Super autonomia scolastica
culla di ipocrisia e arrivismo?

Lucio Ficara, La Tecnica della Scuola 11.1.2015

Sono da più di venti anni che si continua a parlare di riforma scolastica, cambiano gli attori al governo del Paese, ma la litania è sempre la stessa: “la nostra scuola ha bisogno della solita riforma epocale”. Su una cosa sono tutti assolutamente d’accordo, destra, sinistra, centro, M5S compreso, bisogna insistere sull’autonomia scolastica, rafforzandola pienamente e dando sempre maggiori poteri decisionali al dirigente scolastico. Una politica parlamentare divisa ed in contrasto su tutto, trova invece un’unione d’intenti su quella che sembra essere una parola magica indiscutibile e un valore assoluto imprescindibile, cioè l’“AUTONOMIA SCOLASTICA”. Guai a mettere in discussione l’autonomia scolastica, sembra compiere il reato di lesa maestà, eppure la grande maggioranza degli insegnanti italiani ritengono un grande fallimento l’esperienza di questi ultimi 15 anni di autonomia scolastica, che tra l’altro ha fatto proliferare tanta ipocrisia, fiumi di arrivismo e un clientelismo poco edificante. In questi 15 anni di autonomia scolastica con i fondi della legge 440/97 istituiti per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi, al fine di realizzare una piena autonomia scolastica, si è riusciti nell’incredibile risultato di fare sprofondare nelle ultime posizioni delle classifiche Ocse-Pisa, i nostri alunni. Ma allora a chi è servita questa autonomia scolastica, se con la scuola centralizzata i risultati dei nostri studenti erano più convincenti? Ad ascoltare la voce degli insegnanti, cioè la stessa che ha sonoramente bocciato la super autonomia scolastica della Buona scuola, sembrerebbe che ad avvantaggiarsi di questa autonomia scolastica sono stati primariamente i dirigenti scolastici e i loro fidi collaboratori che si sono arricchiti con i fondi dell’autonomia, organizzando corsi, corsetti, progetti e progettini. Nel frattempo la didattica curricolare, l’Italiano, la matematica e tutte le altre discipline, sono diventate secondarie, rispetto all’attività extra-curricolare. Un mare di soldi mal speso? Sembrerebbe proprio di si a sentire il pensiero di navigati professori dall’esperienza trentennale. Con l’autonomia scolastica si è sepolta per sempre la tanto invidiata scuola centralizzata che ha formato una grande classe dirigente. Questo è il pensiero che viene sussurrato, a bassa voce e senza farsi troppo sentire, da alcuni colleghi che durante un’ora buca, in sala professori, si ritrovano a parlare di scuola. Con la riforma epocale della Buona Scuola si vuole insistere ancora, ed ecco quindi arrivare la super autonomia e il super dirigente scolastico con poteri decisionali enormi. Come sarà quindi la scuola del domani? Il timore è, ma spero tanto di sbagliarmi, che la scuola conoscerà tempi ancora più bui, sarà un luogo dove non esisteranno più regole certe, se non quelle dettate dal capo, dove concessioni e favori per alcuni, prenderanno il posto del diritto valido per tutti. La scuola potrebbe essere il luogo dove gli insegnanti per sopravvivere dovranno ipocritamente inchinarsi al loro capo per arrivare ad ottenere quanto da loro desiderato. Una scuola di questo genere è utile certamente per qualcuno, ma non lo è per i nostri ragazzi. Altro che scuola del merito, si sta realizzando una scuola buona per gli insegnanti ruffiani, carrieristi e arrivisti. Ma a pensarla così, è solo qualche docente sabotatore dell’autonomia scolastica o la maggioranza degli insegnanti? Mi piacerebbe sentire i commenti dei lettori, che come sempre sono molto illuminanti.