Tablet per ogni alunno

Pasquale Almirante, La Sicilia 4.5.2014

La ministra dell'Istruzione, Stefania Giannini, ha detto due cose importanti in queste ore: che il concorso a cattedra «è di fatto l'unico modo per garantire a tanti nuovi abilitati di poter avere una possibilità in tempi ragionevoli di entrare di ruolo a insegnare ai nostri ragazzi»; che gli alunni saranno dotati di un tablet ciascuno: «Ci vorrà del tempo, ma credo che ci si arriverà in 5-6 anni».

Se sull'implementazione dei concorsi, come unica via all'insegnamento, rimangono perplessità, per cui meglio sarebbero le abilitazioni di durata biennale e a numero chiuso dopo la laurea magistrale, per quanto riguarda i tablet, uno per alunno, una rivista specializzata ha fatto due conti, dimostrando che forse la ministra ha esagerato. Un tablet di media portata costa attorno ai 150 euro, mentre il numero complessivo degli alunni è all'incirca di 7 milioni. Una moltiplicazione e ne esce la somma di oltre un miliardo di euro per portare a termine tale operazione che però, dice sempre la ministra, sarà scaglionata nell'arco di 5 anni.

E se così fosse, dividendo il miliardo per il periodo indicato, rimangono a carico del Miur circa 200 milioni all'anno. Una cifra importante se si ricorda che tale importo è pari a tre volte quello disponibile sui fondi della legge 440/97 per l'autonomia scolastica, e che 400 milioni assegnati alla scuola, ma nell'arco di tre anni, sono stati sbandierati come «un intervento epocale».

E allora la domanda è: dove la ministra pescherà i soldi per i tablet? In più, considerato l'estrema facilità con cui la tecnologia invecchia, nulla di strano che a conclusione del ciclo (200 milioni per 5 anni) si dovrà ricominciare daccapo per adeguarli alle nuove scoperte, così come è successo con le Lim, le lavagne multimediali su cui l'ex ministra Gelmini puntò parte della sua visibilità, ma che si stanno già dimostrando obsolete. A parte i costi per lo strumento in sé, nei conti occorre aggiungere pure l'aggiornamento costante sia dei software, comprese le "app", le applicazioni che consentono mirabolanti fughe tecnologiche, e sia della rete per i collegamenti internet e in modo particolare delle wireless all'interno di ogni aula, efficienza tecnologica che in molti paesini del Sud è per ora fantascienza. Infine: dove prendere i soldi per tali, importanti connessioni?

L'idea della Giannini è ottima, ma si possono fare i conti senza l'oste?