Mea culpa sulla scuola

di Giuseppe Campagnoli, La Stampa 1.5.2014

Nel ricordare il geniale maestro Manzi, da uomo che ha passato una vita nella scuola, non posso non pensare ai danni che sono stati fatti negli ultimi 40 anni. Mi rimprovero, da docente e dirigente di non aver combattuto abbastanza per il diritto negato a una scuola più rigorosa e quindi più efficace, contro riforme pensate da tecnici e politici incompetenti e/o in mala fede. Il pernicioso analfabetismo funzionale di cui soffre oggi un’ampia fetta della popolazione italiana diffonde i suoi effetti nefasti su concezione della vita, lavoro, capacità imprenditoriale, autonomia di giudizio, voto e molto altro. E sulla percezione della democrazia e della libertà.

Ho vissuto il sessantotto in modo critico e credo che parte dello stato della scuola italiana di oggi abbia origine da quei tempi e da quei principi travisati. L’insieme delle norme e dei comportamenti (a partire dall’infausta riforma della scuola media) su formazione dei docenti e carriere scolastiche degli studenti, gestione della scuola, valutazione, relazioni sindacali ha reso il sistema educativo, dalla primaria all’università, una fabbrica di ignoranza ma, ahimè, anche di presunzione dove le eccezioni confermano solo una diffusa e consolidata regola.

E’ utile lanciare un appello affinché le cose cambino anche copiando con umiltà qualche eccellenza dei vicini europei che, grazie al loro modo di concepire l’istruzione, stanno combattendo con successo la crisi economica per assicurare un futuro ai loro giovani. La ricetta è sempre quella del buon senso e del coraggio: moltiplicare per 10 gli investimenti, dare in mano a personalità capaci, competenti e di trincea le leve per migliorare e consolidare ciò che funziona ma cambiare subito ciò che non funziona.

Alcuni esperti, allarmati per il crescente fenomeno dell’analfabetismo nella popolazione italiana, propongono una soluzione: richiamare ciclicamente i cittadini ad un test di competenze linguistiche, scientifiche, artistiche e di cultura generale. Le sorprese sarebbero infinite. Una provocazione? Forse.