La riforma degli ordinamenti didattici universitari, introdotta oltre 10 anni fa, oltre al restyling dei percorsi di studio (il noto 3+2) ha favorito l’ingresso all'università di categorie prima escluse o comunque meno presenti nelle aule degli atenei. Con l'introduzione del titolo triennale e il riconoscimento di esperienze di studio e lavoro sotto forma di crediti formativi, sono entrati all'università più studenti in età adulta e con esperienze professionali alle spalle rispetto a quanto avvenuto nel sistema universitario precedente: nel 2013, 12 laureati su 100 si erano immatricolati con 2-10 anni di ritardo e altri 5 su 100 con oltre 10 anni di ritardo (nel 2001 erano rispettivamente l'8% e il 3%). «Le università dovrebbero dotarsi, ancor più e meglio, degli strumenti necessari per consentire agli adulti lavoratori di tornare in formazione», avverte Andrea
Cammelli, fondatore dal 1994 e direttore di AlmaLaurea. Che citando Schleicher, responsabile della divisione indicatori e analisi dell’Ocse ricorda come «i sistemi di istruzione devono preparare per lavori che non sono stati ancora creati, per tecnologie che non sono state ancora inventate, per problemi che ancora non sappiamo che nasceranno».
Gli indirizzi di studi prediletti dai laureati in età adulta
I laureati immatricolati in età adulta sono più presenti nei gruppi insegnamento e delle professioni sanitarie. È opportuno ricordare che tra i laureati magistrali nelle professioni sanitarie, divenute corsi di laurea solo in seguito alla riforma universitaria, circa il 37% si è immatricolato all'università con più di 10 anni di ritardo rispetto all'età regolare o canonica
La riforma dimostra di avere avvicinato all'università categorie di studenti tendenzialmente svantaggiate dal punto di vista socio-culturale rispetto al background tipico dello studente universitario. I laureati immatricolati in età adulta, infatti, sono figli e figlie di genitori con grado di istruzione inferiore rispetto a coloro che sono entrati all'università in età canonica: hanno almeno un genitore laureato solo il 12% degli adulti, contro il 29% dei “giovani”.
Inoltre, gli adulti tendono ad avere carriere più regolari -riconducibile in parte al riconoscimento da parte del corso di laurea di un maggior numero di crediti formativi legati a precedenti esperienze professionali e formative -, a frequentare meno le lezioni e a partecipare più raramente a programmi di studio all'estero. Ciò è almeno in parte legato al fatto che la maggior parte arriva alla laurea svolgendo durante gli studi un lavoro a tempo pieno: quasi il 60% degli immatricolati all'università con un ampio ritardo sono lavoratori-studenti . Quasi il 50% degli studenti adulti ritiene di avere concluso un percorso universitario riuscendo a sostenere senza difficoltà il carico di studi previsto, mentre fra gli iscritti in età regolare tale percentuale è inferiore al 30%.
Quali prospettive di studio
In questo caso le risposte dipendono dalle peculiarità di questa speciale categoria. Gli adulti tendono a dimostrare un minor interesse verso la prosecuzione degli studi dopo la laurea triennale: manifesta tale intenzione il 56% dei laureati, contro il 78% rilevato tra gli iscritti nell'età canonica. Nonostante ciò, anche tra gli immatricolati con almeno 10 anni di ritardo rispetto all'età canonica il 37% dei laureati intende intraprendere il percorso magistrale e altri 19 su 100 desiderano comunque proseguire la formazione. Fra i laureati di secondo livello invece la quota degli intenzionati a continuare gli studi è sostanzialmente identica tra gli immatricolati in età adulta e quelli in età canonica (49% contro 46%), per effetto soprattutto dell'interesse espresso nei confronti dei master o corsi di perfezionamento.