Senza soldi, la riforma della scuola Lucio Ficara, La Tecnica della Scuola 9.9.2014
Il mondo della
scuola è in fermento: i docenti non sono d'accordo a lavorare di più
e meglio a stipendio invariato (o forse addirittura diminuito) Questo non è conservatorismo di chi vuole mantenere lo status quo, ma piuttosto è il dire no a condizioni di lavoro peggiorative e poco dignitose per il ruolo professionale dei docenti. In buona sostanza vale, in questo caso, il proverbio che dice: “Senza soldi non si canta messa”. Se il governo vuole una scuola più competitiva e più formativa, una scuola dove il ruolo del professore diventi centrale, tanto da assumere un ruolo accademico e un’identità carismatica, una scuola in cui la qualità didattica e dell’organizzazione del lavoro corrono su binari paralleli, ma allo stesso tempo concorrono a formare alunni preparati e competenti per affrontare il mondo universitario e del lavoro, allora, se si vuole veramente una scuola così, bisogna investire molti soldi sull’istruzione e adeguare concretamente gli stipendi degli insegnanti a quello dei funzionari di Stato. Finché si pagheranno gli insegnanti con stipendi medi di 1500 euro, non si potrà avere una scuola di qualità. Senza soldi non si fa una scuola di qualità e senza soldi la riforma della scuola non potrà mai passare. Basta con il tentativo del governo di dire : “Lavorate di più, anzi molto di più, lavorate meglio, anzi molto meglio e se, sarete bravi e meritevoli, forse fra tre anni vi aumentiamo lo stipendio”. Gli insegnanti non ci credono più e dicono basta, almeno questo è quello che viene percepito da tantissimi interventi sul web, ci interesserebbe sapere dai nostri lettori se è veramente così oppure se ci sono anche insegnanti più fiduciosi. |