Scuola, il tribunale di Milano:
"I bandi per le supplenze vanno aperti anche agli stranieri"

I giudici hanno stabilito che è discriminatorio il requisito della cittadinanza italiana o comunitaria per la formazione delle graduatorie triennali di circolo e di istituto per le supplenze di insegnamento

di Zita Dazzila Repubblica 9.3.2015

Potrebbero saltare e richiedere un immediato aggiornamento tutte le graduatorie nazionali per le supplenze nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado, se gli insegnanti di nazionalità straniera ma con carta di soggiorno volessero fare ricorso. Il giudice Tullio Perillo, del tribunale di  Milano, ha accolto il ricorso di due professori immigrati, ma regolarmente residenti nel nostro Paese da molti anni, esclusi dai bandi per le supplenze nelle scuole con la motivazione della mancanza della cittadinanza italiana. Requisito che non è più necessario per accedere al pubblico impiego e all'insegnamento nella scuola statale.

Il ricorso è stato presentato dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione, dall'associazione Avvocati per niente onlus (vicina alla Caritas) e dal sindacato autonomo Cub Sur Scuola Università Ricerca. Nella sentenza si legge che è "discriminatorio" pretendere  il requisito della cittadinanza italiana o comunitaria per ammettere i professori che superano i concorsi alla  formazione delle graduatorie triennali di circolo e di istituto per le supplenze di insegnamento. Da molto tempo i concorsi per la pubblica amministrazione sono stati aperti anche ai cittadini stranieri, purché regolarmente residenti, e numerosissime sentenze hanno costretto gli enti pubblici ad ammettere chi era stato tagliato fuori. Questo è successo negli ospedali, nelle aziende di trasporto, nel servizio civile e anche nelle selezioni del personale di servizio Ata nelle scuole.

Il tribunale, fra l'altro, ha bocciato anche la clausola di priorità nell'insegnamento delle lingue straniere assegnata agli insegnanti italiani. Le associazioni e il sindacato nel loro ricorso avevano segnalato che ai bandi per le supplenze, essendo concorsi pubblici, devono poter concorrere gli stranieri, come prevedono disposizioni di legge, anche quelle dell'Unione europea. Proprio recentemente il ministero è stato costretto da un altro giudice del tribunale di Milano a riaprire i bandi per la selezione dei ragazzi ammessi al servizio civile, sempre su ricorso delle stesse associazioni, che già si erano battute per l'assegnazione dei bonus bebé e delle tutele in campo sanitario a tutti gli immigrati con carta di soggiorno o permesso in regola.

Questa è però la prima volta che la "discriminazione" avviene per quanto riguarda le graduatorie scolastiche. I casi non sono numerosi, perché non sono molti i cittadini stranieri che hanno i titoli necessari e che aspirano all'insegnamento. Ma tutte le graduatorie già formate potrebbero essere riviste, se si inserissero altri aspiranti docenti sulla scia dei due professori che hanno fatto ricorso in questo caso, assistiti dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri. Il tribunale ha ordinato la riapertura dei termini per proporre domanda e la conseguente riformulazione della graduatoria.

Le associazioni e l'organizzazione sindacale si augurano, si legge in una nota, che "si possa definitivamente chiudere la faticosa fase di non applicazione delle norme in tema di accesso degli stranieri al pubblico impiego". Gli avvocati cantano vittoria e invitano il ministero ora a fare chiarezza: "Il Miur ha illegittimamente escluso le numerose categorie di stranieri che ormai da molto tempo dovrebbero avere pieno diritto di accesso al pubblico impiego, alla sola condizione di avere una buona conoscenza della lingua italiana: un diritto garantito da disposizioni di legge che il Miur dovrebbe ben conoscere, ma che ha invece inspiegabilmente ignorato: si tratta non solo delle categorie previste dall'articolo 38 del Testo unico sul pubblico impiego, cioè familiari di cittadini comunitari, lungosoggiornanti, rifugiati politici e titolari di protezione sussisdiaria - che nell'insieme rappresentano piu del 60 per cento degli stranieri residenti in Italia - ma anche di altre due categorie: gli stranieri 'altamente qualificati', cioè i titolari di carta blu, e i familiari stranieri di cittadini italiani, per le quali esistono altre disposizioni comunitarie o nazionali".


I due avvocati parlano di "violazione delle norme sull'accesso degli stranieri al pubblico impiego, ripetutamente segnalata anche al Dipartimento della funzione pubblica, con scarsi risultati". Il giudice ha censurato anche la clausola che prevedeva "inspiegabilmente" la precedenza degli italiani nelle graduatorie per le supplenze di lingua straniera: le uniche alle quali gli stranieri erano già stati ammessi, se pure in posizione subordinata. Adesso le graduatorie dovranno essere riaperte con l'inserimento dei due esclusi e di quanti dopo di loro vorranno fare causa.