Tutti alla primaria a 5 anni, parola di Giannini

di Reginaldo Palermo, La Tecnica della Scuola 21.5.2014

E' una vecchia idea di cui si discuteva più di 15 anni fa.
Adesso il ministro Giannini vorrebbe riparlarne. L'obiettivo è quello di far sì che i giovani italiani si diplomino a 18 anni e non più a 19. Ma le difficoltà sono tante. La più importante riguarda la mancanza di risorse finanziarie.
 

Ormai, bisogna farsene una ragione: un giorno sì e l’altro pure il Ministro di turno propone le proprie esternazioni su cosa pensa di scuola, insegnanti e organizzazione didattica dettando in tal modo l’agenda del dibattito politico e culturale sulla scuola che dovrebbe avere invece ben altro spessore.

L’ultima sortita del ministro Giannini in materia di riforma della scuola sta già facendo discutere parecchio: l’idea è quella di ridurre a due anni il percorso della scuola dell’infanzia, far iniziare la scuola primaria a 5 anni, lasciare intatta la durata della secondaria (3 anni il primo grado e 5 il secondo) consentendo in tal modo il diploma a 18 anni anziché a 19.

Evidentemente Giannini non conosce molto bene la storia del nostro sistema scolastico perché altrimenti saprebbe che l’idea di anticipare l’obbligo a 5 anni o facendo iniziare la primaria un anno prima o rendendo obbligatorio l’ultimo anno di infanzia non è affatto nuova e venne attentamente vagliata e discussa alla fine degli anni Novanta quando il ministro era Luigi Berlinguer che aveva come consulenti fior di tecnici e di pedagogisti (all’epoca il corpo ispettivo era formato da centinaia di ispettori, oggi è di fatto ridotto a poche decine di unità).

Alla fine di una lunga e complessa analisi  dei dati si arrivò alla conclusione che l’ipotesi era difficile da realizzare, per un bel po’ di ragioni.

Per esempio: rendere obbligatorio l’ultimo anno di scuola dell’infanzia significa aprire nuove scuole dell’infanzia statali (oggi intere aree del Paese sono “coperte” dalla paritarie) e quindi reperire risorse di cui per ora non c’è traccia.

Viceversa, per far partire la scuola primaria a 5 anni riducendo a due anni quella dell’infanzia bisognerebbe affrontare (in modo possibilmente serio) la questione dei tempi di realizzazione della riforma: chi ha iniziato a 6 anni come procederà nel proprio percorso scolastico ? dovrà ad un certo punto “fare due anni in uno” ? oppure prima di arrivare a diplomare tutti a 18 anni bisognerà aspettarne almeno due lustri?  

Piccola osservazione a latere: il ministro Giannini ha considerato che portando la scuola dell’infanzia a due anni bisognerà affrontare il problema degli esuberi di organico nella scuola dell’infanzia?  E ancora: ha tenuto conto del fatto che in molti piccoli comuni dove oggi funzionano scuole dell’infanzia con una sola sezione di 15-20 bambini non sarà più possibile tenere aperte tali scuole?

La riforma di un sistema scolastico va affrontata secondo un’ottica (per l’appunto) “sistemica”  e non con slogan ad effetto che possono magari piacere agli “europeisti” e ai “tecnocrati” del “prima ci si diploma e meglio è” ma che per essere tradotti in pratica necessitano di tempi lunghi e magari anche di qualche risorsa finanziaria di cui oggi non si vede neppure l’ombra.