Le (ridicole) sceneggiate di Renzi nelle scuole

di Marina Boscaiono, MicroMega 7.3.2014

Qualcuno dotato di buon senso, se non addirittura di senso civico, suggerirà prima o poi a Matteo Renzi di rinunciare al giro pastorale nelle scuole. Potrebbe essere il giornalista filorenziano, che recuperi miracolosamente l’inusuale posizione verticale della propria colonna vertebrale. Potrebbe essere il senatore (renziano in extremis), che reinterpreti con un guizzo di dignità la memoria dell’eredità di un partito che aveva improntato al rigore morale e alla sobrietà dei comportamenti personali e della pratica politica e istituzionale il proprio percorso. Potrebbe, infine, addirittura essere il ministro dell’Istruzione, che voci autorevoli sostengono essere davvero in carica, anche se la sua zona del palcoscenico viene una volta alla settimana oscurata dalle estemporanee  sortite del giovane capo, che nel resto dei giorni non fa che sconfessare (con dichiarazioni spesso contrarie) quanto il ministro stesso afferma con logorroica imprudenza sui media.

Ci dovremmo essere abituati, dalle poesie di Bondi alle esecuzioni dei testi di Apicella; eppure il remake da coro dell’Antoniano,  organizzato a Siracusa dal maestro prof. Genovese (temiamo in  perfetta buona fede) ed eseguito dal medesimo - forse non per caso – nella trasmissione radiofonica Un giorno da pecora, in un’indimenticabile prova da solista, è riuscito a scuotere anche il più cinico e rassegnato spettatore di ciò a cui ha ridotto la politica lo showman fiorentino.


 

Passiamo alle cose serie.


 

È accaduto che in una scuola primaria di Siracusa, la Raiti, le inconsapevoli vittime (i bambini) di una pagliacciata sul modello della peggiore tv spazzatura (dov’erano – e dove sono? – gli insegnanti? Come hanno reagito i genitori? Come il dirigente ha potuto consentire un abominio del genere?), hanno intonato una versione- riveduta e corretta – di Clap and Jump. La rivisitazione è quanto di più lontano dalla “spontaneità” alla quale si è appellata la dirigente, Angela Cucinotta. Leggete (o ascoltate, la Rete è piena dei filmati) per credere: “Ti salutiamo tutti insieme presidente Renzi. Siamo felici e ti gridiamo… da oggi in poi, ovunque vai, tu non scordarti di noi, dei nostri sogni, delle speranze, che ti affidiamo con fiducia oggi al ritmo di blues”. “Le ragazze, i ragazzi, tutti insieme alle tue idee e al tuo lavoro affidiamo il futuro. E poi di nuovo, ancora insieme noi camminiamo, ci avviciniamo e un girotondo noi formiamo sempre a tempo di blues”. Tutto mentre la sorella del carabiniere assassinato da Cosa Nostra, cui la scuola è intitolata, aspettava fuori, nonostante avesse ricevuto l’invito a partecipare: il cerimoniale del presidente non prevedeva la presenza di persone esterne.

Il bavaglino No Tav di una neonata sulla foto postata in Facebook dai suoi genitori ha fatto gridare all’orrore e allo scandalo. Ammaestrare bambini della scuola primaria, mettendogli in bocca parole di cui non possono certamente comprendere significato e valenza (ma certamente il tono!), nel luogo del pluralismo e della nascita e crescita della cittadinanza attiva, della costruzione della consapevolezza e del senso critico, è qualcosa che non avevamo ancora mai visto (persino Berlusconi non è arrivato a tanto), se non in tempi che preferiamo non ricordare. E che preferiremmo non vedere mai più.

A pochi giorni dalla morte dell’amato Mario Lodi, l’uomo che sapeva parlare con i bambini – silenzio e meditazione, il suo motto – ispirato alla pedagogia di Freinet e dalla convinzione che occorra dare ai più piccoli gli strumenti per imparare ad osservare il mondo con i propri occhi, la parata della Raiti sembra ancora più patetica e inquietante.

Qualcuno, per favore, gli consigli di smettere. Il ridicolo è quasi superiore alla gravità di questa sceneggiata.