LA CIRCOLARE DEL MIUR. PREVISTE 15 ANI FA,
DIVENTERANNO OBBLIGATORIE NEL 2016/17

Dalla «A» alla «D»: ecco i nuovi voti
per valutare le competenze

Problem solving, attitudini personali, stili di vita: parte la sperimentazione per la «certificazione delle competenze». Entro il 20 marzo le scuole possono candidarsi

di Antonella De Gregorio, Il Corriere della Sera scuola 17.2.2015

In punta di piedi (perché, va premesso, non ci sono risorse extra per accompagnare la novità), entra nella scuola la «Certificazione delle competenze». Per gli studenti che concludono i cicli del primo grado - quinta elementare e terza media - alla tradizionale pagella che valuta con un numero la capacità di far di conto e coniugare i verbi, si aggiungerà presto una scheda che descrive la «padronanza dei saperi acquisiti, la capacità di usarli per affrontare compiti e problemi, complessi e nuovi, reali e simulati». Non più (solo) l’accumulo di conoscenze, ma «il modo in cui vengono messe in relazione fra di loro e con il mondo che ci circonda» si legge nella Circolare del Miur (la n.3/2015) appena emanata, che contiene le indicazioni per l’«adozione sperimentale dei nuovi modelli nazionali di certificazione delle competenze». Problem solving e abilità, atteggiamenti ed emozioni, potenzialità, stile di vita. Un complesso insieme di caratteristiche che gli insegnanti sono chiamati a osservare nel tempo, misurare e raccontare in una scheda che verrà consegnata alle famiglie a fine anno, insieme alla pagella. Restituirà un profilo più dettagliato dello studente, ne documenterà il percorso compiuto e il processo di crescita individuale, favorendo la continuità dell’offerta formativa «e lo aiuterà - scrive il Miur - a effettuare scelte per il futuro».

«Avanzato» o «Iniziale»?
Il giudizio di sintesi sarà espresso in lettere, all’inglese: dalla «A» di un livello «Avanzato», molto competente (nel risolvere problemi complessi, decidere con responsabilità, padroneggiare le conoscenze), alla «D» di uno stadio «Iniziale» («L’alunno, se opportunamente guidato, svolge compiti semplici in situazioni note»), passando per la «B» di «Intermedio» e la «C» di «Base». Non sono previste voci negative: il nuovo modello di valutazione non vuole segnalare quello che non va, ma dare l’indicazione di una strada da percorrere.

Competenze europee
Le competenze cui la certificazione fa riferimento sono quelle considerate chiave per l’apprendimento permanente e individuate dalla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 2006. I nuovi modelli, accompagnati da Linee Guida e dalla circolare di accompagnamento per l’avvio sperimentale sono a disposizione delle scuole. Chi vuole aderire già da quest’anno può comunicarlo all’Ufficio Scolastico Regionale di competenza entro il 20 marzo. Si impegnerà così a intraprendere un percorso di ricerca-sperimentazione che prevede la costituzione di un «gruppo di progetto», la comunicazione ai genitori, l’analisi dele ricadute sull’attività «ordinaria». Le osservazioni raccolte nei prossimi mesi serviranno ad aggiustare il tiro. Il prossimo anno, tutte le quinte primarie e le terze medie della Penisola adotteranno «in via sperimentale» la certificazione, che dal 2016/17 entrerà in via definitiva e obbligatoria nella routine della valutazione.

Quindici anni di gestazione
Prevista dal regolamento per l’autonomia scolastica quindici anni fa, la certificazione delle competenze è rimasta lettera morta per anni; riesumata in maniera «occasionale» dal ministro Fioroni nel 2007, fu poi rilanciata dalla Gelmini, con una valutazione in decimali, uguale a quella degli apprendimenti. La svolta, con le nuove Indicazioni nazionali per il curricolo (2012), che hanno costretto a rivedere il tutto per armonizzare le certificazioni ai nuovi contenuti. Negli ultimi anni, la Certificazione delle competenze è stata compilata dalla maggior parte delle scuole, ma in maniera autonoma e ciascuna con un proprio modello di valutazione. Adesso sarà uguale per tutto il territorio.

