Servizio non di ruolo da riconoscersi
La scelta sbagliata di Giannini

Pasquale Almirante, La Tecnica della Scuola 29.9.2014

Andrea Gavosto, direttore Fondazione Agnelli, su La Stampa, contesta la scelta della ministra Giannini di sostituite con membri esclusivamente interni le commissioni agli esami di stato.

“Il governo sta cercando di trovare i fondi per assumere nella primavera del 2015 i 150.000 precari della scuola inseriti nelle graduatorie ad esaurimento: costo stimato 3 miliardi, probabilmente di più se si aggiungono le ricostruzioni di carriera al momento dell’ingresso in ruolo”. I luoghi della botte dove pensa di raschiare sarebbero, secondo Gavosto, “1 miliardo all’interno dello stesso bilancio dell’istruzione, risparmiando sulle supplenze, poiché a questo punto ci saranno più docenti di ruolo; bloccando il turnover di bidelli, tecnici e personale amministrativo della scuola; riducendo il finanziamento dell’università e degli enti di ricerca; infine, cambiando la composizione della commissione per l’esame di Stato che tornerà a prevedere soltanto membri interni, tranne il presidente”.

Le misure più discutibili, secondo il direttore della Fondazione, sarebbero le ultime due: i tagli alle università e gli esami di stato, mentre occorre chiedersi “se non rinnovare i contratti a tantissimi promettenti giovani ricercatori universitari, costringendoli a cercare fortuna all’estero, per assumere, senza un controllo di qualità, tutti i supplenti delle graduatorie - compresi i mille specializzati in steno-dattilografia! - sia una scelta davvero lungimirante per il futuro del paese”.

Ma in modo particolare, scrive Gavosto, “ Cambiare l’esame di maturità nella direzione voluta dal ministro Giannini, sostituendo le attuali commissioni miste con membri esclusivamente interni, è sbagliato”.

È vero che pagare le missioni ai prof “costa ogni anno al ministero alcune decine di milioni di euro, ma a fronte di un risparmio non enorme, si rischia però di rendere ancora più inutile l’esame di Stato di quanto già non sia”.

Per Gavosto “il vero punto debole della maturità è l’assenza di un metro di giudizio comune e studenti della stessa abilità possono ottenere risultati molto diversi, a seconda della severità della commissione, dell’indirizzo di studio o del territorio di appartenenza”.

“Ovviamente, se il giudizio finale spetta agli stessi insegnanti che hanno seguito lo studente durante l’anno, le differenze fra scuola e scuola e fra classe e classe saranno ancora più accentuate; i voti saranno tendenzialmente più alti, perché difficilmente un consiglio di classe vorrà «sminuire » il proprio operato. La scelta italiana va controcorrente rispetto alle migliori pratiche internazionali, dove prevalgono prove standardizzate e esami centrali, ovvero corretti secondo criteri omogenei a livello nazionale. Anche da noi sarebbe sufficiente che i compiti fossero inviati a una commissione unica centrale o scambiati fra le scuole di regioni diverse, per assicurare una maggiore confrontabilità e attendibilità dei risultati, con un minimo costo aggiuntivo”.