando ancora il governo pensava di fare un decreto) sono stati esclusi i licei. E anche la cifra massima si è ridotta a un decimo di quanto inizialmente previsto: l’importo annuo detraibile sarà di massimo 400 euro: alla fine, un risparmio di circa 75 euro l’anno. Il ministero, stando sempre a questa bozza, ha facilmente calcolato il costo complessivo dell’operazione. Nell’anno scolastico 2013/2014 al Miur sanno che gli alunni iscritti a una scuola paritaria sono stati circa 874 mila: 622 mila ad una scuola dell’infanzia, 186 mila ad una primaria e 66 mila alle medie. Esclusi, come detto, i 119 mila iscritti alle superiori. «Considerando il tetto massimo di spesa detraibile prevista dalla norma pari a 400,00 euro ad alunno» scrivono i tecnici nella relazioni, «si stima un ammontare totale di detrazione di circa 66,4 milioni euro». Che raddoppiano, nel 2016, se la norma dovesse realmente entrare in vigore già per il 2015: bisognerebbe allora prevedere un meno 116,2 milioni di euro di Irpef. Contentissimo il sottosegretario all’Istruzione, l’alfaniano, Gabriele Toccafondi: «È una rivoluzione culturale» dice, «a quindici anni dalla legge sulla parità scolastica, per la parità giuridica, finalmente si compie un primo passo per la parità economica». Il primo passo però non basta invece a Roberto Gontero, presidente nazionale dell’Associazione nazionale genitori scuole cattoliche: «La montagna non ha partorito neppure il classico topolino, ma addirittura una formica» dice, «parlare di un tetto di 400 euro a un genitore che affronta una spesa decisamente superiore ha un po’ il sapore della beffa». Gontero vorrebbe proprio che lo stato pagasse le rette per intero, a chi non può permetterselo, «garantendo così un reale diritto di scelta». Si dice contrario, ma per opposte ragioni, Raffaele Carcano, segretario dell’Uaar: «Non bastavano» dice, «le già cospicue risorse che ogni anno escono dalla casse dello Stato per il finanziamento delle scuole paritarie, non bastavano i quasi 700 milioni di euro erogati dalle amministrazioni locali, non bastava l’esenzione Imu-Tasi! Ora ci toccherà aggiungervi anche il costo delle detrazioni per le famiglie che decidono di mandare i propri figli alle private». Non è però sorpreso, Carcano: «D’altronde» continua, «non dovremmo sorprenderci: ben 44 parlamentari della maggioranza che sostiene il governo hanno scritto al premier Renzi nei giorni scorsi per chiedergli un intervento in questo senso. Ed è ben nota la simpatia della ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, per la “causa” delle scuole paritarie». La senatrice di Sel, Alessia Petraglia all’Espresso conferma la stima del Miur: «La cifra corrisponde grosso modo a quella che abbiamo stimato noi» dice la senatrice che nota, e con lei i colleghi del movimento 5 stelle, come manchino ancora indicazioni specifiche sulle coperture economiche. «Quando finalmente avremo il testo definitivo potremo aprire un confronto di merito su questo e su altri aspetti più che controversi della riforma» continua Petraglia, «intanto posso però dirmi contrarissima alla detrazione per le paritarie. Chi sceglie di iscrivere il proprio figlio ad una scuola privata è liberissimo di farlo, ma lo deve fare senza gravare su tutti gli altri. Se troviamo delle risorse da spendere in detrazione perché non darle allora a chi, nella scuola pubblica, si trova comunque a far fronte a continue spese e sottoscrizioni? Dal contributo volontario che volontario non è più, al videoproiettore comprato con una colletta, alla carta igienica: potrei fare a Renzi un lungo elenco di spese che devono affrontare i genitori». |