SPORT&SCUOLA

Palestre aperte, insegnanti di qualità
La battaglia dei prof di ginnastica

A Milano gli Stati Generali dell’Educazione Fisica: «La riforma del governo non basta: 7.000 nuovi insegnanti non sono niente. Fuori il Coni dalle scuole»

di Antonella De Gregorio,  Il Corriere della Sera scuola 21.3.2015

Maestri esperti alle elementari, laboratori di avviamento alla pratica sportiva alle medie e alle superiori. E fuori il Coni dalle scuole. Gli insegnanti di Educazione Fisica sono mobilitati. Dal governo, dicono, «sono arrivate solo dichiarazioni vuote». Un titolo da riempire di contenuti, quello del disegno di legge per la Buona Scuola, che prevede l’insegnamento della ginnastica nella primaria, con maestri qualificati. «Ma la riforma, così com’è, porterà solo a inserire negli istituti comprensivi i 7mila insegnanti della disciplina iscritti nelle Graduatorie a esaurimento. Lavoreranno con i ragazzi delle medie e, dove si potrà, anche con i bambini, ma a partire dalla terza elementare e solo un’ora a settimana», spiega Elena Trequattrini, presidente di Edumoto, l’associazione milanese di docenti di educazione fisica e di laureati in Scienze motorie che insieme a Capdi (organizzazione nazionale che riunisce una trentina di realtà territoriali), ha indetto per la prima volta in Italia, gli Stati Generali dell’educazione fisica. Sabato e domenica centinaia di prof di ginnastica di tutta Italia, politici, docenti universitari si riuniscono a Milano, per confrontarsi, elaborare idee, raccoglierle in un «manifesto» da presentare al governo per riempire di contenuti il ddl di riforma.

Una classe di concorso
Chiedono una classe di concorso e l’abilitazione specifica; due ore a settimana di insegnamento in tutti i cicli («È quello che si fa nelle paritarie e in Europa», spiega Trequattrini); più maestri specializzati («le Indicazioni Nazionali del 2012 prevedono l’educazione fisica alle elementari, ma mancano i maestri», dice). E si fa presto a capire che «stabilizzare» 7mila insegnanti non risolverà il problema: «Ci sono 30mila scuole statali nel Paese, 250mila classi, quattro milioni e 550mila bambini». Una stima l’aveva tentata l’ex ministro per lo Sport, Josefa Idem: solo per la promozione dell’attività fisica alla primaria, la ministra calcolava un fabbisogno di 11mila «specialisti», pari a un impegno economico, per lo Stato, di 250milioni di euro. «A Milano - ha detto Marco Bussetti, provveditore del capoluogo lombardo, 52 anni, una laurea in scienze motorie, un passato da insegnante di educazione fisica e da allenatore di basket - ci sono 21mila scuole pubbliche e 350 insegnanti di educazione fisica iscritti alle Gae. La copertura sarà a macchia di leopardo». Una «fortuna» che toccherà a qualcuno e non ad altri. «Lo sport è uno strumento educativo fondamentale in tutti gli ordini di scuola, ma è una disciplina spesso messa nell’angolo, soprattutto dove studiano i più piccoli: ci sono classi delle elementari che fanno ginnastica in aula. Senza esperti a guidarli, perché sono le maestre di italiano o matematica a fare ginnastica», sostiene.

Le attività complementari
Non che alle medie o alle superiori sia tutto rose e fiori: il Miur ha continuato a tagliare i fondi per le attività complementari di educazione fisica: gruppi sportivi, laboratori, organizzazione e partecipazione a campionati studenteschi. Per accompagnare i giovani alle gare, o avvicinarli a pallavolo, basket, rugby, le risorse sono passate dai 60 milioni del 2011 a 15 milioni: «75 euro lorde l’anno per scuola», sostiene Edumoto.

Palestre aperte
Le proposte: «Dare vita ad associazioni sportive scolastiche con più discipline, come si fa in Francia», dice Antonio Rossi, assessore allo Sport della Regione Lombardia. «E utilizzare, dopo Expo, le aree dell’evento per realizzare impianti sportivi di qualità, da mettere a disposizione degli universitari e della Federazione». «Aprire al territorio le palestre delle scuole (dopo un’urgente manutenzione straordinaria oltre che ordinaria), attraverso accordi con le associazioni; anche fuori dall’orario scolastico», suggerisce Ines Patrizia Quartieri, Consigliera delegata alla Rete scolastica ed Edilizia Istituzionale della Città metropolitana di Milano.

Via gli «specialisti»
Intanto, il ministero aveva provato a tamponare le carenze attraverso un accordo di collaborazione con Coni e ministero dello Sport: per promuovere l’attività fisica alle elementari, il Comitato Olimpico aveva messo sul piatto 7 milioni e mezzo di euro: altri cinque milioni i due dicasteri. Il progetto - lo «Sport di classe» - prevedeva che sportivi professionisti affiancassero gli insegnanti nelle scuole per spiegare come insegnare la materia. «Ma gli “specialisti” non hanno mai lavorato con i bambini, non sono mai entrati in palestra con loro, a volte hanno incontrato solo i dirigenti scolastici», lamentano gli organizzatori della due giorni milanese. «E sono i numeri a dire che il progetto è stato un flop: in Lombardia ha aderito solo il 20% delle scuole». «Va fermata quest’invasione dall’esterno e non si deve ripetere», dice Bussetti. «Non serve l’Accademia della crusca per insegnare Italiano. E così per l’Educazione Fisica: tutto quello che serve sono insegnanti preparati, formati e in grado di operare con qualità».