Esplora il significato del termine: Accuse, repliche, un «mercato» da 54 milioni di euro, una girandola di uffici coinvolti, sigle da tenere a memoria, scambi vivaci sulle responsabilità e una spaccatura – tra università «tradizionali» e telematiche – mai così evidente come in questi giorni. Su tutto incombe il ministero dell’Istruzione che ordina: «La questione si deve risolvere entro mercoledì 29 ottobre 2014». C’è gran caos sotto il cielo del Tfa, il tirocinio formativo attivo. È il corso universitario – dal costo di 2.400 euro a iscritto – che poi porta all’abilitazione all’insegnamento nelle scuole pubbliche secondarie. I posti sono limitati e stabiliti dal Miur: 22.450 in tutta Italia. Non uno di più. E l’accesso avviene soltanto dopo aver superato – nell’ordine – una pre-selezione gestita dal dicastero, quindi una prova scritta e una orale da affrontare nei singoli atenei. Ma proprio questi ultimi due passaggi ora sono fermi in Lombardia, Campania e un pezzo di Lazio.
I posti raddoppiati online
Il ministero dell’Istruzione ha deciso di bloccare le procedure di
iscrizione perché nel calcolo finale sono emersi «evidenti
disallineamenti». Per dire: in Lombardia gli aspiranti insegnanti si
sono trovati con 1.900 posti in più di quanto stabilito dal bando
ufficiale (cioè 3.064). Un aumento, «miracoloso», del 62%. Cos’è
successo? È accaduto che eCampus, università telematica con sede
centrale a Novedrate (Como), ha deciso di attivare 27 classi – da
«Matematica» ad «Elettrotecnica e applicazioni» – mettendo a
disposizione 1.900 posti. Proprio quelli che risultano in «eccesso».
«Una mossa, quella di eCampus, fatta senza chiedere né il via libera
del Coreco (il comitato regionale di coordinamento) né dell’Ufficio
scolastico regionale né del Miur», accusano gli atenei della
Lombardia. «E soprattutto pensata per attirare chi vuole diventare
professore mettendo a disposizione il doppio dei posti offerti dagli
altri enti». Se per la classe «Lingua e civiltà straniera (inglese)»
sono stati previsti in Lombardia in tutto 167 posti da distribuire
tra gli atenei, eCampus a sua volta ne offre – da sola – altri 167.
Se per «Filosofia e storia» la cifra massima è 51 (da dividersi tra
le università Statale di Milano, Cattolica, Bicocca, Bergamo e
Pavia), eCampus ne aggiunge 51. Lo stesso succede anche per le altre
voci. «È chiaro che a un candidato conviene provare ad entrare a
eCampus», è l’accusa. Dal ministero dell’Istruzione precisano che
«l’istituzione telematica si è autorizzata da sola e ha inserito i
dati direttamente nella piattaforma di riferimento, il Cineca». Ma
dal Comasco non ci stanno. Respingono tutte le accuse. E rilanciano.
«Basta considerarci un ateneo di serie B, quando si è trattato di
distribuire i posti nessuno ci ha chiamato», attacca Alfonso Lovito,
direttore generale di eCampus. Che spiega: «Quando abbiamo inoltrato
al Cineca l’offerta formativa abbiamo inserito anche la possibilità
di 1.900 posti per il Tfa, perché 1.900 erano quelli dati alla
Lombardia» per quelle 27 classi. «Il Cineca ha dato l’ok, nessuno di
noi ha violato il suo sistema, quindi non vedo dove abbiamo
sbagliato».
«Non è colpa nostra, il ministero sa i
numeri»
«Noi siamo disponibili a ridiscutere sui numeri – ragiona Lovito –,
ma dall’altra parte c’è stato soltanto silenzio. E quando siamo
stati convocati per risolvere la questione, il 10 ottobre scorso, ci
siamo presentati solo noi, gli altri non c’erano». «Il ministero
dell’Istruzione si assuma la responsabilità delle sue azioni»,
continua il direttore generale. «Intanto noi continuiamo ad essere
contrari ai “cartelli” universitari, forse è per questo che diamo
fastidio». Sullo sfondo ci sono migliaia di candidati che aspettano
di sapere cosa si fa ora. L’ateneo telematico eCampus fa sapere che
dei 1.047 iscritti iniziali in 857 hanno confermato la procedura.
Anche la loro sorte ora è appesa alla decisione dell’Ufficio
scolastico regionale della Lombardia. Il Miur sui numeri non cambia
idea: «I posti restano quelli». Quindi o gli atenei se li
redistribuiscono, considerando anche le telematiche, o sarà il caos.
In Lombardia una decisione dovrebbe arrivare martedì 28 ottobre.
«L’orientamento è quello di escludere eCampus», fanno sapere dal
Comitato regionale di coordinamento, «ma l’ultima parola spetta
all’Ufficio scolastico regionale». Diversa l’interpretazione del
ministero dell’Istruzione che pensa all’assegnazione di alcuni posti
anche per eCampus (in Lombardia) e Pegaso Università (in Campania).
Il Miur fa pressione sulle scadenze. «Il riallineamento dell’offerta
deve essere realizzato entro il 29 ottobre. Le prove di selezione
devono concludersi tassativamente entro il 30 novembre 2014 e i
corsi devono terminare tutti entro il 31 luglio 2015 per permettere
agli abilitati di entrare alle prossime prove concorsuali». Con
questo calendario, se le divergenze restano, dalle aule
universitarie il Tfa potrebbe approdare in quelle dei
tribunali.Accuse, repliche, un «mercato» da 54 milioni di euro, una
girandola di uffici coinvolti, sigle da tenere a memoria, scambi
vivaci sulle responsabilità e una spaccatura – tra università
«tradizionali» e telematiche – mai così evidente come in questi
giorni. Su tutto incombe il ministero dell’Istruzione che ordina:
«La questione si deve risolvere entro mercoledì 29 ottobre 2014».
