Mi ha fatto male essere scaricata con qualche sms
L’ex ministra Maria Chiara Carrozza non nasconde
la sua delusione di Mario Lancisi, Il Tirreno, 24.3.2014 La ex ministra che “rosica” e ammette: «Sono umana, non sono un robot», che fa tanto il paio con la canzone di Rosanna Fratello: «Sono una donna, non sono una santa». Maria Chiara Carrozza, 49 anni, non ha nascosto il suo dispiacere per la rimozione da ministra della Pubblica Istruzione. Lei, così professorale e razionale (i suoi “maestri” sono Marie Curie, Louis Pasteur, Voltaire, formazione scientifica e illuministica) ha accettato di farsi intervistare e prendere amabilmente in giro da Zoro nella trasmissione tv Gazebo, la sua preferita. E Zoro le ha detto: «Mi piaci perché fondamentalmente rosichi per la perdita del ministero». VIDEO / L'intervista di Zoro a Maria Chiara Carrozza
Per alcuni giorni su Twitter e Facebook, dopo la fine dell’esperienza al ministero, la ex ministra ha aperto - lei così arcigna - il suo cuore, la sua non consuetudine con il cinismo del potere, ha mostrato il lato umano . Ma c’è rimasta così male? «Beh mi è dispiaciuto perché ho lavorato tantissimo. La rimozione l'ho vissuta con molto stupore. A tutt'oggi non ho ancora avuto una ragione perché il Pd non abbia mantenuto un dicastero importante, cruciale come quello della scuola e della ricerca». Non sono triste. Ripercorriamoli quei momenti in cui la docente pisana è stata in bilico, dentro e fuori. Poi fuori. Come l’ha saputo?,le ha chiesto Zoro. «Mah, non ricordo...ecco, sì forse ero in auto, sì in auto». Poi la chiusa, a voce alta, scandendo bene le parole: «Non sono triste, non sono disperata. E da ora basta, mi metto al lavoro. Faccio parte della commissione attività produttive. Per il passato non proverò rancore», promette a Zoro. Fine della trasmissione. Che noi riapriamo. Per capire gli umori e le prospettive dell’ex ministra. E Renzi come ha giustificato la rimozione? «Mi ha mandato degli sms, ma dopo la formazione del governo, per dirmi che nutriva molta stima nei miei confronti ma il cambio era legato ad una serie di considerazioni politiche che andavano oltre il mio valore e il mio operato. Se ne assumeva tutta la responsabilità», spiega la Carrozza. Ci hanno detto di sgombrare. Equilibri politici: dare una poltrona a Scelta civica. Non è vecchia politica, proviamo ad incalzare? «Capisco che il merito non sia l'unico fattore e mi adeguo anche se non nascondo di esserci rimasta male. Ma non per me, io ho un lavoro, faccio la parlamentare, non avanzo problemi personali. No, il mio dispiacere è per il lavoro iniziato e bruscamente interrotto senza che qualcuno mi abbia spiegato perché. Dalla sera alla mattina abbiamo dovuto fare gli scatoloni al ministero senza ragione. Ci hanno detto di “sgombrare”...». È passato un mese da quando la Carrozza e i suoi collaboratori hanno dovuto lasciare il ministero, ma il dente duole ancora. Sì, perché - al di là del lato umano - c’è tutto un lavoro abbandonato, interrotto: stop, si cambia pagina e ministra. «Sì, ho dovuto lasciare a metà molte questioni importanti. Dalla politica della ricerca al coinvolgimento degli italiani sul futuro della scuola: avevo impostato la costituente della scuola che era pronta e avevo preso degli impegni con i futuri insegnanti, non ho potuto mantenerli», spiega la Carrozza. Le scuole? Io prima di Renzi... E poi l'edilizia scolastica: «Avevamo dato priorità a questo tema anche negli investimenti, nelle leggi e nei decreti attuativi. Anche se i media non se ne sono accorti, io prima di Renzi ho inaugurato la buona abitudine di andare ogni settimana in una scuola diversa e in una periferia del paese, dalle Dolomiti alla Calabria, ho attraversato molti mondi diversi», racconta l’ex ministra. Ancora Renzi. Proviamo a stuzzicarla, ma non ci cade, torna la professoressa Carrozza, non è più quella ex ministra un po’ sbarazzina che a Zoro confessa il suo amore per la Nutella. «Renzi? No comment. Per una ragione di opportunità essendo stata coinvolta nella vicenda della rimozione del vecchio governo. Preferisco non parlarne, in questi casi per un po' di tempo è bene osservare, qualunque commento o giudizio verrebbe letto in una chiave personale», risponde. Letta maltrattato. Però poi si capisce, da quello che ci dirà in seguito, che non ce l’ha proprio a genio il Rottamatore fiorentino. Intanto per come ha trattato Letta. Licenziato in ventiquattro ore senza tanti complimenti: «Enrico è una persona molto seria che si è dedicata al bene del Paese, senza slogan o proclami e non con il favore mediatico. Quello che gli è stato fatto è grave e non lo meritava. Non lo dico da lettiana ma da amica e collaboratrice di Enrico, sono una persona a conoscenza dei fatti che ha lavorato attivamente in politica ma non sono perfettamente dentro la politica di oggi e fatico a capirne tutti i meccanismi», sottolinea la Carrozza con parole dure, pesanti. Poi la scuola, sì il mondo così caro alla sinistra assegnato alla lucchese Giannini di Scelta civica. La Carrozza non se ne dà né pace né ragione: «Il Pd ha perso un ministero cruciale. Un errore gravissimo, al di là della mia persona. Le due questioni, istruzione e ricerca, dovrebbero essere in mano a un ministro del Pd che parla ai nostri milioni di elettori, il rischio di autoreferenzialità è gravissimo», tuona l’ex ministra. Pd e la guerra per bande. E il discorso cade sul Pd. Anche in questo caso le parole della Carrozza sono pietre: «Il Pd non deve diventare un centro di interesse in cui ogni leader è candidato a qualcosa e si lotta per bande». Sì, ha detto proprio così: per bande. Gente preoccupata solo delle poltrone. «Il mio futuro? Io avrei continuato a fare volentieri la ministra, ma non mi candido a nulla: sono parlamentare e condurrò dal parlamento la mia battaglia per rinnovare il Pd». E sui social network e negli incontri pubblici il futuro del Pd si lega nella Carrozza alla declinazione del progressismo. Progressismo verso dove? Così come l a parola cambiamento: che vuol dire? «Bisogna dire cambiamento verso cosa e dove, Thatcher è stata portatrice di cambiamenti ma non decisamente nella direzione in cui dovrebbe andare il mio partito». Così la lingua torna a battere sul dente dolente del renzismo imperante. Predica il cambiamento, ma quale?, si chiede la Carrozza. Che non rosica più, ma attacca. A viso aperto, per usare un’espressione cara a Renzi. |