Quel che la scuola non insegna

di Anna Maria De Luca, L'Huffington Post 21.5.2014

Ricominciare, re-inventarsi in un mondo in cui il lavoro disegna l'identità della persona, almeno nella percezione di massa. Allenarsi all'imprevisto, rialzarsi dopo le cadute iniziando a costruire un sistema migliore non solo per sé ma anche per gli altri. Vedere le crisi come una opportunità e non come un baratro senza fine. Anche questo bisognerebbe imparare a scuola. La storia che voglio raccontarvi oggi è una storia bella, una di quelle rare, che fanno grande questo Paese e che dovrebbero circolare al massimo, anche perché le storie belle creano una sorta di centro gravitazionale che attira le persone belle.

Raccontare i personaggi che popolano questo racconto non è difficile: sono pochi e stanno lavorando gratis attorno ad una idea, semplicemente perché ci credono. Ed anche questo bisognerebbe imparare a scuola: credere di nuovo in una idea mettendoci dentro l'anima. "Il fiore non valuta la sua bellezza: generosamente ha ricevuto e generosamente dona", diceva Tagore.

Iniziamo dal primo, il più "vecchio" tra i protagonisti di questa storia: ha 42 anni e si chiama Claudio. È un ingegnere elettronico con un passato da dirigente d'azienda. L'azienda però ha chiuso, causa crisi e cosi Claudio, dopo un lungo periodo di stipendi non pagati, si è ritrovato in mezzo alla strada. In pochi mesi è rimasto con due valige in mano e niente più.

Chi lo ha aiutato? Angelo, un ragazzo che aveva conosciuto anni prima, quando l'economia "tirava" e il portafogli era pieno. Angelo di nome e di fatto è proprietario di una osteria ad Anzio. Ha offerto a Claudio un piatto caldo e un lavoretto e Claudio allora ha lasciato Roma e si è trasferito lì: è ritornato a vivere con la madre ottantenne e, con la sua piccola pensione, hanno preso insieme, in affitto, un monolocale proprio sopra l'osteria.

Poi ci sono altri due ragazzi, Luca e Raffaele, trentenni. Avevano una società di informatica e comunicazione. Tutto andava benissimo finché i clienti hanno iniziato a non pagare più. Le tasse però andavano pagate e cosi hanno dovuto chiudere. Luca aiuta la moglie nel suo lavoro e si prende cura del loro bambino, Raffaele invece è emigrato in Germania da un mese, con il sogno di tornare.

Storie della crisi ma per questi ragazzi da lì è arrivata la spinta per andare avanti, per trovare una idea che possa servire a rialzarsi e ad aiutare il Paese. Come hanno fatto?

Hanno unito le forze e, tutti insieme, hanno creato una startup: Tnotice. La loro idea è una sorta di uovo di colombo: realizzare una raccomandata elettronica con valore legale. Una soluzione migliore della Pec - ormai quasi sepolta sotto le sentenze dei tribunali - che permette di risparmiare molti soldi, senza contare i profili ecologici e la ulteriore marcia in più: si può mandare anche ad un indirizzo fisico. L'hanno brevettata e sono stati chiamati anche dalla più prestigiosa università tedesca. Hanno portato la Silicon Valley in Italia, esattamente ad Anzio.

In Italia chi lo sa, chi li conosceva? Pochissimi. Ed ecco che entrano qui in gioco altre belle persone: giovani in gamba che sono riusciti a mantenere la schiena dritta e l'onestà intellettuale di saper riconoscere il giusto. Hanno scoperto la storia di Claudio e degli altri ragazzi e ci hanno creduto cosi tanto da realizzare gratuitamente un sito ed un video per far sapere a Renzi, attraverso i social network, che esiste anche questa opportunità per risparmiare, almeno un miliardo ogni anno in maniera strutturale, soldi che secondo i promotori potrebbero trasformarsi in 100 euro in più da aggiungere a dieci milioni di italiani a quei 1000 euro promessi dal Governo (i famosi 80 euro al mese).

E qui si sono aperte le voragini del sistema Italia. In un Paese normale, amplificare le cose belle dovrebbe essere un dovere di cittadinanza. Ma siccome non siamo un Paese normale, i messaggi realmente positivi hanno difficoltà a farsi strada. Qualcuno ha ipotizzato che l'iniziativa venisse da una grande multinazionale, altri hanno dato una lettura politica - o antipolitica - altri ancora hanno persino avuto da dire che il video fosse "troppo ben fatto per essere vero". Per non parlare di quelli che invece di aiutare un'idea "informatica" - per una volta - italiana, hanno preferito lanciarsi in calcoli astrusi sui cento euro spostando completamente il focus dal messaggio reale: i promotori di questa raccomandata elettronica sono tutti giovani con alle spalle dei sogni rovinati dalla crisi.

Sono convinti che usandola lo Stato italiano potrebbe abbattere i costi, dimezzandoli. E stessa cosa vale per i piccoli Comuni e per i privati cittadini. Che Paese è un Paese in cui la bellezza, la solidarietà, la possibilità di fare qualcosa di buono per qualcuno che lo merita viene letta come strumentalizzazione di non si sa chi verso non si sa chi? È questo cha la Scuola insegna? A leggere davvero ogni messaggio come un atto di furbizia, un imbroglio, in un Paese in cui nessuno si muove in maniera disinteressata? È davvero questa la generazione che cresceremo?

Forse chi sa mantenere gli occhi puliti non conquisterà mai le poltrone del comando nel nostro Paese, e forse neanche le vorrebbe. Di certo chi le ha conquistate - e mi riferisco a chi gestisce l'agenda setting - potrebbe, almeno una volta, capire che esiste ancora bella gente capace di lavorare ad una idea solo perché crede che sia positiva per tutti? La campagna #renziaggiungi100euro è realizzata a costo zero: tutti quelli che ci lavorano - da chi ha realizzato il sito, al video con gli attori, operatori e montatori, fino all'ufficio stampa - lo fanno a titolo gratuito. Non sono una multinazionale: sono "solo" giovani che hanno creduto in questa idea per il bene del Paese.

Per questo, tra le righe del sito, c'è un "patto" tra i promotori della campagna e i sostenitori: risparmiamo, ma quello che risparmierete provate ad investirlo nella crescita del Paese. Provare a risparmiare per poi "dare" agli altri, per realizzare il sogno di una ripartenza. Che è il sogno di #renziaggiungi100euro.