Valutazione scuole. Il RAV:
chi siamo e cosa facciamo.
A luglio i dati sul sito di ogni scuola

di Katjuscia Pitino, Orizzonte scuola 17.2.2015

Autovalutazione interna e poi esterna per le scuole. Solo un adempimento, una autocelebrazione, o una riflessione sul contesto scolastico? 

L’acronimo RAV ovvero Rapporto di Autovalutazione, previsto dalla prima fase del procedimento di valutazione, indicato dall’art.6 del DPR n.80 del 2013, che coinvolgerà per il prossimo triennio tutte le scuole del sistema nazionale di istruzione (statali e paritarie) richiama alla mente un significato poco accattivante, il RAV, infatti, nel linguaggio bancario, è un tipo di bollettino utilizzato dai concessionari che trattano la riscossione di somme iscritte a ruolo.

Di primo acchito infatti le informazioni specifiche richieste alle scuole, attraverso l’elaborazione del RAV, suonerebbero come “somme” da versare su una piattaforma on-line predisposta dal Ministero e secondo una tempistica progressiva − 4 sono le fasi contemplate dal procedimento di valutazione, introdotto dall’art.6 sopracitato − e con risultati a medio e lungo termine.

Da premettere che il Sistema nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione, in sigla S.N.V., venuto fuori dal D.L. n.225 del 2010, Legge di conversione n.10 del 2011, è costituito dai seguenti soggetti: Invalsi, Indire e contingente ispettivo e ai sensi dell’art.2 del DPR n.80/2013, Regolamento sul sistema nazionale di valutazione, ha il compito di valutare l’efficienza e l’efficacia del sistema educativo di istruzione e formazione.

Stando a quanto affermato dai documenti sull’argomento, ultimo dei quali è la Circolare n.47 del 2014, esplicativa del Regolamento n. 80, le scuole, a partire da gennaio 2015 e per il primo semestre dell’anno, avranno il compito di elaborare il RAV, inserendo su una piattaforma on-line, dati di loro competenza diretta, in cui saranno presenti anche dati informativi e statistici sugli aspetti fondamentali del funzionamento del sistema scolastico, messi già a disposizione dal Ministero su “Scuola in chiaro”, dall’INVALSI e da altri soggetti istituzionali, che aiuteranno le scuole lungo la loro autoanalisi del servizio; entro la fine di marzo 2015, gli stessi dati, inseriti dalle scuole, saranno restituiti con valori di riferimento esterni (benchmark). Da marzo a giugno le scuole, sulla base dei vari dati e dei benchmark di riferimento, continueranno ad elaborare il RAV individuando, sulla base dell’analisi condotta, le priorità strategiche, nell’ottica di perseguire il miglioramento in determinate aree ritenute deboli.

Nel primo periodo è infatti attesa, per il mese di luglio 2015, la pubblicazione del RAV sul portale “Scuola in chiaro” e sul sito di ogni istituzione scolastica. E’ una procedura che permetterà alle scuole di “confrontare la propria situazione con quella di istituzioni scolastiche simili per un più efficace processo di autovalutazione in ciascuna delle aree in cui è articolato il RAV”(Circ. n.47, pag.3). Lo scopo è anche quello di avviare una comparazione tra le diverse realtà scolastiche su particolari aree, per implementare azioni di miglioramento. Tant’è che il suddetto RAV dovrà contenere obiettivi di miglioramento indicati dalle scuole.

La circolare dice che “in tale fase, ogni singola scuola, sulla base delle aree forti o deboli, individuerà, in una sezione ad hoc del RAV, le priorità strategiche con i relativi obiettivi di miglioramento. Fondamentali saranno i momenti da dedicare alla ricerca, al confronto e alla condivisione all’interno di ogni realtà scolastica. In questo modo l’autovalutazione diventerà lo strumento attraverso cui ogni scuola individua i dati significativi, li esplicita, li rappresenta, li argomenta e li collega alla sua organizzazione e al suo contesto”.

Questa prospettiva, avanzata nella circolare, è più che legittima perché corrispondente al principio di trasparenza che dovrebbe in teoria contrassegnare le Pubbliche Amministrazioni e in questo caso l’esternazione del “chi siamo” e “del cosa facciamo” è utile per dare risonanza ai diversi contesti scolastici.

Riguardo a questo aspetto, il RAV dovrebbe rappresentare una grande occasione di interlocuzione tra i diversi attori che si muovono a vario titolo all’interno della comunità scolastica, a patto che l’intento partecipativo e condiviso, sotteso al RAV, non sia assoggettato ad una logica di mero adempimento, per scelte interne all’istituzione scolastica o perché così deciso dall’organo dirigenziale.

Trattandosi di un’autovalutazione interna cui seguirà una valutazione esterna e una non meglio ancora identificata valutazione della dirigenza, si potrebbe correre il rischio che l’autoanalisi di istituto sia del tutto pilotata verso un’autocelebrazione degli aspetti positivi della scuola, sottacendo al contrario sulle criticità e sui punti di debolezza.

In questo caso il RAV verrebbe depauperato del suo significato intrinseco, quale strumento per migliorare, per confrontarsi e rendicontare, in aggiunta al fatto che le modalità di elaborazione del rapporto costituiscono già un indice della vision e della mission del dirigente scolastico.

In seguito all’elaborazione del RAV, sulla base delle azioni miglioramento, individuate dalle scuole, si arriverà alla fase finale di rendicontazione sociale. Il Regolamento n.80 del 2013 parla di “pubblicazione, diffusione dei risultati raggiunti, attraverso indicatori e dati comparabili, sia in una dimensione di trasparenza sia in una dimensione di condivisione e promozione al miglioramento del servizio con la comunità di appartenenza”.