GRUPPO DI FIRENZE

per la scuola del merito e della responsabilità

La deriva demagogica nel governo della scuola.
Dopo la lode delle occupazioni,
Faraone insedia gli studenti nei nuclei di valutazione

G.R. dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità, 21.1.2015

 

Il sottosegretario Faraone si muove da tempo come ministro de facto, e purtroppo lo fa doppiando in demagogia  i predecessori, che pure si erano distinti per ricerca della popolarità a buon mercato. La notizia è che dal prossimo anno scolastico gli studenti compileranno un questionario in cui, stando alle anticipazioni di “Repubblica”, diranno la loro sulla puntualità dei docenti, sulla loro capacità espositiva e sull’efficacia dell’insegnamento. È anche possibile che sia contemplata una voce “suggerimenti”. Nel secondo ciclo, inoltre, uno studente eletto verrà inserito nel nucleo di valutazione interno, con diritto di voto nel caso della valutazione alla fine dell’anno di prova (non previsto invece per gli aumenti premiali di stipendio). Che nella valutazione della scuola e dei docenti i pareri degli allievi possano essere uno degli elementi da prendere in considerazione, anche se con le dovute cautele e purché vengano espressi su aspetti che sono in grado di apprezzare, lo abbiamo sempre affermato. Qui però siamo di fronte a un’operazione inquinata dalla demagogia sia nei contenuti, sia nei modi con cui è presentata. Una cosa infatti è ascoltare anche gli studenti, altro è chiamarli a far parte di un organismo tecnico-professionale quale il nucleo di valutazione, in quanto ovviamente privi della necessaria preparazione per assolvere un compito tanto delicato; e peraltro già si tratterebbe, anche senza questa enormità, di un organismo esclusivamente interno che fa disinvoltamente a meno dell’apporto fondamentale di un servizio ispettivo adeguato. Quanto alle tre questioni indicate nel questionario, passi per la puntualità (che comunque dovrebbe essere controllata dal dirigente e dai suoi collaboratori) e per la chiarezza espositiva; ma l’efficacia didattica, che è argomento complesso, non è certo tema da porre a uno studente, potenzialmente interessato a scaricare sui docenti i suoi ritardi nell’apprendimento. Sui possibili "suggerimenti" ai propri insegnanti meglio sorvolare...

Neppure accettabili sono le motivazioni e i toni con cui il sottosegretario giustifica la novità. Dopo il panegirico degli occupanti di qualche tempo fa, dichiara infatti : “Abbiamo deciso di chiudere la fase del paternalismo dei benpensanti e mettere i giovani davvero al centro della scuola, la loro partecipazione alle decisioni che li riguardano deve diventare strutturale”. Forse Faraone considera paternalistico vedere i ragazzi come persone in via di formazione, che non  si possono mettere sullo stesso piano dei docenti e del dirigente di una scuola. Come mai allora non sono i malati a valutare i medici, né gli imputati i giudici? Forse è quello che ha visto (o ha voluto vedere) nelle scuole che lo ha convinto: “Negli studenti che ho incontrato ho visto la classe dirigente di domani: ragazzi con le idee chiare, di prospettiva, pragmatici e determinati. Non sonominus habens, non sono immaturi. E a scuola si decide della loro vita”. Di fronte a una retorica del genere, che fa da base, con qualche supponenza, alle riforme annunciate, anche per i più allergici alla dietrologia è impossibile non pensare che si tratti soprattutto di recuperare al governo il consenso di quei giovani che ne dicevano peste e corna nelle mobilitazioni autunnali contro la “Buona Scuola” (in cui tra l’altro non c’era traccia di studenti valutatori e neppure nel questionario on line). Guarda caso il giorno dopo “La Repubblica” titola: Gli studenti applaudono Faraone: dateci potere. E c’è da temere che ben presto si cominci a parlare di voto ai sedicenni. (GR)