Riforma Pa, statali fannulloni:
licenziamenti più agevoli
in caso di "brutte pagelle" per due anni

 L'Huffington Post, 30.12.2014

"Manderemo a casa gli statali fannulloni", misure nel decreto legge Madia. Dopo l’annuncio di Renzi in conferenza stampa, in molti oggi si chiedono cosa cambierà davvero nel mondo del pubblico impiego. Per averne certezza matematica, bisognerà aspettare febbraio-marzo, ma fin da ora è possibile tracciare alcune linee. A cominciare dal licenziamento degli statali, uno dei tabù più resistenti nel mercato del lavoro italiano. Il tema verrà affrontato nella riforma Madia sulla Pubblica amministrazione, che da mesi giace in Senato.

Per ora, il testo non tratta il tema delle uscite dei dipendenti pubblici, ma si limita alla questione assunzioni. Come spiega Il Messaggero, a cambiare saranno i meccanismi di assunzione: ci sarà un unico concorso, poi i vincitori saranno smistati nelle varie amministrazioni; i precari della Pa godranno di un punteggio più alto.

Sui licenziamenti, invece, il decreto potrebbe puntare a semplificare l’iter già previsto dalla riforma Brunetta, in base alla quale l’allontanamento del dipendente pubblico poco produttivo è già – teoricamente – possibile. I motivi per cui un dipendente Pa può essere licenziato, oggi, sono sette: 1) falsa attestazione della presenza in servizio; 2) assenza ingiustificata per più di tre giorni in un biennio; 3) ingiustificato rifiuto al trasferimento; 4) documenti falsi per assunzione o progressione di carriera; 5) condotte gravi, aggressioni o molestie; 6) condanna penale definitiva con interdizione dai pubblici uffici; 7) valutazione insufficiente del rendimento lavorativo per almeno due anni.
Il punto – come spiega ancora Il Messaggero – è che oggi nessun dirigente pubblico è disposto a correre il rischio di allontanare un suo dipendente poiché, nel caso in cui il licenziamento venisse ritenuto “illegittimo”, spetterebbe al dirigente stesso il risarcimento del danno erariale. Il ddl Madia potrebbe cercare di risolvere questo nodo semplificando l’iter, trasformando così la teoria in pratica.

Quanto ai licenziamenti economici, quelli “collettivi” sono stati “decisamente semplificati con le norme sulla mobilità del decreto Madia”, spiega al Messaggero Giuliano Cazzola, economista esperto di temi del lavoro. In base a queste norme, i lavoratori statali possono essere trasferiti liberamente, entro i 50 chilometri, all’interno di una stessa o più amministrazioni. Se un lavoratore messo in mobilità non accetta il trasferimento, ha diritto per due anni all’80% dello stipendio, poi può essere licenziato. Infine, c’è la norma sul demansionamento, altra carta da giocare in caso di esuberi.