La scuola che fa crescere i Rom
Alla “Cena” raddoppiato il tasso di frequenza
di Maria Teresa Martinengo, La Stampa 19.3.2014 torino
Dare responsabilità. In fondo, è la ricetta per ogni crescita,
perché non dovrebbe funzionare con i Rom? Quanto sta avvenendo
all’Istituto Comprensivo Cena lo dimostra. La scuola che ha accolto
generazioni di bambini dei campi sosta, ora conosce una stagione
nuova con i suoi 60 alunni Rom «residenti» nelle baracche di lungo
Stura: in un anno sono passati dal frequentare in media il 40% delle
lezioni all’attuale 80%. «Il “segreto” è dare fiducia, far assumere responsabilità ai genitori. È la prima cosa», dice Vesna Vuletic, presidente di Idea Rom Onlus, l’associazione di donne Rom impegnata in due progetti europei per l’integrazione e il successo scolastico dei bambini Rom. «Abbiamo lavorato sulla motivazione delle famiglie. Con le mamme abbiamo parlato a lungo di quello che potrà essere il futuro dei loro figli e formato un piccolo gruppo di donne capaci di facilitare i rapporti scuola-famiglie. Ogni pomeriggio adesso ci sono mamme che vengono a parlare con le maestre, le maestre possono utilizzare il diario per le comunicazioni. Due donne in particolare sono state formate come mediatrici». Claudia e Nicoletta in classe collaborano con la maestra per il successo dei bambini Rom e il benessere di tutti gli alunni.
Provare per credere. Nella scuola di strada San Mauro, austera ma
piena di colori, esemplare per pulizia, l’atmosfera è di famiglia.
Quando la preside Elena Garrone entra in I A, Roxana, Denise,
Francesco, Maria le vanno incontro, la abbracciano. «La preside -
dice Vesna - tratta alla pari, i bimbi lo sentono». In questi giorni, in occasione della Giornata contro il Razzismo e nell’ambito di un seminario, la Cena è stata visitata da una delegazione composta da rappresentanti dei sei Paesi che con l’Italia partecipano ai due progetti finanziati dall’UE. Tra loro, una responsabile dell’Accademia delle Scienze ungherese, i presidenti delle maggiori federazioni Rom di Spagna e Romania, Lisa Morris, inglese, valutatrice di progetti per la Commissione Europea, e poi esperti greci, portoghesi, ciprioti.
Prima di andare nella scuola, Idea Rom ha accompagnato la
delegazione a visitare la baraccopoli di Lungo Stura. Morris
riassume l’intera esperienza in poche parole: «Al campo Torino ha la
vergogna più grande, alla scuola Cena l’orgoglio. Le vostre autorità
devono conoscere questo modello e sostenerlo». La delegazione è
rimasta così colpita dalle condizioni di Lungo Stura che ha scritto
una lettera al sindaco, inviata anche a Papa Francesco. Nicoletta, mamma-mediatrice è orgogliosa di suo figlio che in prima media è il più bravo della classe. «È stato lui a portarmi qui», spiega. Quando le si chiede cosa facesse prima, abbassa gli occhi: «Chiedevo l’elemosina». In IV A Florentina, allieva modello, mostra il bel lavoro fatto dopo il soggiorno nel Centro comunale di Loano. La maestra Angela Lasorsa: «Abbiamo imparato i venti in spiaggia... La voglia di imparare di questi bambini supera tante difficoltà. Come i compiti a lume di candela nella baracca, le scarpe mangiate dai topi...». Giulio Taurisano di Idea Roma: «Per la prima volta le famiglie si sono fidate e hanno permesso ai loro figli di partecipare a un soggiorno di una settimana. Un grande passo». La maestra Maria Gariffo è alla Cena da 29 anni: «Allora i bambini italiani non volevano nemmeno sedersi vicino ai Rom. Oggi sono tutti alla pari. E questo dipende anche da noi adulti». Ma c’è qualcosa in più che si muove. «Grazie a questo progetto possiamo dare ore in più e supportare il passaggio dalla primaria alle medie. I ragazzi sono entusiasti, si impegnano e ottengono risultati: il modo per non perderli». |