I CORSI PER DIVENTARE PROF

Caos Tfa, i corsi online fanno saltare i numeri. Scontro ministero-regioni

eCampus inserita all’ultimo tra gli atenei che tengono i corsi per il prossimo tirocinio raddoppia i posti. Protesta delle altre università. Ogni iscritto dovrà pagare 2400 euro

di Leonard Berberi*, Il Corriere della Sera scuola 28.10.2014

Esplora il significato del termine: Accuse, repliche, un «mercato» da 54 milioni di euro, una girandola di uffici coinvolti, sigle da tenere a memoria, scambi vivaci sulle responsabilità e una spaccatura – tra università «tradizionali» e telematiche – mai così evidente come in questi giorni. Su tutto incombe il ministero dell’Istruzione che ordina: «La questione si deve risolvere entro mercoledì 29 ottobre 2014». C’è gran caos sotto il cielo del Tfa, il tirocinio formativo attivo. È il corso universitario – dal costo di 2.400 euro a iscritto – che poi porta all’abilitazione all’insegnamento nelle scuole pubbliche secondarie. I posti sono limitati e stabiliti dal Miur: 22.450 in tutta Italia. Non uno di più. E l’accesso avviene soltanto dopo aver superato – nell’ordine – una pre-selezione gestita dal dicastero, quindi una prova scritta e una orale da affrontare nei singoli atenei. Ma proprio questi ultimi due passaggi ora sono fermi in Lombardia, Campania e un pezzo di Lazio.

I posti raddoppiati online
Il ministero dell’Istruzione ha deciso di bloccare le procedure di iscrizione perché nel calcolo finale sono emersi «evidenti disallineamenti». Per dire: in Lombardia gli aspiranti insegnanti si sono trovati con 1.900 posti in più di quanto stabilito dal bando ufficiale (cioè 3.064). Un aumento, «miracoloso», del 62%. Cos’è successo? È accaduto che eCampus, università telematica con sede centrale a Novedrate (Como), ha deciso di attivare 27 classi – da «Matematica» ad «Elettrotecnica e applicazioni» – mettendo a disposizione 1.900 posti. Proprio quelli che risultano in «eccesso». «Una mossa, quella di eCampus, fatta senza chiedere né il via libera del Coreco (il comitato regionale di coordinamento) né dell’Ufficio scolastico regionale né del Miur», accusano gli atenei della Lombardia. «E soprattutto pensata per attirare chi vuole diventare professore mettendo a disposizione il doppio dei posti offerti dagli altri enti». Se per la classe «Lingua e civiltà straniera (inglese)» sono stati previsti in Lombardia in tutto 167 posti da distribuire tra gli atenei, eCampus a sua volta ne offre – da sola – altri 167. Se per «Filosofia e storia» la cifra massima è 51 (da dividersi tra le università Statale di Milano, Cattolica, Bicocca, Bergamo e Pavia), eCampus ne aggiunge 51. Lo stesso succede anche per le altre voci. «È chiaro che a un candidato conviene provare ad entrare a eCampus», è l’accusa. Dal ministero dell’Istruzione precisano che «l’istituzione telematica si è autorizzata da sola e ha inserito i dati direttamente nella piattaforma di riferimento, il Cineca». Ma dal Comasco non ci stanno. Respingono tutte le accuse. E rilanciano. «Basta considerarci un ateneo di serie B, quando si è trattato di distribuire i posti nessuno ci ha chiamato», attacca Alfonso Lovito, direttore generale di eCampus. Che spiega: «Quando abbiamo inoltrato al Cineca l’offerta formativa abbiamo inserito anche la possibilità di 1.900 posti per il Tfa, perché 1.900 erano quelli dati alla Lombardia» per quelle 27 classi. «Il Cineca ha dato l’ok, nessuno di noi ha violato il suo sistema, quindi non vedo dove abbiamo sbagliato».

«Non è colpa nostra, il ministero sa i numeri»
«Noi siamo disponibili a ridiscutere sui numeri – ragiona Lovito –, ma dall’altra parte c’è stato soltanto silenzio. E quando siamo stati convocati per risolvere la questione, il 10 ottobre scorso, ci siamo presentati solo noi, gli altri non c’erano». «Il ministero dell’Istruzione si assuma la responsabilità delle sue azioni», continua il direttore generale. «Intanto noi continuiamo ad essere contrari ai “cartelli” universitari, forse è per questo che diamo fastidio». Sullo sfondo ci sono migliaia di candidati che aspettano di sapere cosa si fa ora. L’ateneo telematico eCampus fa sapere che dei 1.047 iscritti iniziali in 857 hanno confermato la procedura. Anche la loro sorte ora è appesa alla decisione dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia. Il Miur sui numeri non cambia idea: «I posti restano quelli». Quindi o gli atenei se li redistribuiscono, considerando anche le telematiche, o sarà il caos. In Lombardia una decisione dovrebbe arrivare martedì 28 ottobre. «L’orientamento è quello di escludere eCampus», fanno sapere dal Comitato regionale di coordinamento, «ma l’ultima parola spetta all’Ufficio scolastico regionale». Diversa l’interpretazione del ministero dell’Istruzione che pensa all’assegnazione di alcuni posti anche per eCampus (in Lombardia) e Pegaso Università (in Campania). Il Miur fa pressione sulle scadenze. «Il riallineamento dell’offerta deve essere realizzato entro il 29 ottobre. Le prove di selezione devono concludersi tassativamente entro il 30 novembre 2014 e i corsi devono terminare tutti entro il 31 luglio 2015 per permettere agli abilitati di entrare alle prossime prove concorsuali». Con questo calendario, se le divergenze restano, dalle aule universitarie il Tfa potrebbe approdare in quelle dei tribunali.Accuse, repliche, un «mercato» da 54 milioni di euro, una girandola di uffici coinvolti, sigle da tenere a memoria, scambi vivaci sulle responsabilità e una spaccatura – tra università «tradizionali» e telematiche – mai così evidente come in questi giorni. Su tutto incombe il ministero dell’Istruzione che ordina: «La questione si deve risolvere entro mercoledì 29 ottobre 2014». C’è gran caos sotto il cielo del Tfa, il tirocinio formativo attivo. È il corso universitario – dal costo di 2.400 euro a iscritto – che poi porta all’abilitazione all’insegnamento nelle scuole pubbliche secondarie. I posti sono limitati e stabiliti dal Miur: 22.450 in tutta Italia. Non uno di più. E l’accesso avviene soltanto dopo aver superato – nell’ordine – una pre-selezione gestita dal dicastero, quindi una prova scritta e una orale da affrontare nei singoli atenei. Ma proprio questi ultimi due passaggi ora sono fermi in Lombardia, Campania e un pezzo di Lazio.

