Scuola, c’è Napoli in cima ai desideri
dei prof 50enni che vogliono tornare a casa

Nel 2014 si sono registrate 40mila domande di trasferimento dei docenti tra i 40 e i 50 anni e 30mila da parte dei 50-60enni. Dopo il capoluogo campano ci sono Cosenza (158 rientri su 246 domande), Bari e Catania a pari merito, Salerno, Palermo, Reggio Calabria e Lecce. A fornire la mappa della mobilità è Orizzonte Scuola

di Alex CorlazzoliIl Fatto Quotidiano 28.1.2015

“Napule è mille culure, Napule è mille paure”, cantava Pino Daniele. Ma, soprattutto, Napoli resta nel cuore di tutti quegli insegnanti che si sono dovuti trasferire. La città di Masaniello è la prima in classifica tra i luoghi in cui si cerca di tornare dopo anni di insegnamento. A fornire la mappa della mobilità dei docenti italiani è Orizzonte Scuola che ha ripreso i dati forniti da “Voglio il ruolo.it” . E se da una parte non stupisce più di tanto che siano soprattutto alSud le città che registrano maggiori richieste di trasferimento da parte dei docenti che chiedono di tornare nella provincia di nascita, sorprende sapere che sono soprattutto i 40-60enni a cercare di raggiungere il paese natio.

Nel 2014 si sono registrate 40mila domande di trasferimento dei 40 – 50enni e 30mila da parte dei 50-60enni. Curioso sapere che anche oltre i sessanta, quando è ormai l’età della pensione si avvicina, c’è chi prova a tornare a “casa” (4 mila). Una mobilità così elevata tra ultraquarantenni e ultracinquantenni che si spiega facilmente con il fatto che queste fasce di età coincidono anche gli ingressi in ruolo: si firma il contratto a tempo indeterminato a 45 anni e si chiede il trasferimento a 50. E’ la vita del precario costretto da giovane ad allontanarsi da casa per entrare in graduatorie meno congestionate; restarci una decina o quindici d’anni e poi una volta conquistato il contratto a tempo indeterminato, puntare ad avvicinarsi a casa.

Guardando la fotografia della mobilità, è Napoli la città con più della metà delle domande (267 su 441) presentate da professori originari del capoluogo partenopeo. Seguono Cosenza (158 rientri su 246 domande);Bari e Catania a pari merito (153 su 239 la prima e 153 su 348 la seconda); Salerno (127 su 165), Palermo(119 su 288), Reggio Calabria (110 su 141), Lecce (108 su 129). Solo 43, invece, i docenti originari della capitale che chiedono di tornare in “caput mundi” forse anche perché a Roma negli anni scorsi molti insegnanti hanno trovato lavoro in scuole paritarie. Tra le città del Sud, le meno agognate sono Messina, Siracusa, Foggia, Avellino e L’Aquila.

Cambia la situazione al Nord dove i trasferimenti sono nettamente minori e anche i professori oriundi che anelano a tornare nella città dove sono cresciuti. Guardando con la lente d’ingrandimento i numeri possiamo solo notare che a Genova su 50 domande, 28 sono presentate da parte di insegnanti che vogliono tornare nella provincia di nascita: una bella soddisfazione per i liguri. Dati negativi invece per Milano: nella città della moda vogliono far rientro solo 33 insegnanti su 153 richieste. Un’analisi che conferma un problema che in Italia esiste: nel 2015 l’emigrazione dei giovani dal Sud al Nord è in netto aumento soprattutto nel settore dell’istruzione dove ogni anno registriamo un peregrinaggio negli uffici scolastici provinciali che modifica l’organico e spezza le vite di chi è costretto a lasciare famiglia, casa e amici per trovare un posto di lavoro.