Spunta una flebile speranza per i quota 96, i cosiddetti esodati della scuola, ovvero gli insegnanti che avevano maturato i requisiti per andare in pensione entro l’anno scolastico 2022/2012 e che invece erano rimasti «bloccati» a scuola a causa della legge Fornero. Sono due gli emendamenti presentati alla legge di Stabilità, uno da Sel e un altro dal gruppo Libertà e diritti, che provano a chiedere al governo di trovare una soluzione. Inizialmente dichiarati inammissibili per mancanza di coperture, poi sono stati accettati dalla commissione Bilancio alla Camera. Del resto, l’on. Francesco Boccia, che presiede la commissione, non ha mai nascosto il suo interesse per la questione: già in estate aveva avallato apertamente il pensionamento dei 4 mila esodati della scuola, dando l’ok ad un emendamento al decreto della Pubblica amministrazione. Dopo due anni di purgatorio, i prof si erano quindi illusi di poter andare finalmente in pensione a partire dal 1° settembre. Ma poi era intervenuta la Ragioneria generale, che aveva espresso forti perplessità sul costo del pensionamento (circa 50 milioni nel 2014), anche senza liquidare loro il trattamento di fine rapporto. Dubbi che avevano spinto il governo a fare marcia indietro: e a sopprimere con un solo tratto di penna l’emendamento, e quindi l’illusione dei 4 mila.
Politico · Piace a 1.841 persone · 8 novembre alle ore 16.50
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La sentenza di Salerno
Adesso cosa è cambiato? «Le condizioni sono le stesse di qualche mese fa - spiega l’on-Manuela Ghizzoni, presidente della commissione Cultura alla Camera, che tanto si era battuta per trovare una soluzione - ed è per questo che il Pd non se l’è sentita di presentare emendamenti in questo senso». Ma qualche spiraglio c’è: ed è la sentenza del tribunale di Salerno, che la scorsa settimana ha mandato in pensione «forzosamente» 42 dei 4 mila, in seguito al loro ricorso. Si tratta di un ricorso presentato dai professori nel 2012 al giudice del tribunale del lavoro di Salerno: è solo uno dei tanti, ma mentre molti procedimenti giudiziari non hanno avuto un esito (perché ad esempio il tribunale ha rimandato la questione alla Corte dei conti, allungando e complicando i tempi della decisione), questo si è concluso con una decisione chiara, e a favore degli insegnanti. Il ministero dell’Istruzione potrebbe ancora ricorrere contro la sentenza, ma per ora i giudici danno ragione agli insegnanti, aprendo una strada giudiziaria alla spinosa questione dei Quota 96. «Noi ovviamente speriamo in una soluzione politica - sottolinea l’on. Ghizzoni - ma la sentenza non può essere ignorata: infatti sto preparando un’interpellanza per chiedere al governo come intende muoversi». L’altra via d’uscita, infatti, potrebbe essere offerta dal decreto sulla «Buona scuola»: nell’ambito dei decreti attuativi, quando saranno fatti i conti delle entrate e delle uscite degli insegnanti, potrebbero essere trovate le risorse per mandare a casa quei docenti «imbrogliati» da un errore banalissimo. I «Quota 96» rimasero intrappolati dalla legge del governo Monti, infatti, perché quest’ultima indicava come limite tra i vecchi e i nuovi criteri pensionistici il 31 dicembre 2011 (fine dell’anno solare) e non il 31 agosto 2012 (fine dell’anno scolastico). Così quei docenti che avrebbero maturato i requisiti a fine anno, e che avevano già presentato domanda, sono rimasti bloccati in servizio.