«Assolto» il liceo classico,
ma per il giudice deve cambiare testa

di Nicola Barone, Il Sole 24 Ore 17.11.2014

Assoluzione perché «il fatto non sussiste». Ma per quanto piena la formula non risparmia censure a danno di un imputato decisamente sui generis, il liceo classico, cullato nei ricordi dai vecchi tradizionalisti ma vera e propria peste per gli innovatori. Greco e latino non smettono di avere la loro utilità nell’evo contemporaneo ma bisogna dare molto più di una tinta di fresco al corso di studi superiori più blasonato: serve una riforma, profonda, e gli studenti devono risparmiarsi qualunque posa di superiorità verso chi fa altro. Almeno così è stabilito nella sentenza pronunciata dal procuratore della Repubblica di Torino, a conclusione del “processo” messo in scena al Teatro Carignano, affollato di studenti e docenti su iniziativa del Miur, assieme al Dipartimento di studi umanistici dell'Università di Torino e la Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo.

Dibattimento senza esclusione di colpi
Come in una comune aula di tribunale davanti al giudice se le sono date di santa ragione accusa e difesa, rappresentata la prima dall'economista Andrea Ichino dell'European University Institute, con Umberto Eco nei panni dell’avvocato. Testimoni lo scrittore Marco Malvaldi, il matematico Stefano Marmi della Scuola Normale di Pisa, il filologo Luciano Canfora, il filosofo della matematica Gabriele Lolli, il latinista Ivano Dionigi e Adolfo Scotto di Luzio. In video Massimo Cacciari, Tullio De Mauro, Massimo Giletti. «Il 70% degli italiani non è in grado di elaborare informazioni matematiche in Italia. Nessuno vuole abolire la cultura umanistica ma serve un nuovo equilibrio tra cultura umanistica e cultura scientifica», ha attaccato Ichino nella requisitoria. «Non è vero che studiando al classico si può fare qualunque cosa. Ad esempio tra gli studenti che tentano il test di medicina quelli del classico hanno risultati meno positivi». «Avere una cultura umanistica - ha replicato Eco nell'arringa - significa saper fare i conti con la storia e con la memoria. L'umanità sta perdendo la memoria». Per Eco, che ha scherzosamente proposto di eliminare il liceo scientifico, bisogna portare l'inventiva e la creatività anche nel mondo scientifico e tecnologico. E «contrastare quelle sacche di iperspecializzazione dove l'esperto di malattie rare non sa curare un raffreddore». Bisogna sapere insegnare non solo il teorema di Pitagora «ma anche qual era il suo terrore dell'infinito».

Dito puntato contro chi avrebbe dovuto cambiare
Il liceo classico di oggi, dice la corte, non è figlio di una cultura e di una riforma fascista, ma occorre un cambiamento troppo a lungo atteso. Il giudice manda gli atti al pm «perché promuova indagini preliminari in ordine a eventuali responsabilità per mancata o distorta opera riformatrice della scuola italiana». Spetta al pubblico ministero, secondo il dispositivo, «indagare su eventuali comportamenti omissivi di chi, avendo responsabilità di governo, non ha attuato la riforma, venendo anche meno al dovere di fornire alla scuola risorse personali e strutturali assolutamente necessarie per il suo funzionamento». In gioco anche altro: Canfora parla del liceo classico come di una «trincea della democrazia». Tradurre latino e greco non è un esercizio sterile e fine a se stesso, «ma è lo strumento principale per orientarsi nella comprensione degli altri e delle altre culture».