IN UN ISTITUTO PER GEOMETRI DI TERNI

Via il crocifisso dalle aule:
professore sospeso per un mese senza stipendio

La decisione dell’Usr umbro. Franco Coppoli: «Una battaglia di civiltà per i diritti e la laicità della scuola pubblica». I Cobas: «Provvedimento da inquisizione»

di Antonella De Gregorio,  Il Corriere della Sera scuola 2.4.2015

Un mese senza entrare in classe. E senza stipendio. È questa la sanzione inflitta dall’Ufficio scolastico regionale per l’Umbria al professor Franco Coppoli, reo di aver tolto i crocifissi dalle aule dell’Istituto per geometri Sangallo di Terni, in cui insegna. E non è la prima volta: già nel 2009 il docente di Italiano e Storia era stato «sollevato dal servizio» per trenta giorni, per aver rivendicato «la libertà di non fare lezione sotto un simbolo di una specifica confessione religiosa». Nel nome della libertà di insegnamento, della libertà religiosa e della laicità dello Stato, anche allora Coppoli aveva compiuto il gesto di togliere il crocifisso dalla parete dietro la cattedra, all’istituto Casagrande, sempre a Terni. Ne erano nate discussioni con il preside, un braccio di ferro finito a parole grosse. E con il prof denunciato per «insubordinazione» al Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione. Ma anche un’altra volta il prof era stato punito: dodici giorni a casa, per essersi opposto all’ingresso in aula dei cani antidroga, nel corso di un’operazione di polizia («Non c’era un mandato del giudice, mi sono rifiutato di interrompere l’attività didattica, per un’azione di repressione senza legittimazione della magistratura», ha dichiarato Coppoli in quell’occasione).

Inquisizione
Ora la nuova condanna, dopo il procedimento disciplinare e sei ore passate a difendersi davanti ai funzionari dell’Ufficio scolastico regionale. La sospensione scatterà dall’8 aprile al 7 maggio. Un «pesante provvedimento di stampo inquisitoriale» - sostengono i Cobas della scuola, vicini alla battaglia del professore al quale hanno espresso solidarietà -, «frutto di un atteggiamento intimidatorio e discriminatorio» da parte dell’Usr dell’Umbria. Ma soprattutto un provvedimento dalla motivazione inconsistente: «L’Ufficio scrive che avrei tenuto un comportamento che costituisce “una violazione dei doveri connessi alla posizione lavorativa cui deve essere improntata l’azione e la condotta di un docente”» - dice Coppoli. «Lo stesso gesto compiuto a dicembre, a Trieste, da un collega, il prof Davide Zotti, ha portato a un provvedimento più leggero (una semplice censura, ndr), supportato da quattro pagine di motivazioni». Sulla base dell’inconsistenza della decisione, che non chiarisce quali siano le violazioni commesse, il professore presenterà ricorso. È abituato d’altronde alle carte bollate: anche la precedente vicenda, che lui definisce «una battaglia civile di lungo corso», prosegue. A breve è attesa sulla vicenda la pronuncia della Cassazione.

«Libertà e tolleranza»
Coppoli invoca i principi di libertà, tolleranza, inclusività. Sulle accuse di contorno (dal danneggiamento della parete alla violenza), assicura: «Nessuna violenza. La violenza è da parte di chi impone simboli religiosi, non da parte di chi lotta per una scuola libera». «È squallido - dice il docente - che si voglia spostare il dibattito dal tema dei diritti civili per cui mi batto agli intonaci delle pareti. Non ho danneggiato nulla, anzi. Semmai ho sistemato il buco che era stato fatto per attaccare a tre metri di altezza il crocefisso». E ultimamente, anche per evitare di aggravare la sua posizione, ha coperto il simbolo della cristianità con un’immagine raffigurante la Costituzione italiana. «Rimuovendo il crocefisso dall’aula non violo nessuna norma né primaria né secondaria», sostiene. E parla di una «macchina del fango», che si sarebbe messa in moto, «per mettere il silenziatore a vertenze in corso con la dirigenza sui diritti degli insegnanti».

Senza simboli
«Nel nostro Paese - si legge in una nota dei Cobas - nel 2015 è ancora vietato rivendicare la separazione tra Stato e Chiesa e chiedere spazi educativi inclusivi senza simboli religiosi. Continua la crociata integralista, discriminatoria e diseducativa, di quelli che pretendono di imporre la connotazione religiosa delle aule scolastiche della scuola pubblica, nonostante non esista alcuna legge o regolamento che impongano la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole superiori».