Come valutare
Gli insegnanti hanno quindi modo di mettersi alla prova e dovranno familiarizzare il prima possibile con la novità, perché i descrittori che dovranno usare presuppongono nuovi modi di conoscere e valutare gli alunni e le loro capacità, diversi e più complessi di quelli usati per gli apprendimenti disciplinari. E qui sta, in fondo, l’incognita dell’effettiva applicazione.

 

Il De profundis del liceo Classico e la fine della sbornia collettiva da Masterchef. Le prime indiscrezioni sulle scelte di famiglie e studenti alle prese con le iscrizioni alle scuole superiori per il prossimo anno scolastico (chiuse, online, il 15 febbraio) confermano, appunto, il calo delle preferenze per il liceo Classico (sceso al 5,5%, contro il 6,1% del 2014 e il 10% di 8 anni fa), mettono sul podio gli istituti Tecnici (oltre il 30%, con maggior gradimento per il settore Tecnologico che per quello Economico), promuovono liceo Scientifico (che supera il 24,5%, in crescita negli ultimi tre anni) e Linguistico (che doppia il Classico).
Quasi dimezzate le richieste per i Professionali, che con 60 mila iscritti nel settore Servizi si lasciano alle spalle un paio di stagioni record, quando l’Istituto alberghiero, da solo, raccoglieva 50 mila ragazzi. Oggi in totale si aggiudicano il 17% della torta.

Liceali più della metà degli studenti
Tutti dati che andranno confermati nei prossimi giorni, quando lo staff del ministro avrà elaborato le statistiche dettagliate per tutti gli indirizzi. Sarà interessante, per esempio, verificare se i numeri avalleranno l’andamento difficile, nell’istruzione tecnica, per il corso «Costruzione, ambiente e territorio» con cui la Riforma dei cicli superiori ha reinventato la figura del geometra, ma che sconta un appannamento legato al diverso nome e alla crisi dell’edilizia. O se a intercettare gli studenti in fuga dagli studi classici sono, come sembra, soprattutto i licei linguistici (al 10%) e artistici (4%).
Intanto, questa la prima, informale fotografia dei 480.413 studenti che hanno proceduto all’iscrizione attraverso Internet (un milione e mezzo comprese anche quelle per il primo anno di elementari e medie). A loro si aggiungeranno i ritardatari, che porteranno il totale vicino ai 507 mila che lo scorso anno sono entrati nella scuola «dei grandi».
Si conferma dunque la preferenza per le materie scientifiche, le conoscenze informatiche, le lingue straniere. Ancora dominante la «licealizzazione» (se si allarga lo sguardo a comprendere licei delle scienze umane, artistici, musicali, si supera il 50% delle scelte).

Il Sud che avanza
Un altro dato che sembra consolidarsi è l’avanzata dei licei al Centro-Sud: al liceo Classico, in Emilia Romagna si sono iscritti il 3,5% degli studenti, in Friuli Venezia Giulia il 3,70%, in Lombardia il 4%. Boom nel Lazio (quasi uno studente su dieci), in Calabria (8,60%), in Basilicata (8,4%). Altro fenomeno immutato, la «femminilizzazione» degli studi classici (un tempo scuola della classe dirigente), dove le ragazze battono i maschi 70 (per cento) a 30. «Un ottimo corso di studi, che però dovrebbe adottare più buon senso ed equilibrio, soprattutto nelle valutazioni», sostiene un esperto di giovani e di orientamento come Francesco Dell’Oro. La scuola, dice, deve richiedere impegno, non sofferenza. E passione, curiosità. Se no finisce per alimentare quel drappello (46 diplomati su 100) che - si legge nell’ultimo rapporto Almadiploma - se potesse tornare indietro, farebbe altro.