Meno ritardi e assenze:
così si combatte l’abbandono scolastico

Save The Children presenta i risultati del progetto «Fuoriclasse» per prevenire la dispersione fin dalle elementari e medie. Una piaga che colpisce 110 mila ragazzi

di Orsola Riva, Il Corriere della Sera scuola 12.9.2014

«Chi apre una scuola, chiude un carcere». Era vero nella Francia dei Miserabili di Victor Hugo. E lo è ancora in molte aree svantaggiate del nostro Paese, soprattutto al Sud dove l’assenza di servizi per la prima infanzia, la mancanza di scuole a tempo pieno, l’inesistenza di palestre e piscine o luoghi dove studiare musica o svolgere altre attività ricreative, sul lungo periodo finisce per consegnare i ragazzi alla strada, facili prede della criminalità organizzata. In Italia il numero di giovani che lasciano la scuola per la strada (i cosiddetti «early school leavers» fra i 18 e i 24 anni che si sono fermati al diploma di terza media) è altissimo: un esercito di 110 mila ragazzi «perduti» dal sistema dell’istruzione italiana. In termini percentuali si tratta del 17 % dei giovani di questa fascia d’età (sette punti sopra l’obiettivo europeo del 10 per cento) , con picchi drammatici al Sud (22,2 per cento in Campania).

Prevenire l’abbandono scolastico fin dalle elementari

Per contrastare questa emergenza educativa, Save the Children ha avviato da due anni a Napoli, Scalea e Crotone il progetto «Fuoriclasse» che ha coinvolto 1.300 studenti di 62 classi e 9 scuole fra elementari e medie radicate in aree dove il problema dell’abbandono scolastico è particolarmente acuto. Non certo il primo né l’ultimo dei programmi sperimentati in questi anni per frenare l’emorragia dei ragazzi da scuola o per riportarli sui banchi. Semmai ciò che caratterizza «Fuoriclasse» è il fatto di essersi concentrato più sulla prevenzione che sulla cura di questa patologia, intervenendo non sul biennio delle superiori, cioè nel segmento dove più si concentra la dispersione scolastica (soprattutto negli istituti professionali dove il fenomeno è più marcato), ma appunto fin dalle elementari. Perché, come è noto, l’abbandono è solo l’ultima manifestazione di un disagio che incomincia molto prima, con quelli che nel linguaggio psicoanalitico si chiamerebbero una serie di «atti mancati»: ritardi e assenze scolastiche, bassi rendimenti, percorsi di studio accidentati con bocciature anche ripetute...

I risultati del progetto «Fuoriclasse» di Save the Children nella valutazione della Fondazione Agnelli


Meno ritardi, meno assenze= migliori risultati scolastici

Proprio da questo punto di vista la sperimentazione ha dato risultati molto lusinghieri: ritardi dimezzati, riduzione sensibile dei giorni di assenza, rinnovato interesse delle famiglie per l’andamento scolastico dei figli (altro grave fattore di rischio abbandono: dove i genitori latitano è più facile che i ragazzi mollino la scuola) . La valutazione d’impatto del progetto è stata affidata a un ente esterno - la Fondazione Agnelli - e viene presentata oggi a Roma in un incontro al quale partecipano, fra gli altri, il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi, il direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto, il direttore generale di Save The Children Valerio Neri e il «maestro di strada» ed ex sottosegretario Marco Rossi Doria che ha reso. Nel caso degli studenti delle medie, la maggiore regolarità nella frequenza si è tradotta anche in un primo segnale di miglioramento dei rendimenti scolastici, quantificabile in un leggero innalzamento (fra il 4 e il 6 per cento) dei voti in italiano e matematica.

Tre pilastri: i ragazzi, i prof, la famiglia

Quale strategia ha seguito il programma? «Noi ci siamo basati su tre pilastri: la collaborazione fra scuola e famiglia, l’integrazione di attività scolastiche ed extrascolastiche , la partecipazione diretta e il protagonismo di bambini e adolescenti», dice Valerio Neri. Concretamente, sul fronte dei ragazzi si sono sperimentate attività laboratoriali mirate a motivarne l’interesse, ma anche collaborazioni «peer to peer», da pari a pari (chi riesce meglio aiuta e consiglia i compagni in difficoltà), attività pomeridiane di sostegno e recupero, campus estivi dove imparare giocando il rispetto delle regole. Inoltre si è cercato di coinvolgere maggiormente le famiglie attraverso attività e incontri e di promuovere una didattica innovativa rispetto alla formula esausta della lezione ex cathedra.

Buoni risultati a un costo ridotto

Il progetto messo a punto da Save the Children insieme alla ong anti-mafia Libera, è stato finanziato da Bulgari e Fondazione Con il Sud. Il costo per studente? Circa 350 euro l’anno. «Una cifra contenuta rispetto a quella di analoghi interventi svolti negli anni scorsi - commenta Andrea Gavosto - . Per questo, non solo per i buoni risultati, ma anche per la sua sostenibilità economica, crediamo che lo Stato possa trarre dall’esperienza di “Fuoriclasse” utili indicazioni per le strategie future».
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