Sperequazione tra Nord e Sud
per posti cattedre di sostegno

Silvana La Porta, La Tecnica della Scuola 17.10.2014

E' ormai diventata una vecchia questione: al Sud, a fronte di un minor numero di alunni disabili, vengono assegnate più cattedre di sostegno.

Da molti e da parecchio tempo viene, dunque,  contestata l'opacità dei criteri con i quali vengono definite le dotazioni di organico di sostegno  che mantengono il calcolo della quota di riparto degli organici sulla serie storica, e solo debolmente sul numero degli allievi iscritti, con la sola disparità territoriale a sfavore delle regioni del Nord ed in particolare della Lombardia.

Gian Antonio Stella, sul Corriere, qualche tempo fa ha fatto un'impietosa analisi del problema: l'Italia investe più di 3 miliardi di euro all'anno per gli insegnanti di sostegno. Con squilibri "sospetti" tra le varie regioni, secondo il rapporto: "Ci sono più studenti disabili al Centro e nel Nord Ovest, ma lo Stato destina gli insegnanti di sostegno (a tempo indeterminato o precari) soprattutto al Sud e nelle Isole. E tra questi offre posti stabili (immissioni in ruolo a tempo indeterminato) molto di più proprio al Sud e nelle Isole che nel resto del Paese: il 52% dei posti fissi sono assegnati infatti nel Meridione".

E anche l’ultimo dossier di Tuttoscuola denunciala disapplicazione sostanziale  della legge 128 del 2013 sugli insegnanti di sostegno e la mancata perequazione dei posti stabilizzati tra le diverse Regioni.

L’applicazione della norma avrebbe dovuto avere con decorrenza dall’anno scolastico 2014-2015, ma è stata ignorata dal ministero dell'Istruzione.

Secondo i calcoli di Tuttoscuola (visibili in questa tabella), otto regioni hanno avuto più posti di quelli dovuti: la Campania (887 posti in più), la Sicilia (621), la Puglia (322), la Calabria (225), la Sardegna (190), la Basilicata (122), il Friuli Venezia Giulia (28) e la Liguria (12). Si tratta di 2.406 posti di sostegno stabilizzati (su cui si fanno le nomine in ruolo) sottratti alle altre dieci regioni.

Le dieci regioni cui illegittimamente non sono stati assegnati i posti in organico di diritto sono le seguenti: la Lombardia (926 in meno), il Lazio (642), il Veneto (280), l’Emilia Romagna (185), le Marche (136), la Toscana (87), l’Umbria (54), il Molise (49), il Piemonte (35) e l’Abruzzo (11).

In pratica tutte le regioni che disponevano di percentuali di posti stabilizzati al di sopra della media nazionale, e che avrebbero dovuto cederli a quelle che stavano invece sotto la media, hanno mantenuto le proprie posizioni di vantaggio. Perché non è stata rispettata la legge? E che fare?

 

Fra tutti tagli previsti dall'articolo 28 della bozza della legge di stabilità, quella relativa alla cancellazione dei distacchi dall'insegnamento per i collaboratori dei dirigenti scolastici è forse quella che potrebbe determinare i disastri peggiori dal punto di vista organizzativo.

Al momento attuale, il testo inserito nel disegno di legge non lascia spazio ad equivoci: l'articolo 459 del del TU 297/94 è abrogato, punto e capo. L'articolo in questione prevede la possibilità di riconoscere l'esonero o il semiesonero dall'insegnamento ai docenti collaboratori del dirigente scolastico, a seconda del numero di classi funzionanti nell'istituzione scolastica.

Un calcolo esatto del risparmio che ne potrebbe derivare non è facilissimo perchè non si conosce con precisione il dato relativo a esoneri e semiesonari; ma secondo una stima attendibile si può ipotizzare che le scuole complessivamente coinvolte dovrebbero essere almeno 5mila su 8mila; se in 2mila scuole ci fossero vicepresidi con esonero totale i supplenti da pagare per sostituire i titolari sarebbero appunto 2mila a orario intero e3mila a metà orario. In pratica si tratterebbe di circa 3.500 stipendi per una spesa complessiva di 100milioni di euro all'anno.

La nuova regola non tiene affatto conto però di una questione fondamentale: un conto è eliminare gli esoneri dei docenti che svolgono la funzione di collaboratore nelle scuole dove c'è un dirigente titolare; tutt'altra questione è farlo laddove c'è solamente un reggente.

D'altra parte lo stesso "decreto Carrozza" del settembre 2013 aveva previsto (5° comma dell'articolo 17) che nelle istituzioni scolastiche affidate in reggenza nelle regioni dove non si erano ancora concluse le procedure concorsuali si poteva addirittura derogare dai limiti numerici fissati dall'articolo 459 del TU del 1994.

Se il Parlamento non provvederà a modificare la norma i problemi (e le sperequazioni) esploderanno a settembre 2015. Per esempio, potrebbe accadere che il vicepreside di un liceo di 600 alunni dove è in servizio un dirigente titolare alla fine dell'anno incassi 3mila euro di compenso accessorio liquidato con il fondo di istituto. Un vicepreside di una scuola di 1500 alunni affidata in reggenza non avrebbe nessuna forma di esonero e potrebbe persino non arrivare neppure ai 3mila euro di compenso (i compensi accessori, come si sa, sono fissati dalla contrattazione di istituto).

E' ovvio che le scuole si troveranno di fronte ad un ulteriore problema da affrontare e da risolvere.

La qualità del servizio scolastico non ne uscirà certamente migliorata.