SCUOLA&TELEFONINI

New York, la svolta di de Blasio
Sì ai cellulari in classe, è più sicuro

Erano stati vietati dall’ex sindaco Bloomberg. In Italia restano vietati ma in realtà il bando esiste solo sulla carta e molte scuole sono molto tolleranti con tablet e telefonini

di Carola Traverso Saibante, Il Corriere della Sera scuola 14.1.2015

Sì ai telefonini a scuola: lo ha deciso il sindaco di New York, Bill de Blasio. Come aveva promesso in campagna elettorale, dai primi di marzo farà decadere il divieto, finora valido per tutte le scuole pubbliche di New York, di avere con sé cellulari e ogni altro dispositivo elettronico, come i tablet. La nuova regola riguarderà oltre 1.1 milioni di studenti, e la motivazione principale è la considerazione che i genitori devono poter contattare la prole quando lo desiderano: «I genitori devono poter chiamare o messaggiare i propri figli, è questo il succo» ha affermato il primo cittadino della Grande Mela. Si tratterebbe dunque di una misura di sicurezza, dettata anche da criteri d’equità: non solo nelle scuole private le politiche possono essere diverse, ma gli istituti pubblici più severi nell’applicare la norma erano finora paradossalmente quelle nei quartieri più pericolosi, dove dunque è più legittima la necessità genitoriale di poter essere in contatto con i ragazzi, o i bambini. Infatti, mentre in molte scuole vigeva oramai la politica dello «occhio non vede, cuore non duole», ossia gli studenti avevano il telefonino – spento – nello zaino, e ciò era tollerato, nelle scuole più a rischio gli alunni devono passare attraverso un metal detector all’ingresso, e i cellulari venivano finora confiscati.

Il divieto e tutti i modi per aggirarlo
Il bando, messo in atto dal predecessore di de Blasio, Michael Bloomberg, aveva dato vita a fiorenti piccole attività di stoccaggio cellulari nei pressi delle scuole: moltissimi studenti depositavano il telefonino in negozi o furgoni che si erano attrezzati allo scopo, tipicamente a un dollaro al giorno: molte famiglie spendevano oltre 150 euro l’anno a figlio per tale servizio. Ogni scuola dovrà adesso sviluppare delle linee-guida per l’uso del telefonino, in accordo con i genitori. Le opzioni variano dal lasciarli nello zaino o in un posto ad hoc durante la giornata scolastica, sempre spenti, alla possibilità invece di utilizzarli durante la pausa pranzo, o solo in aree designate. Fino a quella di consentire il loro utilizzo in classe (in alcune o tutte) a «scopi educativi» (mai durante i test). Le scuole che tarderanno nel delineare le proprie regole seguiranno per adesso la politica-base di permettere l’ingresso del telefonino a scuola, tenendolo però dormiente ed eclissato. Agli alunni che sgarranno, il cellulare verrà confiscato : finora anche a questo riguardo le politiche erano molto disomogenee, da un ammonimento verbale al trattenimento dell’alunno alla fine delle lezioni, alla sospensione dalle attività più piacevoli, come la mensa. Nell’ambito di questa discussione, le scuole sono anche spronate a occuparsi in termini educativi di cyberbullismo e d’insegnare ai propri alunni come essere cittadini digitali responsabili. Genitori, studenti ed insegnanti sono generalmente soddisfatti dal cambiamento nelle regole sul telefonino.

In Italia telefonini vietati
E in Italia? La regola è il divieto di utilizzo dei cellulari a scuola, per tutti i gradi. La questione è regolamentata principalmente dalla Direttiva Ministeriale n. 30 del 15/3/2007 , che prevede sanzioni disciplinari per chi viene sorpreso a usare il telefonino durante le lezioni, rafforzata da un’altra norma del novembre dello stesso anno per tutelare la privacy e prevenire il cyberbullismo. Anche da noi, la questione di poter avere con sé il cellulare a scuola è controversa, perché tanti genitori vogliono che il proprio figlio sia rintracciabile. E le politiche – e il grado di severità – variano da istituto a istituto e a volte da professore a professore. Alcuni insegnanti li ritirano all’inizio delle lezioni per riconsegnarli, ma anche in questo caso ci sono studenti che ne posseggono più d’uno e dunque il divieto è facilmente aggirabile. Altri professori lo ritirano solo prima delle verifiche. Normalmente, quando un alunno viene «beccato» a usare il cellulare in aula, gli viene sequestrato e sono poi i genitori a doversi presentare per ritiralo, subendo la giusta ramanzina. A volte, invece, soprattutto con i ragazzi più grandi, l’unica blanda reazione è una ripresa verbale. I genitori sono più difficili da arginare degli alunni stessi, e si trovano a comunicare con il pargolo non solo per le emergenze, ma magari per fornire informazioni su Ungaretti, durante il tema d’italiano. La verità è che il bando italiano ai telefonini a scuola vige sostanzialmente solo sulla carta: mentre scrivevo questo articolo di prima mattina, mi messaggiavo con una studentessa impegnata sui banchi di scuola, per avere delucidazioni sulle politiche della suo istituto al riguardo...