Il novecento, “secolo breve” per la storia, di Paolo Fasce, Pavone Risorse 25.5.2014 Sabato 17 maggio 2014 alle ore 14.00 sono scaduti i termini per l'aggiornamento delle Graduatorie ad Esaurimento. Al di là di incommentabili tira e molla nelle procedure informatiche che di certo non hanno fatto fare bella figura alla Pubblica Amministrazione, i precari della scuola hanno potuto apprezzare la velocizzazione delle procedure, maturando un'aspettativa, quella della veloce pubblicazione delle GaE provvisorie, alla quale è legata quella della pubblicazione delle GaE definitiva, alla quale è legata la nomina in ruolo, alla quale è legata quella delle assunzioni con contratto a tempo determinato, alla quale sono legate le supplenze brevi. L'Ufficio Territoriale di Genova, lo ricordo quasi con commozione, tre anni fa ricevette montagne di domande cartacee e, coi lavori forzati, riuscì addirittura a nominare i precari entro il fatidico 31 di agosto. Una rarità che non si è più ripetuta nella mia città, raramente anche altrove. Pare che l'aggiornamento abbia coinvolto circa 160.000 persone (sarebbe interessante avere il numero esatto) e, dopo una settimana esatta dall'ultimo legittimo clic, siamo tutti in trepidante attesa. Ogni aggiornamento è pieno di incognite, avrò fatto bene a confermare la provincia di residenza, oppure avrei fatto cosa saggia ad andarmene in una di quelle che sono variamente ritenute le “province del Bengodi” per il ruolo? Attendo con la classica gocciolina di sudore che scende lungo la fronte. Per ingannare l'attesa, il MIUR ci propone il consueto onere burocratico aggiuntivo, e cioè l'aggiornamento delle Graduatorie d'Istituto. Molti, come me, non sono abilitati in tutte le classi di concorso alle quali la propria laurea dà accesso, e conseguentemente ci si cautela con “il piano B”. Sorpresa! Per il mezzo milione di aspiranti supplenti (questi i numeri variamente leggiucchiati sulla stampa) non è prevista l'informatizzazione delle domande, ma si continuerà col cartaceo. Peccato, ripiombiamo di colpo nel secolo scorso, qualcuno mi presti il calamaio. |