Scuola, nel 2015 corsa dei prof C'è un boom di richieste rispetto allo scorso anno: 17mila contro 10mila. Tra insoddisfazione e timore di essere in difficoltà sulla cattedra a 67-68 anni Salvo Intravaia, la Repubblica 19.1.2015 Boom di pensionamenti nella scuola. Un primo dato ufficioso sulle domande presentate entro il 15 gennaio scorso dagli insegnanti italiani, a partire dal primo settembre di quest'anno, disegna una vera e propria fuga dalla scuola. Sono 17mila i docenti che hanno preferito lasciare spazio ai più giovani, o sono stati costretti a passare la mano dalle nuove regole sui pensionamenti, e rappresentano un balzo in avanti rispetto all'anno scorso del 70 per cento. Nel 2013/2014, sono stati 10mila gli insegnanti di scuola materna, elementare, media e superiore che hanno preferito appendere gesso e registro al chiodo. Turn-over fisiologico, ricerca di una vita più a misura d'uomo o ritirata da una scuola ormai troppo complessa? Forse tutte e tre le cose. Alberto Ferrara insegna Italiano e Latino in un liceo palermitano. Prima di presentare domanda ci ha pensato parecchio. Alle soglie dei 65 anni, avrebbe voluto rimanere in servizio ancora, ma era indeciso. Poi è rientrato in un lungo elenco di pensionati ope legis ed è stato contento di andarsene. "Sono troppo stanco di una scuola che non riconosco più", spiega. "In quasi quarant'anni di servizio avrò preso in tutto un mese di congedo - aggiunge - lavorando sempre per il bene dei ragazzi. Ma la scuola di oggi è eccessivamente esasperata dalle tecnologie e dai test all'americana senza che i ragazzi riescano a studiare più come prima. Fino a 10/15 anni fa, tutti riuscivano a ottenere buoni risultati. Adesso no. E io non ho più la forza di aggiornarmi". Una specie di atto d'accusa che chiama in causa tutti. Per andare in pensione a domanda, quest'anno, occorre compiere 66anni e tre mesi d'età tra il primo settembre e il 31 dicembre 2015. Oppure avere già maturato 42 anni e sei mesi di contribuzione, per gli uomini, e 41 anni e sei mesi, per le donne, entro il 31 dicembre di quest'anno. Poi esistono una serie di casi particolari per i quali si viene collocati a riposo forzoso o si può ancora optare se restare o andare via. Ma basta fare un giro tra i corridoi di una scuola per ascoltare i commenti degli insegnanti italiani di fronte alla possibilità di lasciare la cattedra. Le maestre di scuola elementare e materna, per la maggior parte dei casi, non riescono a pensare di dovere rimanere in servizio fino a 67 o 68 anni. E chi intravede uno spiraglio toglie volentieri il disturbo. Le generazioni di nativi digitali e le classi sempre più affollate hanno reso sempre più pesante questo lavoro, soprattutto con i più piccoli. Stesso discorso per le scuole medie e superiori dove il rapporto tra docenti e studenti non è più quello di un tempo. E spesso con un complesso rapporto con i genitori. Il risultato è un lavoro sempre più difficile, complicato dall'età che avanza e dalle tecnologie che hanno invaso prepotentemente le scuole italiane. Con una retribuzione che ha perso potere di acquisto negli ultimi cinque anni e una considerazione sociale ai livelli più bassi che la categoria ricordi. E per molti, questo basta per ammainare le vele e sperare in un dopo migliore.
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