Sos Sud, scuole in crisi dall'ANSA, 19.5.2014 Il Sud sprofonda, la scuola del meridione non regge ai tagli e cresce il divario tra ragazzi e mondo del lavoro. Il grido d’allarme parte dalle regioni del Sud e denuncia scarse risorse per scuolabus, mense e ragazzi disabili. I sindacati insorgono: “basta tagli indifferenziati, lo Stato consideri le diverse realtà sociali”. Mai più tagli indiscriminati, senza tener conto del contesto e del tessuto sociale. E’ questo l’allarme lanciato dal sindacato Anief che, in difesa della scuola del Sud, pone l’accento sulle reali necessità delle scuole. LA MANNAIA DEGLI ENTI LOCALI - Secondo i dati Istat su 7387 Comuni, analizzati e rielaborati dal sindacato Anief, tra il 2007 e il 2012 le amministrazioni comunali del Sud hanno visto crescere la spesa complessiva del 4%, ma allo stesso tempo hanno ridotto del 13% quella per l’istruzione riducendo soprattutto l’assistenza agli alunni disabili, gli scuolabus e le mense scolastiche. Si tratta di una triste tendenza tutta meridionale visto che nelle regioni del Centro la spesa per il supporto all’istruzione è aumentata del 4% e al Nord addirittura dell’8%. E non è tutto. Al Sud infatti le iscrizioni sono in calo del 4,7%, un pessimo segnale che non riesce comunque a giustificare la riduzione della spesa che equivale a tre volte tanto la perdita di iscritti. Come mai? “E’ chiaro - spiega Marcello Pacifico, segretario Anief – che dal Sud i giovani vanno via. Assistiamo a un forte flusso emigratorio che penalizza ancor di più la scuola: non è possibile infatti assegnare risorse in base agli iscritti, altrimenti ne avremo sempre meno. Se i ragazzi lasciano il Sud o abbandonano la scuola, vanno recuperati. Un preside ogni mille alunni? Nel meridione ne serve uno ogni trecento. Proprio per rilanciare la scuola come presidio dello Stato”. I PIU’ DEBOLI - Dove i maggiori tagli? Sul sostegno. Solo nell’ultimo biennio, al Sud e nelle Isole sono stati cancellati oltre 4mila posti di sostegno tra cui 2.275 in Sicilia e 900 in Campania. A fronte di un boom di assunzioni al Nord che si aggiudicano quasi l’80% delle 22mila assunzioni di docenti di sostegno programmate per il prossimo anno, dal D.L. 104/13. Tra le più penalizzate, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia. Risultato? I docenti restano senza cattedre di ruolo e i ragazzi senza continuità didattica visto che hanno sempre a che fare con insegnanti precari che ogni anno cambiano cattedra. NON SOLO SOSTEGNO - Colpi di mannaia, al Sud, anche sul corpo insegnante per le materie curricolari: nel prossimo anno scolastico si perderanno 14 cattedre in Abruzzo, 58 in Basilicata, 183 in Calabria, 387 in Campania, 33 in Molise, 340 in Puglia, 27 in Sardegna, 504 in Sicilia. Tranne l’Umbria, che perderà comunque 11 posti, tutte le altre regioni del Centro-Nord avranno un numero maggiore di docenti. “Di recente – continua Pacifico- la Fondazione Agnelli ha rilevato che, tra il 2009 e il 2012, soprattutto a seguito delle misure volute dai ministri Gelmini e Tremonti con la legge 133/2008, sono state riscontrate importanti differenze regionali, con province del Sud, dove la popolazione studentesca è in forte calo, che hanno registrato diminuzioni dei docenti di ruolo fino al 18%. I tagli maggiori al corpo docente di ruolo hanno riguardato tutte province del Sud: Frosinone, Matera, Avellino, Messina, Catanzaro, Cosenza, Potenza, Nuoro, Reggio Calabria e Isernia”. NEET MADE IN SUD - Non vanno a scuola e non lavorano, la generazione dei Neet è in forte crescita e, purtroppo, ancora una volta si parla di Meridione. Il taglio dei docenti, registrato nelle regioni del Sud, va a gravare proprio dove è in maggiore crescita il fenomeno della dispersione scolastica nei ragazzi sotto i 16 anni: prime fra tutte le regioni Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Molise, Campania e Abbruzzo. SOS PER IL MERIDIONE - “Non è un caso se al Sud si perdono studenti e docenti in misura doppia o tripla rispetto alle indicazioni dell’Ue. Non meravigliamoci se gli alunni del Sud, in questo quadro di tagli e criticità, dimostreranno con le prove Invalsi di avere livelli di conoscenze e competenze inferiori. Non vanno ulteriormente penalizzati: l’amministrazione dovrebbe puntare a introdurre più risorse e organici potenziati al sud, svincolando il calcolo delle cattedre dal numero di iscritti ma badando bene alle necessità legate al territorio”. |