C’è gran caos sotto il cielo del Tfa, il tirocinio formativo attivo.
È il corso universitario – dal costo di 2.400 euro a iscritto – che
poi porta all’abilitazione all’insegnamento nelle scuole pubbliche
secondarie. I posti sono limitati e stabiliti dal Miur: 22.450 in
tutta Italia. Non uno di più. E l’accesso avviene soltanto dopo aver
superato – nell’ordine – una pre-selezione gestita dal dicastero,
quindi una prova scritta e una orale da affrontare nei singoli
atenei. Ma proprio questi ultimi due passaggi ora sono fermi in
Lombardia, Campania e un pezzo di Lazio.
I posti raddoppiati online
Il ministero dell’Istruzione ha deciso di bloccare le procedure di
iscrizione perché nel calcolo finale sono emersi «evidenti
disallineamenti». Per dire: in Lombardia gli aspiranti insegnanti si
sono trovati con 1.900 posti in più di quanto stabilito dal bando
ufficiale (cioè 3.064). Un aumento, «miracoloso», del 62%. Cos’è
successo? È accaduto che eCampus, università telematica con sede
centrale a Novedrate (Como), ha deciso di attivare 27 classi – da
«Matematica» ad «Elettrotecnica e applicazioni» – mettendo a
disposizione 1.900 posti. Proprio quelli che risultano in «eccesso».
«Una mossa, quella di eCampus, fatta senza chiedere né il via libera
del Coreco (il comitato regionale di coordinamento) né dell’Ufficio
scolastico regionale né del Miur», accusano gli atenei della
Lombardia. «E soprattutto pensata per attirare chi vuole diventare
professore mettendo a disposizione il doppio dei posti offerti dagli
altri enti». Se per la classe «Lingua e civiltà straniera (inglese)»
sono stati previsti in Lombardia in tutto 167 posti da distribuire
tra gli atenei, eCampus a sua volta ne offre – da sola – altri 167.
Se per «Filosofia e storia» la cifra massima è 51 (da dividersi tra
le università Statale di Milano, Cattolica, Bicocca, Bergamo e
Pavia), eCampus ne aggiunge 51. Lo stesso succede anche per le altre
voci. «È chiaro che a un candidato conviene provare ad entrare a
eCampus», è l’accusa. Dal ministero dell’Istruzione precisano che
«l’istituzione telematica si è autorizzata da sola e ha inserito i
dati direttamente nella piattaforma di riferimento, il Cineca». Ma
dal Comasco non ci stanno. Respingono tutte le accuse. E rilanciano.
«Basta considerarci un ateneo di serie B, quando si è trattato di
distribuire i posti nessuno ci ha chiamato», attacca Alfonso Lovito,
direttore generale di eCampus. Che spiega: «Quando abbiamo inoltrato
al Cineca l’offerta formativa abbiamo inserito anche la possibilità
di 1.900 posti per il Tfa, perché 1.900 erano quelli dati alla
Lombardia» per quelle 27 classi. «Il Cineca ha dato l’ok, nessuno di
noi ha violato il suo sistema, quindi non vedo dove abbiamo
sbagliato».
«Non è colpa nostra, il ministero sa i
numeri»
«Noi siamo disponibili a ridiscutere sui numeri – ragiona Lovito –,
ma dall’altra parte c’è stato soltanto silenzio. E quando siamo
stati convocati per risolvere la questione, il 10 ottobre scorso, ci
siamo presentati solo noi, gli altri non c’erano». «Il ministero
dell’Istruzione si assuma la responsabilità delle sue azioni»,
continua il direttore generale. «Intanto noi continuiamo ad essere
contrari ai “cartelli” universitari, forse è per questo che diamo
fastidio». Sullo sfondo ci sono migliaia di candidati che aspettano
di sapere cosa si fa ora. L’ateneo telematico eCampus fa sapere che
dei 1.047 iscritti iniziali in 857 hanno confermato la procedura.
Anche la loro sorte ora è appesa alla decisione dell’Ufficio
scolastico regionale della Lombardia. Il Miur sui numeri non cambia
idea: «I posti restano quelli». Quindi o gli atenei se li
redistribuiscono, considerando anche le telematiche, o sarà il caos.
In Lombardia una decisione dovrebbe arrivare martedì 28 ottobre.
«L’orientamento è quello di escludere eCampus», fanno sapere dal
Comitato regionale di coordinamento, «ma l’ultima parola spetta
all’Ufficio scolastico regionale». Diversa l’interpretazione del
ministero dell’Istruzione che pensa all’assegnazione di alcuni posti
anche per eCampus (in Lombardia) e Pegaso Università (in Campania).
Il Miur fa pressione sulle scadenze. «Il riallineamento dell’offerta
deve essere realizzato entro il 29 ottobre. Le prove di selezione
devono concludersi tassativamente entro il 30 novembre 2014 e i
corsi devono terminare tutti entro il 31 luglio 2015 per permettere
agli abilitati di entrare alle prossime prove concorsuali». Con
questo calendario, se le divergenze restano, dalle aule
universitarie il Tfa potrebbe approdare in quelle dei tribunali.
Leonard Berberi
lberberi@corriere.it