La ‘Buona Scuola’ piace agli studenti,
meno ai presidi

 Tuttoscuola, 4.9.2014

La Buona Scuola targata Renzi-Giannini incassa la promozione degli studenti. E’ quanto emerge da un instant poll svolto dal portale Skuola.net su un campione di circa 2.000 studenti di scuole secondarie e universitari. Due su 3 infatti esprimono un parere positivo, anche se con riserva,  in attesa di verificare l’attuazione degli interventi. Oltre la metà degli intervistati era a conoscenza dell’appuntamento odierno e oltre il 70% si dichiara interessato ad approfondire le novità previste dal Governo.

Ma quali sono i provvedimenti proposti che riscuotono più successo tra i giovani? Senza dubbio l’alternanza scuola-lavoro obbligatoria, preferita da 1 studente su 4. Uno su 5, invece, pone l’accento sulla valutazione dei professori. Le altre novità sul corpo docente, come l’eliminazione alle supplenze e i corsi di aggiornamento obbligatori per i prof, ma anche il potenziamento della tecnologia a scuola e l’insegnamento della programmazione, conquistano il 10% delle preferenze circa ciascuna, in sostanziale parità. Pareri favorevoli e quasi unanimi nei confronti della consultazione online sulla riforma.

Assai meno convinti i dirigenti scolastici, che nel documento governativo vengono peraltro sempre chiamati ‘presidi’. L’ANP, dopo aver giudicato “largamente positive” le intenzioni espresse, formula una serie di riserve sugli “aspetti specifici” che in qualche modo le contraddicono. Per esempio, si legge in una nota dell’Associazione, “come si può immaginare una scuola in grado di elaborare un proprio progetto didattico, se a realizzarlo saranno docenti assegnati sempre e soltanto da fuori?”

Inoltre “non appare un passo avanti neppure l’aver immaginato gli ‘ispettori’ come una progressione di carriera del dirigente scolastico: si verrebbe così implicitamente a ripristinare una collocazione gerarchica che era stata superata da tempo”, mentre la “cosiddetta ‘carriera’ dei docenti” si riduce a una diversa progressione economica anziché prevedere una distinzione delle funzioni. “I docenti continuano invece ad essere visti come appartenenti ad un profilo unico, che si differenzia solo per le funzioni svolte pro tempore”.

Anche DiSAL parla di ‘buone’ intenzioni, ma avanza poi una serie di dubbi: “come è possibile un impegno di assunzione di 150mila persone senza indicare nulla sulle risorse necessarie? Come si può, per affrontare il problema delle supplenze, parlare di organico funzionale delle scuole, cioè dell’aumento del 10% della spesa attuale, quando finora abbiamo sentito solo parlare di tagli e di ‘senza onere’?”. E poi, sul  rapporto scuola-lavoro:  “quale modello tedesco si intende utilizzare se quello vero prevede la doppia frequenza, a partire dai 14 anni, della scuola e del lavoro in azienda ? Di questo non si legge nulla nel Rapporto; e come si può parlare di “aumento di ore in azienda” per gli studenti degli Istituti Professionali e Tecnici (escludendo quindi i Licei) con un passaggio da “100 a 200 ore annuali” di stage in azienda, quando questi numeri sono molto lontani dai modelli tedesco e francese a cui si dice volersi ispirare?