L'intervento

Esami seri o farsa?

Pasquale Almirante, La Sicilia 1.2.2015

Finalmente il Miur ha annunciato le materie affidate ai commissari esterni agli esami di Stato che, se per un verso tolgono l'ansia dell'attesa, dall'altro impongono ai docenti curricolari di approfondire temi e argomenti prescelti, mentre si caricano di aspettative i ragazzi, alle prese con tre commissari, dei complessivi sei che compongono la commissione più il presidente, di cui apparentemente non si conosce nulla. Tuttavia, è il caso di temerne il giudizio? Forse no, anche perché, come fa rilevare un portale di studenti, tutti i giudizi sulle prove scritte sono dati collegialmente sulla base di una collegiale correzione. Perfino la terza prova scritta, il cosiddetto quizzone, nasce, non solo dalle esercitazioni svolte nel corso dell'anno, ma anche dai programmi effettivamente svolti, mentre per quanto riguarda l'esame orale, benché i membri esterni possano avere un peso forte, la tesina può dare una mano, sia che essa venga copiata da internet sia che venga elaborata con fatica.

In ogni caso, la paventata soppressione della componente esterna agli esami di Stato è venuta meno, cosicché almeno questa ritualità annuale, che coinvolge l'ultimo anno delle scuole di secondo grado, si tinge di un alone di serietà, nonostante sarebbe il caso di ripensare il complesso delle prova e la sua funzione abilitante, visto che il diploma ha ancora validità legale. Per molti esperti è infatti venuta l'ora di smettere di bocciare all'ultimo anno sia perché quasi il 99% degli alunni supera gli esami e sia perché sarebbe molto più importante valutare i candidati sulla base delle singole competenze e non con un voto unico che appiattisce il valore degli apprendimenti. Rilasciare insomma, alla fine ultima del percorso scolastico, un certificato, materia per materia, coi risultati raggiunti, in modo che il datore di lavoro, o l'università, possa sapere i livelli di conoscenza di chi assume. Una riforma attesa e che da anni invece giace tra le sabbie ministeriali, mentre su questa ritualità ogni anno si accendono ansie opposte: quelle di chi vorrebbe un esame corretto, senza fughe, scopiazzature e raccomandazioni; e quelle di chi, temendo voti bassi per i suoi allievi, lascia fare di tutto. D'altra parte come si fa a convincere i ragazzi al rigore e alle regole quando nessuno le rispetta? Gli esempi non si indicano a parole ma con gli atti che, come diceva un dirigente molto serio, spesso sono l'opposto di quello che la scuola pretende.