Giannini: le priorità politiche per il 2015

 Tuttoscuola, 9.2.2015

Promuovere e incentivare gli interventi in materia di edilizia scolastica, ridurre drasticamente il precariato fra i docenti e aumentare la formazione della classe insegnante, eliminare le 'molestie' burocratiche a cui sono sottoposti dirigenti scolastici e professori. E ancora, sostenere il percorso di internazionalizzazione degli atenei italiani e delle istituzioni dell'Alta formazione artistica musicale e coreutica (AFAM)sia dal punto di vista della mobilità degli studenti che di quella dei docenti. Rendere più agevole e appetibile l'accesso alla carriera accademica da parte dei giovani. Ripensare l'orientamento all'università e al mondo del lavoro. Migliorare la programmazione degli interventi nell'ambito della ricerca. Riaprire il confronto sul tema delle borse di studio universitarie.

Sono alcuni dei 24 punti contenuti nell'Atto di indirizzo  firmato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, che individua le priorità politiche per il 2015.

Sul versante della scuola il Miur si impegnerà nella promozione della valutazione come strumento di miglioramento della scuola e di valorizzazione degli insegnanti. Al centro dell'attività 2015 anche il potenziamento delle competenze linguistiche, economiche e informatiche degli alunni e l'incremento del numero di studenti delle scuole secondarie che hanno accesso a percorsi di alternanza scuola-lavoro. Fra le priorità anche l’ottimizzazione degli spazi di autonomia degli istituti, attraverso l’attuazione dell’organico funzionale e l’incentivazione dell’utilizzo condiviso di risorse strumentali e umane tra reti di scuole.

Il documento prevede inoltre un forte impegno a rendere la scuola sempre più “aperta”, anche oltre l’orario delle lezioni, per lo sviluppo di progetti e programmi dedicati e per contrastare la dispersione scolastica. Si punta poi ad una scuola digitale e dematerializzata, per semplificare i flussi di dati e promuovere nuove forme di insegnamento.

Quanto all'università tra gli obiettivi per il 2015 compare anche l'accelerazione della distribuzione delle risorse alle sedi su base meritocratica e il ricambio generazionale della classe docente. Le priorità del Miur proseguono con la riprogrammazione dell’orientamento universitario per assicurare un miglior collegamento tra mondo del lavoro e mondo accademico.

Rendere più semplici le procedure di assegnazione delle risorse per la ricerca e quelle di programmazione, anche attraverso la creazione di Coordinamento Nazionale degli Enti pubblici di ricerca, è un altro degli obiettivi indicati. Sempre nell’ambito della ricerca, verranno promosse politiche di mobilità dei ricercatori a tutti i livelli e, nell’ambito del quadro europeo, in linea con il programma “Horizon 2020”, saranno favoriti processi di apertura internazionale degli Enti pubblici di ricerca.

Gli istituti di Alta formazione artistica, musicale e coreutica saranno non solo aiutati a migliorare i loro processi di internazionalizzazione, ma riformati nella struttura, con particolare riguardo all’offerta formativa e al reclutamento, e nella governance, per favorire un sistema di autonomia responsabile.

 

Sono anni che Tuttoscuola dà puntualmente conto di tutto ciò che si muove nel campo delle tecnologie applicate all’insegnamento e al funzionamento degli istituti scolastici. Rubriche, dossier, notizie, un canale tematico dedicato, TuttoSCUOLA DIGITALE (http://www.tuttoscuola.com/scuoladigitale/), che riporta nel sottotitolo quello che è l’approccio da noi suggerito: “il giusto mix tra innovazione e tradizione”.

Abbiamo raccontato tante esperienze, iniziative pionieristiche, best practices e insuccessi, e riportato tanti annunci e promesse. Ma a rileggere queste ultime in sequenza nell’interessantissimo articolo “La scuola digitale? Fra quattro secoli” di Gian Antonio Stella, uscito sulla prima pagina del “Corriere della sera” di sabato, non si sa se ridere o piangere.

Stella traccia un quadro impietoso di decenni di annunci e ritardi, mettendo alla berlina tutta la politica di innovazione digitale nelle scuole degli ultimi trent'anni. Inizia così: “Dopo le mirabolanti promesse di un fantastilione di triliardi siamo messi così: le «scuol@2.0» all’altezza delle sfide digitali mondiali sono in Italia 38 su 8.519. Di questo passo, accusa Tuttoscuola, occorreranno «437 anni per digitalizzarle tutte». È una sconfitta epocale. Che la dice lunga sulle indecorose panzane che ci sono state rifilate per anni”.

L’editorialista del Corriere passa quindi in rassegna le promesse e gli slogan di oltre un quarto di secolo da parte di ministri e governi (sinistra e di destra) che si impegnavano nell'applicazione informatica e digitale nell'ambito della scuola: si va da Giovanni Galloni a Luigi Berlinguer, dal governo Amato a Letizia Moratti, da Lucio Stanca a, più recentemente, Mariastella Gelmini e Francesco Profumo. Poco di quanto annunciato è stato effettivamente realizzato.

L'articolo snocciola poi dati, sondaggi ed esperienze sul ritardo del digitale nella scuola italiana, ricordando che certo “esistono eccellenze”, ma, “come scrive la rivista Tuttoscuola diretta da Giovanni Vinciguerra, le scuole sperimentali dei due progetti «cl@ssi 2.0» e «scuol@2.0» sono ambitissime. Ma sono rare: «Nel 2012-13 erano 416 le cl@ssi 2.0, dotate di minicomputer per tutti gli alunni per interagire con la lezione in tempo reale. Mentre erano solo 14 le scuol@2.0, completamente digitalizzate». E Stella conclude chiedendo: “Li abbiamo, quattro secoli e mezzo, per recuperare i ritardi?”

Per fortuna, accanto alle poche fortunate scuole rientrate nel progetto ministeriale "Scuol@ 2.0", ce ne sono altre che con spirito di iniziativa e capacità stanno facendo da sole. Tuttoscuola le ha visitate e continua a raccontarle nell'inchiesta sulla scuola digitale, un viaggio che prosegue ormai da due anni (gli speciali sono liberamente scaricabili alla pagina http://www.tuttoscuola.com/ scuoladigitale/). Alcuni nomi? L’Istituto Fermi di Mantova, il Liceo Monti di Cesena, l’Istituto superiore Savoia Benincasa di Ancona, il Liceo Lussana di Bergamo, l’Istituto Beata Vergine di S. Luca di Bologna, l’ITIS Pacioli di Crema, l’Itc Tosi di Busto Arsizio. E potremmo continuare.

Ma non ci si può affidare solo a presidi lungimiranti e docenti appassionati che fanno miracoli reperendo fondi e innovando contando solo sulle proprie forze. Bisognerebbe fare sistema. E le istituzioni dovrebbero mantenere le promesse.