Giannini: “Meglio iniziare la scuola a 5 anni
e mandare i ragazzi all’estero alle superiori”

  Corriere dell'Università Job, 20.5.2014

Accorciamento del liceo, revisione dei test Invalsi e internazionalizzazione dei percorsi didattici: questi alcuni dei temi affrontati ieri dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in una sessione di domande e risposte con gli studenti dell’Istituto paritario Leone XIII di Milano.

“Il liceo quadriennale? È una possibilità, ma deve essere pensato all’interno di un riordino complessivo delle scuole superiori. Perché se l’obiettivo è solo quello di far iscrivere i ragazzi all’Università un anno prima, allora perché non mandarli alle elementari a 5 anni?”. Un tema spinoso quello dell’abbreviazione del secondo ciclo di studi, sul quale il ministro si è già espressa diverse volte, ma che incontra l’opposizione delle diverse parti in gioco.

Alcune battute anche sui test Invalsi, attualmente in svolgimento e tormentati da polemiche e sabotaggi di studenti e docenti: “Io non sono per fermarli. Anche se sicuramente vanno perfezionati – ha dichiarato il ministro – Ci sono delle criticità, come per esempio il fatto che questi test non tengono in considerazione gli studenti con problemi di apprendimento. E poi gli Invalsi non possono essere l’unico strumento di valutazione del sistema scolastico: misurano solo la preparazione degli studenti e solo da un punto di vista quantitativo, senza tenere conto degli aspetti qualitativi. Devono essere affiancati da altri strumenti che restituiscano una valutazione globale delle scuole”.

Poi un invito ai ragazzi presenti in aula e a tutti gli studenti italiani perché possano credere nelle possibilità offerte dal nostro sistema istruzione: “C’è sicuramente una crisi della dimensione culturale ed etica della scuola, che non è più un fattore di mobilità sociale – ha commentato Giannini – E’ fragile dal punto di vista della formazione umana ed è debole nell’opera di integrazione ed inclusione. La scuola italiana non rende tutti uguali, basti pensare che i problemi di apprendimento sono sempre concentrati tra i gruppi di alunni stranieri. Ma al di là di queste fragilità, dal punto di vista tecnico, la scuola italiana sta dimostrando di saper fornire nuove competenze senza rinunciare a trasmettere la conoscenza. Quindi ai ragazzi italiani dico di andare pure all’estero durante le superiori e l’università, perché la mobilità è importante, ma di completare la formazione in Italia perché l’istruzione nazionale è molto valida”.

Infine, l’impegno a cambiare le cose per costruire un futuro migliore: “Lavorerò per creare una scuola integrata, autonoma, responsabile, valutabile ma anche aperta. Aperta alla comunità, negli spazi e nei contenuti”; ha concluso il ministro Stefania Giannini.