Reclutamento dei prof

Pasquale Almirante, La Sicilia 5.10.2014

Tra i punti della "Buona scuola", il progetto complessivo che il governo Renzi ha mandato online per testare fino al 15 novembre il parere di docenti e famiglie, personale e studenti, c'è quello relativo al reclutamento dei nuovi professori. Decisione utile, sebbene tardiva, per dare speranza, e non solo, a coloro che sono già iscritti all'università con l'obiettivo di insegnare e ai neo laureati che aspirano a conquistarsi una cattedra, magari al più presto.

Le linee generali, relativamente al "Reclutamento", dicono che gli aspiranti prof, dopo avere conseguito la laurea triennale, dovranno affrontare il biennio di specializzazione, nel corso del quale «l'aspirante seguirà corsi di didattica e pedagogia, e in generale materie mirate sul lavoro di formazione e crescita dei ragazzi». Non si parla dunque né di diritto scolastico né di psicologia dell'età evolutiva che sono argomenti e temi sicuramente importantissimi. Una dimenticanza, crediamo, che in una società sempre più aggressiva e attenta ai diritti, può avere conseguenze di rilevo per il docente non informato. Superato comunque questo stadio, spiegano le linee giuda, il secondo momento «consisterà - per coloro che, avendo con successo frequentato il biennio, avranno conseguito una laurea "quasi-abilitante" - in un semestre di tirocinio a scuola. Durante il tirocinio il quasi-abilitato assisterà l'insegnante mentor e contribuirà a svolgere alcune attività nella scuola. E otterrà l'abilitazione, al termine del periodo di tirocinio, solo se riceverà una valutazione positiva da parte della scuola (competerà al docente mentor a cui sarà stato assegnato e al dirigente scolastico) ». Come si vede dal prof tutor, di morattina memoria, si passa al prof mentor dal quale dipendono le sorti del neo insegnante che però per avere finalmente la cattedra dovrà pure affrontare un concorso, annuale si spera e pure rigoroso. A nostro parere, tuttavia, manca, in questa sorta di pellegrinaggio culturale, un aspetto importante, quello cioè di rimarcare con più precisione la formazione che dovrebbe avvenire con un biennio post universitario a conclusione della laurea magistrale e a cui si dovrebbe accedere a numero rigorosamente chiuso. Il concorso in effetti dovrebbe consistere proprio nell'ingresso alla frequenza del biennio specialistico, mentre il 3+2 diventerebbe il solo titolo valido per entrarvi.