La scuola e l'omofobia

Pasquale Almirante, La Sicilia 23.11.2014

È diventato un caso nazionale la vicenda degli insulti, calci e pugni che un docente di Assisi avrebbe sferrato contro un alunno di 14 anni, reo di avergli risposto per le rime a un insulto omofobo. Se alcuni compagni confermano la versione del ragazzo, che ha dovuto ricorrere alle cure dei medici, il docente minimizza: ma quale omofobia, sono passato e gli ho dato un calcetto, l'ho strattonato e gli ho detto «metti dentro ste gambe». Ma le sue parole non sono sembrate convincenti. La prima a volerci vedere chiaro è la ministra dell'Istruzione per la quale, se le percosse venissero confermate, è atto "gravissimo", chiedendo "immediatamente al preside di Assisi" una relazione, mentre è partito per gli accertamenti il viceministro Miur, Davide Faraone: «Attendiamo i risultati dei controlli avviati dall'Ufficio scolastico regionale e l'esito delle indagini in corso, ma, d'intesa con il ministro, riteniamo fondamentale per il Miur approfondire l'accaduto garantendo una presenza istituzionale».

Reazioni pesanti anche dalle associazioni omosessuali, secondo cui due ragazzi gay su tre hanno subito discriminazioni a scuola: «Fatti come quello di Assisi sono una spia di un malessere che va combattuto». In trincea pure certa stampa: «Anche in flagranza di comportamenti violenti, le scuole, i prèsidi, i provveditorati e i ministri non possono nulla. Sospendi un insegnante? Basta che faccia ricorso e non lo schiodi più».

Tuttavia uno degli aspetti più singolari di questa vicenda viene dal dirigente scolastico, il quale, invece di spostare il prof, in attesa dell'istruttoria, sposta il ragazzo in un'altra sezione, provocandogli altro stress e confermando una certa prevalenza delle asserzioni dell'insegnante.

La conclusione di questa triste vicenda si vedrà fra troppo tempo, mentre bisogna registrare che a scuola i meccanismi con troppa facilità si inceppano, a cominciare dai dirigenti, che spesso non sanno risolvere situazioni come questa, e finire ai docenti sui quali, a parte il caso specifico, troppe responsabilità si accavallano. Valga per tutte quella della docente di educazione fisica che dovrà pagare 4 milioni per un infortunio occorso ad un suo alunno durante la lezione. La colpa secondo i giudici? La prof non conosceva le capacità atletiche della liceale e si trovava troppo distante dal luogo dell'esercizio ginnico.