I posti raddoppiati online
Il ministero dell’Istruzione ha deciso di bloccare le procedure di iscrizione perché nel calcolo finale sono emersi «evidenti disallineamenti». Per dire: in Lombardia gli aspiranti insegnanti si sono trovati con 1.900 posti in più di quanto stabilito dal bando ufficiale (cioè 3.064). Un aumento, «miracoloso», del 62%. Cos’è successo? È accaduto che eCampus, università telematica con sede centrale a Novedrate (Como), ha deciso di attivare 27 classi – da «Matematica» ad «Elettrotecnica e applicazioni» – mettendo a disposizione 1.900 posti. Proprio quelli che risultano in «eccesso». «Una mossa, quella di eCampus, fatta senza chiedere né il via libera del Coreco (il comitato regionale di coordinamento) né dell’Ufficio scolastico regionale né del Miur», accusano gli atenei della Lombardia. «E soprattutto pensata per attirare chi vuole diventare professore mettendo a disposizione il doppio dei posti offerti dagli altri enti». Se per la classe «Lingua e civiltà straniera (inglese)» sono stati previsti in Lombardia in tutto 167 posti da distribuire tra gli atenei, eCampus a sua volta ne offre – da sola – altri 167. Se per «Filosofia e storia» la cifra massima è 51 (da dividersi tra le università Statale di Milano, Cattolica, Bicocca, Bergamo e Pavia), eCampus ne aggiunge 51. Lo stesso succede anche per le altre voci. «È chiaro che a un candidato conviene provare ad entrare a eCampus», è l’accusa. Dal ministero dell’Istruzione precisano che «l’istituzione telematica si è autorizzata da sola e ha inserito i dati direttamente nella piattaforma di riferimento, il Cineca». Ma dal Comasco non ci stanno. Respingono tutte le accuse. E rilanciano. «Basta considerarci un ateneo di serie B, quando si è trattato di distribuire i posti nessuno ci ha chiamato», attacca Alfonso Lovito, direttore generale di eCampus. Che spiega: «Quando abbiamo inoltrato al Cineca l’offerta formativa abbiamo inserito anche la possibilità di 1.900 posti per il Tfa, perché 1.900 erano quelli dati alla Lombardia» per quelle 27 classi. «Il Cineca ha dato l’ok, nessuno di noi ha violato il suo sistema, quindi non vedo dove abbiamo sbagliato».

«Non è colpa nostra, il ministero sa i numeri»
«Noi siamo disponibili a ridiscutere sui numeri – ragiona Lovito –, ma dall’altra parte c’è stato soltanto silenzio. E quando siamo stati convocati per risolvere la questione, il 10 ottobre scorso, ci siamo presentati solo noi, gli altri non c’erano». «Il ministero dell’Istruzione si assuma la responsabilità delle sue azioni», continua il direttore generale. «Intanto noi continuiamo ad essere contrari ai “cartelli” universitari, forse è per questo che diamo fastidio». Sullo sfondo ci sono migliaia di candidati che aspettano di sapere cosa si fa ora. L’ateneo telematico eCampus fa sapere che dei 1.047 iscritti iniziali in 857 hanno confermato la procedura. Anche la loro sorte ora è appesa alla decisione dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia. Il Miur sui numeri non cambia idea: «I posti restano quelli». Quindi o gli atenei se li redistribuiscono, considerando anche le telematiche, o sarà il caos. In Lombardia una decisione dovrebbe arrivare martedì 28 ottobre. «L’orientamento è quello di escludere eCampus», fanno sapere dal Comitato regionale di coordinamento, «ma l’ultima parola spetta all’Ufficio scolastico regionale». Diversa l’interpretazione del ministero dell’Istruzione che pensa all’assegnazione di alcuni posti anche per eCampus (in Lombardia) e Pegaso Università (in Campania). Il Miur fa pressione sulle scadenze. «Il riallineamento dell’offerta deve essere realizzato entro il 29 ottobre. Le prove di selezione devono concludersi tassativamente entro il 30 novembre 2014 e i corsi devono terminare tutti entro il 31 luglio 2015 per permettere agli abilitati di entrare alle prossime prove concorsuali». Con questo calendario, se le divergenze restano, dalle aule universitarie il Tfa potrebbe approdare in quelle dei tribunali.

 

Leonard Berberi
lberberi@corriere.it