A casa per assistere i parenti,
esercito di prof col permesso

Nelle scuole friulane 573 docenti usufruiscono dei tre giorni di permesso al mese. La stretta del ministero: sono troppi. Non sempre i dirigenti trovano i sostituti

di Giacomina Pellizzari, Messaggero Veneto 15.2.2015

Nelle scuole della Provincia 573 insegnanti possono assentarsi tre giorni al mese per assistere i parenti diversamente abili o gravemente ammalati. A usufruire di un diritto previsto dalla legge 104/92 sono anche 259 tra bidelli e amministrativi. Quel diritto è finito nel mirino del ministero dell’Istruzioni (Miur) a seguito della visita del sottosegretario Davide Faraone in una scuola della provincia di Agrigento dove il 41 per cento degli insegnanti è disabile, gravemente malato o accudisce un parente stretto infermo. Seppur in misura decisamente più contenuta, il problema è noto anche in Friuli dove i dirigenti scolastici non sempre riescono a sostituire i professori in permesso e sono costretti a mandare a casa gli studenti prima della fine delle lezioni.

Premesso che la percentuale dei docenti friulani (11,57%) che usufruiscono dei permessi retribuiti e non soggetti a controlli si colloca al di sotto della media nazionale (13,37%), Udine resta in testa nella classifica regionale: supera seppur di poco Gorizia (11,29%), stacca Pordenone (9,28%) e prende le distanze da Trieste (8,40%). Lo stesso andamento si registra per il personale Ata e anche in questo caso le assenze non passano inosservate. Negli ultimi anni il numero dei professori, dei bidelli e degli amministrativi che usufruisce dei permessi per assistere i parenti ammalati è in aumento anche perché gli effetti delle riforme pensionistiche e il blocco delle assunzioni hanno provocato un invecchiamento del personale della scuola. Se in passato i dirigenti scolastici si trovavano, infatti, ad autorizzare i permessi per accudire i figli, ora è esattamente l’opposto: la maggior parte delle richieste è dettata dalla presenza in casa dei genitori anziani.

Fin qui andrebbe tutto bene se non fosse per i furbetti che anziché chiedere tre giorni in settimane diverse preferisce accumularli a fine mese e magari agganciarli con i primi del mese successivo. È evidente che in quel caso l’insegnante si assenta per una settimana. La situazione si complica perché per sostituire i colleghi in permesso, le supplenze, con personale esterno, non sono ammesse. «O troviamo docenti disposti a fare gli straordinari oppure siamo costretti a mandare a casa gli studenti» spiegano nelle scuole superiori della città ricordando che da quando sono venute meno le assegnazioni delle cattedre con meno di 18 ore, i dirigenti non hanno più insegnanti con ore a disposizione. Manca insomma il volano che consentiva ai presidi di sostituire gli insegnanti in permesso.

Va anche detto che i permessi orari non sono stati ancora recepiti nel contratto del comparto scuola quindi se un insegnante deve assentarsi due ore per accompagnare un parente alla visita di controllo deve prendersi l’intera giornata. Insomma anche i permessi familiari mandano la scuola in sofferenza. «È un diritto - ripetono negli istituti cittadini - ma non ci sono gli strumenti per regolamentarlo e gestirlo meglio». Senza contare che, come avviene quasi sempre in questi casi, per colpa di chi nel tempo ha approfittato dei permessi ora a farne le spese saranno tutti, anche chi ha una necessità reale.